La Perestrojka, in italiano “ristrutturazione” o “ricostruzione”, fu una politica di riforme economiche e politico sociali messe in atto dalla dirgenza sovietica a metà degli anni ’80, con lo scopo di svecchiare il paese dalla stagnazione marxista-lenininsta e allinearlo ai livelli di modernità occidentale.
Perestrojka
1986 – 1991
Riforme per svecchiare l’Urss
dalla stagnazione marxista-lenininsta
e allinerarla agli standard economici e di benessere
dei più ricchi paesi occidentali
Michail Gorbaciov
Il capo politico che si intestò la paternità di questa ultima fase della storia sovietica fu Michail Gorbaciov, il segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, appena eletto nel 1986.
Gorbaciov venne sostenuto per la creazione e l’attuazione di queste riforme dalle alte dirigenze di partito, ormai orientate verso la conversione ideologica dal marxismo-leninismo al socialismo democratico e dalla gran parte delle classi sociali giovanili, come ad esempio la Komsmol che, anch’essa, si stava smarcando dal vecchio e paludato indottrinamento.
Perestrojka
→dal marxismo-leninismo
→ al socialismo democratico
→ al liberismo capitalista
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Lo Stato di diritto socialista
Le riforme della Perestrojka, nonostante l’intento fosse di ammodernare il paese e indirizzarlo verso il socialismo democratico, pur rimanendo su alcuni aspetti, nel solco dei padri rivoluzionari, contribuì in maniera determinate allo scardinamento dell’assetto politico-governativo delle alte dirigenze, producendo come effetto collaterale la fine dell’Unione Sovietica che, nel giro di 6 anni, si dissolse completamente.
Dalla riforma alla rivoluzione
La Peresetrojka ebbe, dunque, come afferma lo storico sovietico Victor Danilov “un intento riformista ma determinò una degenarzione rivoluzionaria”.
Gli obiettivi della Perestrojka
Gli obiettivi riformisti della Perestrojka furono:
- Ambito politico-direttivo: sostituzione delle alte dirigenze di partito ideologizzate col marxismo-leninismo.
- Ambito sociale: amplicare e liberalizzare l’accesso all’offerta abitativa e alimentare della popolazione.
- Ambito comunicativo (glasnost = operazione trasparenza): togliere la censura, consentire i libero dibattito politico, anche in pubblico, dare accesso alla stampa agli atti politici più importanti.
Allontanarsi dal Leninismo iniziando a cancellare lo Stalinismo
Il primo obiettivo della Perestrojka fu dunque quello di risolvere la questione alimentare e abitativa di quella immensa fetta di popolazione esclusa dal benessere; il secondo, fu la sostituzione di molti vertici di partito il cui riferimento ideologico era ormai considerato obsoleto, il marxismo-leninismo; il terzo obiettivo fu consentire ai media di accedere alle informazioni sulle dinamiche di partito e sulle scelte politiche che avevano ricadute più importanti sulla cittadinanza.
Il Libro nero del Comunismo
Il politico sovietico Aleksandr Nikolaevič Jakovlev, uno dei più attivi sostenitori della linea riformista della Perestroika che ebbe mandato da Gorbaciov per libearlizzare la stampa sovietica, parlò alcuni anni dopo di quella storica esperienza nell’introduzione al “Libro nero del Comunismo”.
Il “Libro nero del comunismo”, è un insieme di saggi redati da alcuni studiosi francesi del CNRS e pubblicato per la prima volta nel 1997. Il libro, ebbe l’intento di rendere noti, all’opinione pubblica occidentale, i crimini commessi durante le dittature comuniste in Unione Sovietica e in altri paesi del mondo dove questa forma di governo è riuscita ad instaurarsi: Mongolia, Jugoslavia, Bulgaria, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Vietnam del Nord, Etiopia, Somalia, Congo …etc.
Il titolo del libro si era ispirato al Libro nero di Grossman che nel 1944 denunciò i crimini commessi dai nazisti durante l’occupazione dell’Unione Sovietica.
Sebbene il libro venne subito criticato da altri studiosi, specialmente nel punto in cui comparava Comunismo e Nazismo, fece in tempo a lasciare spazio alle dichiarazioni di Jakovlev che furono una visione dal “di dentro” della Perestrojka. Secondo Jakovlev l’intento dei riformatori doveva svolgersi con la seguente procedura:
- colpire gli ultimi avamposti ideologici di stampo staliniano andando a recuperare la matrice leniniana dell’ideologia sovietico-comunista e sostituirla con essa;
- disgregare poi il leninismo con la social-democrazia;
- abbattere infine il rivoluzionarismo leninista con il socialismo morale e il liberalismo
La deriva privatistica
Nonostante gli intenti, le riforme della Perestrojka non raggiunsero i risultati sperati. L’apertura al liberalismo e alle privatizzazioni fu improvviso e senza che lo Stato avesse sviluppato gli anticorpi costituzionali e democratici che impedissero la corsa al “banchetto” delle risorse.
