- La Diaspora
- L’Antisemitismo
- Gli stereotipi sugli ebrei
- I ghetti
- Il Sionismo
- Dissoluzione dell’Impero Ottomano
- L’arrivo degli Inglesi in Palestina
La Diaspora
Gli Ebrei abbandonano la Palestina
Nel 70 d.C. l’Impero Romano durante la lunga occupazione della Giudea ebbe non pochi problemi a mantenere la stabilità politica e sociale della regione a causa delle continue rivolte degli abitanti del luogo. Tra le popolazione meno disposte ad accettare la subordinazione romana vi erano senz’altro gli Ebrei che molto spesso si resero protagonisti di disordini sociali che richiedevano l’intervento della forza da parte delle autorità imperiali.
Il rapporto tra occupanti e occupati si tradusse dunque, spesso, in accesi confronti, tra cui, il più importante per le caratteristiche dell’esito fu quello del 70 d.C., quando, durante la Prima Guerra Giudaica (66-70 d.C.) venne rasa al suolo la più importante area di culto degli Ebrei, ovvero il Tempio di Gerusalemme.
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L’Antisemitismo
Discriminazione etnica
Dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme (70 d.C.) gli Ebrei dunque abbandonano la terra d’origine e si disperdono in tutto il mondo.
La diversità etnica e culturale degli Ebrei rispetto alle genti dei paesi ospitanti è stata però oggetto fin da subito di pesanti discriminazioni che si sono protratte nel tempo fino alla più grande poltica di distruzione ai loro danni, l’Olocausto nazista del Seconda Guerra Mondiale che determinò l’uccisione di circa 6 milioni di ebrei.
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Gli stereotipi fisici sugli ebrei
Gli ebrei, fin dalla prima diaspora, quando appunto si resero protagonisti di una fuga dalla loro terra d’origine verso altri luoghi dove trovare spazio vitale, sono stati considerati dagli abitanti di quelle nuove terre come “un corpo estraneo“. La loro emigrazione è stata infatti oggetto di discriminazione e di colpevolizzazione, talvolta arbitraria e strumentale, per dar sfogo a disordini sociali, economici o politici.
La discriminazione verso gli ebrei, oltre che politica, sociale ed economica, è stata alimentata anche dal pregiudizio sull’aspetto fisico.
La caratterizzazione caricaturale dell’ebreo, ha raggiunto l’apice discriminatorio, nei paesi dell’Europa orientale, nella Russia zarista e nell’Unione Sovietica, ma sopratutto durante l’ascesa di Hitler al potere, ed è culminata proprio con l’avvento del nazismo in Germania.
Dallo sfotò al razzismo
Gli stereotipi contro gli ebrei sono delle caricature pregiudiziali nei confronti di questa etnia. Sin dall’inizio, la diaspora ebraica è stata identificata come capro espiatorio di molte crisi sociali.
Molte tradizioni comuni, frasi e oggettistica varia hanno enfatizzato negativamente e pregiudizievolmente le tradizioni e la cultura ebraica col fine di ridicolizzarla e ghettizzarla.
Nei secoli sono stati pertanto oggetto di tale violenza molti simboli della cultura ebraica, come ad esempio:
- la pasta lievitata del bagel;
- i violinisti del Klezmer;
- la circoncisione;
- l’essere piagunucolosi e lamentosi;
- avere l’abiudine di mercanteggiare e disputare su ogni cosa.
I ghetti
A Venezia, quando era il cuore propulsore dell’omonima Repubblica che per circa 1000 anni dominò il Mediterraneo orientale, una delle etnie presenti tra le fila degli abitanti era certamente quella ebrea.
Agli ebrei il compito di prezzare le merci
Agli ebrei, come era tradizione nel Medioevo, vennero affidati anche a Venezia il compito di svolgere mansioni legate alla “finanza”, un’attività ritenuta degradante così come del resto erano ritenuti ignobili e indecorosi i mestieri legati al commercio e finalizzati alla generazione di denaro.
Il Ghetto di Venezia
Nel 1516 la svolta, nascono i Ghetti ebraici
Sulla scia del malcontento sociale prodotto dalle difficoltà economiche che proprio in quegli anni stava attraversando Venezia, a seguito, di fatto, delle sconfitte militari, gli ebrei vennero ufficialmente messi al confino, ovvero, non potevano più scegliere di vivere liberamente in qualsiasi quartiere della città, ma la loro residenza poteva essere solo nel cosiddetto “Ghetto Nuovo”.
A dare ufficialità a questa politica fu il Senato, che, il 29 marzo del 1516 con 130 sì su 44 no, stabilì che tutti gli ebrei dovevano risidere unicamente nel Getto Nuovo.
Secondo la nuova disposizione dunque:
“Li Giudei debbano tutti abitar unidi
in la Corte de Case,
che sono in ghetto appresso San Girolamo”.
Dai ghetti veneziani a quelli europei
Le politiche dei ghetti dopo Venezia vennero poi riprodotte in numerose altre città europee, come Roma, Praga o Francoforte, dove la discriminazione verso gli ebrei era una costante secolare della vità sociale e politica.
