Il lago Omodeo è un lago artificiale del Barigadu, la regione storica della Sardegna centro-occidentale che ricade oggi sotto l’amministrazione della Provincia di Oristano. L’origine del nome è in omaggio ad Angelo Omodeo, l’ingegnere responsabile della progettazione del primo invaso, oggi in parte sommerso dal secondo. Il lago Omodeo è formato dallo sbarramento del fiume più lungo della Sardegna, il Tirso, le cui acque sono state raccolte prima tramite la diga di Santa Chiara e poi con quella più recente di Eleonora d’Arborea.
ERA IL BACINO ARTIFICIALE PIU’ GRANDE D’EUROPA
Sul lago Omodeo – sito d’interesse comunitario per importanza paesaggistico ambientale – hanno pertinenza
territoriale diversi comuni:
- Aidomaggiore,
- Ardauli,
- Bidonì,
- Busachi,
- Ghilarza,
- Nughedu Santa Vittoria,
- Sedilo,
- Soddì,
- Sorradile,
- Tadasuni,
- Ula Tirso
LA DIGA DI SANTA CHIARA
La diga di Santa Chiara è lo sbarramento artificiale oggi non più operativo e situato nel territorio di Ulà Tirso. Fu realizzata tra il 1918 e il 1924 sul medio corso del Tirso. Secondo i resoconti dell’epoca, l’opera fu considerata ciclopica, dando origine, con i suoi 70 metri di altezza, al più grande bacino d’Europa.
FARE MEGLIO DEI ROMANI
Lo scopo della diga di Santa Chiara fu quello di ridare un migliore assetto agrario al campidano di Oristano, una pianura fertilissima già ampiamente coltivata con grano e vite dai Fenici e dai Romani. Siccità estiva, malaria e disastrose piene autunnali erano, infatti, le problematiche più urgenti da risolvere al fine di ottimizzare le produzioni e dare slancio commerciale alla preziosa filiera. L’arduo compito fu affidato il 4 novembre 1911 ad un idrologo di fama internazionale, l’ingegnere Angelo Omodeo, che prevedette, tra l’altro, la realizzazione di un impianto di produzione dell’energia elettrica destinata ad uso sia civile che industriale.
PRIGIONIERI AUSTRIACI
L’impresa di costruzione fu la “Imprese idrauliche ed elettriche del Tirso” la quale, dopo sette anni di lavoro, portò a termine l’infrastruttura che rivoluzionò la vasta area dell’Oristanese. La diga di Santa Chiara fu inaugurata il 28 aprile del 1924 alla presenza del re d’Italia Vittorio Emanuele III che giunse appositamente in Sardegna per onorare l’opera. A gettare le prime pietre della più moderna opera idraulica fino ad allora costruita nell’isola, furono 400 prigionieri austriaci a cui segui la partecipazione di oltre 15 mila lavoratori, donne comprese, che compensarono la carenza di mano d’opera maschile durante il periodo bellico. Fra i personaggi noti che persero la vita nei lavori, vi fu anche la sorella di Antonio Gramsci.
Nei dintorni:
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LO SPOSTAMENTO DI ZURI
La costruzione della diga comportò la demolizione del paesino di Zuri, frazione di Ghilarza e antico borgo medievale che venne meticolosamente ricostruito più a monte, compresa la chiesa romanico-gotica in trachite rossa del XIII° secolo. Rimasero invece sommerse una foresta fossile, l’insediamento prenuragico di Santa Linta e diversi siti di interesse archeologico come tombe dei giganti e domus de janas.