Il Fiat 682 è stato il camion Fiat più noto del ‘900. Con questo mezzo la fabbrica motoristica più importante d’Italia ha contribuito all’ammodernamento del paese dal punto di vista infrastrutturale, perché le eccezionali doti del camion messe a dura prova in 36 anni di carriera, dal 1952 al 1988, hanno coinciso con il passaggio dell’Italia da paese agricolo a paese industriale di rilievo mondiale in cui sono state fondamentali la creazione delle principali infrastrutture edilizie e stradali.
L’ARISTOCRAZIA PIEMONTESE VUOLE MOTORIZZARE I CITTADINI
La Fabbrica Italiana Automobili Torino, dicitura estesa del più conosciuto acronimo “Fiat” è l’industria motoristica italiana nata nel capoluogo piemontese nel 1899 che si specializzò nella produzione di automobili, camion, autobus e pullman, aerei, treni e tram. Tra le innumerevoli realizzazioni di questa azienda, nata dal comune intento di alcuni ricchi aristocratici piemontesi, entrate nella storia del motorismo mondiale vi è sicuramente il camion Fiat 682 di cui tratteremo la storia e l’evoluzione in questo articolo.
LA FIAT VEICOLI INDUSTRIALI
Il ramo d’azienza della Fiat che si specializzò nella realizzazione dei camion fu la divisione di “Fiat Veicoli Industriali” che produsse veicoli pesanti dal 1903 al 1975, quando il settore fu assorbito dalla neonata Iveco.
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IL NUOVO CODICE DELLA STRADA
Nel 1952 il governo italiano vara il nuovo Codice della Strada che rivoluziona la conduzione dei mezzi di trasporto. Il paese infatti, in quegli anni stava registrando la prima vera ripresa economica dopo il disastro della Seconda Guerra Mondiale e uno dei fattori più evidenti di quel cambiamento fu la diffusione massificata dei mezzi di trasporto a motore.
ANNI ’50, L’AUTO ENTRA NELLA CLASSE MEDIA
Per quanto riguarda la circolazione dei mezzi pesanti (camion, autobus, pullman, veicoli industriali in genere) fu necessario rivedere alcune regole di comportamento da sottoporre a disciplina, al fine di garantire una circolazione più sicura dell’improvviso aumento di traffico. Si passava infatti in quegli anni dall’uso dell’automobile destinata solo al ceto alto e altissimo della società, a un’estensione di questo mezzo anche ai ceti medi e bassi.
ANNI’50, LA RETE AUTOSTRADALE ITALIANA E’ INSUFFICIENTE
Degli oltre 6 mila chilometri di autostrada previsti dall’amministrazione fascista nel 1934 l’Italia, dopo la Seconda Guerra Mondiale, poteva contare solo di 311 chilometri che erano palesemente insufficienti al nuovo aumento di traffico determinato dalle nuove condizioni di pace e soprattutto dalla massificazione dei veicoli a motore nell’imminente boom economico.
1946-1955 L’ANAS COMPLETA LA DOTAZIONE BASE DI AUTOSTRADE PER L’ITALIA
L’incarico di gestire la costruzione, almeno basilare ai criteri internazionali stabiliti alla Convenzione di Ginevra, della rete autostradale fu affidata alla neonata azienda statale, l’Anas (1946), specializzata appunto nella costruzione e nella gestione del sistema viario. L’obiettivo di allineare l’Italia agli standard europei in materia di dotazione di infrastrutture autostradali fu raggiunto nel 1955 quando vennero superati i 1170 chilometri.
A questa innovazione sul piano infrastutturale l’Italia
non seguì di pari passo un’attenzione per le problematiche
di sicurezza viaria e il problema divenne subito
un’annosa criticità del sistema.
Nel 1952 fu tuttavia approvato il Nuovo Codice della Strada che finamente svecchiava le norme di circolazione di un paese agricolo e scarsamente motorizzato e le adattava alla nuova era moderna del trasporto di massa.
La nascita del camion Fiat 682
fu dunque legata alla necessità di adeguarsi ai nuovi criteri imposti dal Codice della Strada.
DAL 680 AL 682
L’autocarro Fiat 682 ebbe telaio, cabina, cambio e differenziale di nuova concezione ma, rispetto al progenitore 680, ancora conservava l’impianto motoristico ed ebbe solo un aumento di potenza a 6 cilindri con cilindrata da 10,17 lirti e alesaggio dei pistoni a 122 mm. Quest’ultimo intervento migliorativo fu poi riconosciuto nella prima denominazione del mezzo che venne chiamato appunto Fiat 682 “122”.
LA FIAT PRODUCE LA VERSIONE BASE
Il Fiat 682 viene prodotto inizialmente in versone autocarro 4×2 (cioè quattro ruote di cui due motrici) con passo da 3,8 metri e portata da 14 tonnellate; successivamente sarà introdotto il 682T, il trattore stradale 4×2 con passo ridotto a 3,3 metri rispetto al primo.
ALLE DITTE ESTERNE IL COMPITO DI AMPLIARE LA GAMMA
A dare prova della eccezionale versatlità del progetto iniziale furono le ditte esterne che del 682 produssero alcune versioni più potenziate rispetto a quello prodotto dalla casa madre. Fu il caso del 682N con ruote da 6×2 e testata a 2 valvole per cilindro. Questa soluzione entrò in diretta concorrenza con il Lancia Esatau, ma il confronto non fu all’altezza in quanto il mezzo prodotto dalla Lancia si rivelò più affidabile, robusto e prestante.