A Venezia i ghetti ebraici furono una realtà urbanistica definita dal 1516 al 1797.
Per i nazisti furono l’anticamera della soluzione finale
La stessa operazione, con un’ulteriore accentuazione del carattere razzista e discriminatorio, venne poi adottata durante la dittatutura nazista, in particolare nella Seconda Guerra Mondiale, quando il confinamento degli ebrei avveniva utilizzando anche recinizioni invalicabili.
Hitler scelse di adottare questa misura andando oltre la discriminazione cinquecentesca. I ghetti nazisti erano infatti delle “misure temporanee” di contenimento degli ebrei in vista della “soluzione finale”, ovvero l’uccisione e l’eliminazione fisica totale in chiave di “pulizia etnica”.
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Il Sionismo
Il rientro sistematico in Palestina
A seguito del fatto che gli Ebrei subissero discriminazioni continue in giro per il mondo, alla fine dell’800 nacque un movimento politico e ideologico in seno alla comunità mondiale ebrea che mirava alla costituzione dello Stato di Israele in Palestina, il luogo di origine di questa popolazione: era il cosiddetto movimento “sionista” .
Sionista
da Sion
la collina di Gerusalemme
Il ritorno nella Terra Promessa
Il movimento sionista palesò ufficialmente questa intenzione al Congresso di Basilea del 1897 che fu organizzato da Theodor Herzl (1860-1904), giornalista e attivista ebreo di origini ungheresi.
Le linee guida del Sionismo
Le linee guida del Sionismo per la creazione dello Stato di Israele prevedeva una politica di reinserimento in Palestina rispettando tre condizioni essenziali:
- OCCUPARE LE TERRE – La colonizzazione agricola della Palestina – Attraverso l’agricoltura si intendeva ristabilire tra gli Ebrei che facevano ritorno in Palestina un legame diretto con quel territorio. Questo obiettivo si raggiungeva acquistando i terreni e poi facendo valere giuridicamente il loro possesso legale;
- FARSI RICONOSCERE COME STATO – Il ritorno ai valori classici dell’Ebraismo – Con la riscoperta e la rivalorizzazione dei valori culturali e religiosi che identificano gli Ebrei era possibile prouovere lo spirito nazionale con il fine di trovare anche una collocazione definita e riconosiuta a livello internazionale.
- LIBERALIZZARE LA CIRCOLAZIONE IN PALESTINA – Ottenere una carta internazionale – Attraverso questo documento si voleva aveere l’autorizzazione all’immigrazione ebraica in palestina.
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Dissoluzione dell’Impero Ottomano
L’Impero ottomano (o Impero turco) è stato uno dei più grandi imperi della storia.
Questo grande dominio è esistito dal 1299 al 1922 e aveva il suo cuore nella Penisola Anatolica.
Le mire espansionistiche dell’Impero Ottomano hanno interessato nel corso dei secoli l’Europa sud-orientale, l’Asia occidentale e il Nord Africa.
Nel momento di massima estensione l’Impero Ottomano mise sotto controllo un territorio che va dai confini meridionali della Polonia e della periferia di Vienna, all’Eritrea al Marocco.
Il periodo di pace lo indebolì
L’Impero ottomano fu a lungo la cerniera tra l’Europa occidentale e l’Oceano Indiano, ma entrò in crisi dopo la metà del 1700, quando, un lungo periodo di pace (1740/1768), rallentò l’efficientismo dell’esercito lo espose a condizioni di arretratezza rispetto a quello dei rivali europei.
Col Regno d’Italia perse
Dall’indebolimento militare si passò a quello geopolitico. Dal 1800 le terre dell’Impero ottomano divennero oggetto di speculazione territoriale e commerciale da parte delle potenze europee. Inoltre, numerose sconfitte militari accompagnate da un isolamento diplomatico, lo fecero entrare nell’ultima parte della sua storia ai primi del 1900.
In questo periodo l’alleanza con l’Impero tedesco fu l’ultimo tentativo di uscire dalla chiusura geopolitica, ma già nel 1911 dovette subire una nuova importante sconfitta, quella col neonato Regno d’Italia che gli sottrasse il Dodecaneso, la Cirenaica e la Tripolitania.
Dopo la Prima Guerra Mondiale la dissoluzione
Durante la Prima Guerra Mondiale, l’Impero ottomano si schierò con la Quadruplice alleanza., che comprendeva l’Impero tedesco e alcuni stati africani. Nonostante dal punto di vista militare non mostrò grandi inferiorità rispetto ai nemici, ci fu un grosso conflitto interno detto “rivolta araba”, che portò alla dissoluzione del sultanato ottomano e alla nascita, alla fine della guerra, della Repubblica di Turchia.
L’arrivo degli inglesi in Palestina
Con la fine dell’Impero ottomano e la nascita della Repubblica di Turchia alla fine della Prima Guerra Mondiale, i territori esterni alla Penisola Anatolica vennero spariti dalle potenze vincitrici, in particolare Francia e Inghilterra.
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