Le liberalizzazioni andarono subito fuori controllo, perché avvennero senza una conversione graduale dal vecchio impianto statalista-centralista sovietico.
In questa fase nacquero quelli che, successivamente, con i titoli sensazionalistici e semplicistici della stampa occidentale, saranno gli “oligarchi russi”.
Oligarchi russi
Dal comunismo alle speculazioni privatistiche
L’epilogo della Perestrojka fu dunque tanto tragico quanto inaspettato: si moltiplicarono i casi di speculazioni privatistiche che in poco tempo concentrarono i gangli economici e finanziari della vecchia Unione Sovietica (miniere, industrie pesanti, settori energetici, campi agricoli) nelle mani di pochi e avidi imprenditori che, in assenza di regole e di contromisure che frenassero la deriva, portò a nuovi pesanti squilibri sociali ed economici tra la popolazione.
La rabbia popolare per la delusione
Praticamente, una volta avviate le prime liberalizzazioni, la gran parte della società sovietica si trovò nuovamente fuori dai benefici del sistema economico e in condizioni a tratti peggiori rispetto al vecchio sistema statalista-comunista.
Il malcontento popolare fu tale che la rabbia sfociò tra il 1988 e il 1991 in una progressiva ondata di proteste in molti settori economici, in primis quelli più colpiti dalla speculazione, come i minatori del Donbass.
In più, non furono raggiunti gli obiettivi dell’accesso agli alimenti e alla casa per gran parte della popolazione e non fu affrontato il problema ecologico dei settori energetici e pesanti dopo il disastro di Chernobyl.
L’Unione Sovietica pronta ad implodere
Sulla scia di questo malcontento popolare presero sempre più corpo i movimenti separatisti delle periferie, tra cui, in primis, le Repubbliche baltiche di Lettonia, Lituania ed Estonia; la Moldavia e l’Azerbajan.
Separare il Partito dallo Stato
Nel 1988 Gorbaciov portò alla separazione del Partito Comunista Sovietico dallo Stato. Lo stesso anno, fu consentito alle emittenti straniere di accedere alle trasmissioni televisive interne. Questa apertura di nuove visioni e nuovi programmi audiovisivi dette un grande respiro alla popolazione che per la prima volta poteva vedere e ascoltare anche informazioni non provenienti dai vertici di partito e di Stato.
Perestrojka
Partito Comunista e Stato Sovietico
per la prima volta si serparano
1990, le prime elezioni libere
Dopo che lo Stato fu affrancato dal giogo del Partito Comunista Sovietico e questi, rinunciò ed essere l’unico partito, tutto fu pronto per indire elezioni libere e democratica in tutte e 15 le Repubbliche sovietiche.
L’esito fu chiaro: il Partito Comunista andò in minoranza in ben sei repubbliche: Moldavia, Estonia, Lituania, Lettonia, Armenia e Georgia. Il collasso dell’Unione Sovietica si stava avvicinando.
La morte dei centri nevralgici dell’Unione Sovietica
Tra il marzo e il maggio del 1991 Lituania, Estonia e Lettonia non riconobbero più l’autorità Sovietica nei loro territori.
- Il 28 giugno 1991 fu sciolto il Comecon, il mercato di comune assistenza tra Unione Sovietica e paesi satelliti dell’Europa orientale ; Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria.
- Il 1 luglio 1991 fu sciolto il Patto di Varsavia, il trattato di alleanza militare tra Unione Sovietica e i paesi satelliti dell’Europa orientale.
- Il 20 agosto 1991 il Nuovo Trattato di Unione prevedeva la trasformazione dell’Urss in una Federazione di Repubbliche indipendenti, con a capo, un unico presidente.
L’ultimo Colpo di Stato comunista
Prima che la Russia firmasse il Trattato, alcune alte dirigenze politiche e militari ancorate al comunismo di Stato e alla tradizione sovietica di matrice staliniana, organizzò un colpo di stato che avrebbe dovuto fermare questa svolta occidentalista.
Eltsin allarma il popolo
Quando il colpo di stato fu sul punto di essere messo in atto, anche grazie a un sostegno popolare che non vedeva più Gorbaciov capace di governare il paese, prese la scena il presidente Boris El’cin che condannò pubblicamente il tentativo di colpo di stato.
La conseguenza fu che la popolazione scese in piazza in una campagna civile di resistenza e a protezione del parlamento. Il 21 agosto del 1991 il colpo di stato collassò e Michail Gorbaciov, il presidente riformista, ritornò – temporaneamente – presidente dell’Unione Sovietica.
La fine di Gorbaciov
Nonostante la conferma del suo incarico a capo dell’Unione Sovietica, la parabola del riformatore fu ormai in discesa, in quanto la sua, in questo caso, fu solo una nomina formale e transitoria in vista di nuovi sviluppi che di lì a poco avrebbero cambiato definitivamente il volto dell’Unione Sovietica.
L’incarico a Gorbaciov dopo il tentativo di colpo di stato dell’agosto 1991, infatti, servì ai nuovi soggetti politici, economici e finanziari del paese a prendere tempo, in attesa che altrii li portassero al potere al posto dei comunisti staliniani.
Le strutture di potere dunque, ormai, non riconoscevano più l’autorevolezza politica di Gorbaciov: egli aveva esaurito il suo compito e la sua funzione di iniziatore della rivoluzione.
La fine dell’Unione Sovietica
- Il 1° dicembre 1991 la popolazione dell’Ucraina votò con referendum per l’indipendenza
- L’8 dicembre 1991 le repubbliche slave di Russia, Bielorussia e Ucraina dichiarano dissolta l’Unione Sovietica
- Il 25 dicembre 1991 Gorbaciov si dimise da Presidente dell’Unione Sovietica e conferì l’incarico al Presidente della Russia, Boris Elstin
- Il 31 dicembre 1991 fu considerata dissolta l’Unione Sovietica
La povertà dilagante al collasso dell’Unione Sovietica
Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, ufficialmente avvenuta il 31 dicembre 1991 e la nascita della CSI, la Comunità degli Stati Indipendenti, il 1° dicembre 1992, la popolazione ex sovietica entrò nel tunnel dello sbando per assenza di uno Stato che la rappresentasse e la tutelasse.
Fu così che, tra il 1992 e il 2000, la storia di quei paesi entrò in una depressione economica e psicologico-sociale senza precedenti con:
- 7 milioni di decessi prematuri, di cui 4 milioni solo in Russia;
- il più grande calo di aspettativa di vita del mondo in tempo di pace;
- il 20% della popolazione, circa 80 milioni di persone, sotto la soglia di povertà.
Cronologia della Perestrojka
- 1985 – Gorbaciov segretario del Partito Comunista Sovietico – L’11 marzo 1985 Michail Gorbaciov viene eletto Segretario del Partito Comunista Sovietico
- 1985 – La prima pronunciazione della parola “Perestrojka” – Tra il 15 e il 17 maggio 1985 Michail Gorbačëv, a Leningrado, in un incontro di partito usa il verbo “perestrajvat’sja” (in italiano “ricostruirsi”) riferendosi alle alte dirigenze che ormai era “tempo di affrancarsi dal comunismo staliniano”.
- 1986 – Individuate le riforme di destalinizzazione dell’Unione Sovietica – L’8 febbraio 1986 il Partito Comunista Sovietico, guidato da Michail Gorbaciov approva il piano di riforme che avrebbero dovuto svecchiare l’Unione Sovietica e allinearla ai livelli economici e sociali dei più paesi occidentali. In contemporanea si provvide ad allentare le tensioni della Guerra Fredda con gli Stati Uniti avviando, assieme all’ex avversario, un percorso di disarmo nucleare.
- 1987 – Bucato lo spazio aereo sovietico – Il 28 maggio 1987 un aereo sportivo della Germania Occidentale entra nello spazio aereo sovietico e atterra senza essere fermato o abbattuto nella Piazza Rossa di Mosca. Gorbaciov evidenzia che il sistema di difesa aereo sovietico è inefficiente e va riformato.
- 1988 – Liberalizzazione della stampa – Il 4 marzo del 1988 il Partito Comunista Sovietico liberalizza la stampa, è la cosiddetta riforma della Glasnost
- 1989 – Complotto omicida a Gorbaciov – Il 6 agosto 1989 fu sventato un tentativo di omicidio di Michail Gorbaciov in Germania dell’Est da parte di terroristi comunisti. L’obiettivo era avere un pretesto per invadere la Germania orientale e ribadire con la forza i vincoli del Patto di Varsavia.
- 1991 – Chiusura del Comecon – 28 giugno 1991 fu sciolto il Comecon, il mercato comune sovietico
- 1991 – Scioglimento del Patto di Varsavia – 1° luglio 1991 fu sciolto il Patto di Varsavia
- 1991 – Ultimo tentativo di colpo di stato comunista – 21 agosto del 1991 l’ultimo tentativo di Colpo di Stato comunista collassa e Michail Gorbaciov, il presidente riformista, ritornò – temporaneamente – presidente dell’Unione Sovietica
- 1991 – L’Ucraina vota per l’indipendenza – 1° dicembre 1991 la popolazione dell’Ucraina votò con referendum per l’indipendenza
- 1991 – Dissoluzione dell’Unione Sovietica – 8 dicembre 1991 le repubbliche slave di Russia, Bielorussia e Ucraina dichiarano dissolta l’Unione Sovietica
- 1991 – Dimissioni di Gorbaciov – 25 dicembre 1991 Gorbaciov si dimette da Presidente dell’Unione Sovietica e conferì l’incarico al Presidente della Russia, Boris Elstin
- 1991 – Fine ufficiale dell’Unione Sovietica – 31 dicembre 1991 fu considerata dissolta l’Unione Sovietica