1953, LE PRIME MIGLIORIE
Intanto nel 1953 il 682 “122” fu sostituito dal 682 “125” che previde l’aumento dell’alesaggio dei pistoni da 122 a 125 millimetri; l’introduzione del tergicristalli dal tetto della cabina; due nuove prese d’aria nella parte anteriore dello sportello e, dal punto di vista del motore, coi suoi 160 cavalli di derivazione marina (compressore volumetrico tipo Roots), la Fiat raggiunse l’affidabilità ricercata che lo porterà ad essere un mezzo pesante tra i più conosiuti e diffusi in Europa e in America Centrale dove venne allestita una linea produttiva.
Passa solo un anno e nel 1954 la Fiat sostituisce il 682 “125” col 682 N2 che viene equipaggiato di un motore “Fiat 203” a 6 cilindri in linea; 140 cavalli e 1.900 giri al minuto. Esteticamente viene introdotta la cabina arrotondata col caratteristico “baffo” sempre presente a decorazione della mascherina.
ESTETICA QUASI IDENTICA PER I MEZZI PESANTI FIAT
La stessa soluzione estetica della cabina verrà poi adottata sui camion Fiat di capacità media e pesante tra gli anni ’50 e ’60. Che furono:
- il FIAT 639
- il FIAT 642
- il FIAT 643
- il FIAT 645
- il FIAT 650
- il FIAT 662
- il FIAT 671
- il FIAT 683
- il FIAT 690
- il FIAT 693
1955, NUOVA MAGGIORAZIONE
Al 682 N2 intanto nel 1955 venne aumentata la potenza a 152 CV; finalmente inserito anche il servosterzo e quattro anni dopo sostituita la portiera controvento, a cerniera posteriore, con una antivento, a cerniera anteriore. Nel 1959 vengono sostituiti anche i finestrini scorrevoli con quelli più moderni ascendenti.
IL 682 ANCHE SUI BINARI ITALIANI
Nel 1960 arrivano nuove versioni del 682: il 682 N2/S e il 682 T2/S a cui viene impiantato un nuovo motore con turbo compressore sovralimentato che porta la potenza da 152 a 180 CV. Dell’ultimo viene realizzata pure la versione ferroviaria, con motore orizzontale, il 203 S che risulterà più affidabile dello stradale: non avrà infatti il difetto del surriscaldamento per l’assenza dello scambiatore di calore.
Il 1962 è l’anno di debutto del 682 N3 che, sebbene abbia due cavalli di potenza in meno del 682 N2 (178), il motore viene potenziato a 11.548 cm3 che ottiene una coppia massima a 900 giri al minuto.
Passano altri cinque anni e nel 1967 arriva il 682 N4 a cui vengono irrobustiti gli organi di trasmissione. Esteticamente viene adottata una mascherina anteriore a maglie quadrate.
Da qui fino al 1988, il 682 viene continuamente prodotto in Italia e in Africa
IL 682N
LE CARATTERISTICHE TECNICHE E PRODUTTIVE IN SINTESI
- Produzione: 1955/1963;
- Motore: Fiat “203.0/1”, a sei cilindri di 10,676 litri con 152 cavalli di potenza;
Dotazioni del motore:
- camera di combustione ad alta turbolenza;
- aerazione interna;
- lubrificazione forzata;
- depurazione continua dell’olio con filtro a rete comandato;
- cambio a 8 marce (4 normali più 4 ridotte) e 2 retromarce;
IL 682N/T
LE CARATTERISTICHE TECNICHE E PRODUTTIVE DISTINTIVE RISPETTO AL 682N
IN SINTESI
- due parabrezza
- due finestrini posteriori;
- due finestrini laterali dietro le portiere;
- varco anteriore per sfilare il motore;
IL 682N2/T2
LE CARATTERISTICHE TECNICHE E PRODUTTIVE DISTINTIVE RISPETTO AL 682N
IN SINTESI
- rimozione delle nervature orizzontali;
- griglia anteriore ovalizzata;
- indicatori di direzione laterali lampeggianti;
- cabina con arredamento spartano;
- sedili senza poggiatesta, in similpelle nera;
- posto di guida a destra;
- volante a tre razze posizionato con forte inclinazione orizzontale, in bachelite bianca e anima in ferro;
- cruscotto in metallo con indicatori circolari di velocità, combustibile e quantità d’aria presente nei serbatoi;
- leva lunga freno motore;
- leva corta acceleratore a mano;
- sopra ai parabrezza: i motorini per i tergicristalli, più due alette parasole; due maniglie per l’accesso e la discesa;
- nella portiera, due comodi deflettori;
- il telaio ottenuto dall’unione di due longheroni in acciaio con profilo a “C”, collegati da traverse;
- a sinistra, il vano porta batterie;
- a destra, il serbatoio del gasolio;
- le sospensioni balestre semiellittiche che diventavano doppie sull’asse posteriore motorizzato;
- i freni a tamburo;
Le variabili di allestimento prodotte da aziende esterne alla Fiat ( Viberti, Fresia o Perlini) prevedevano sia la soluzione autocarro che semirimorchio. Talvolta, togliendo la ralla, allungando l’albero di trasmissione e il passo da un trattore si otteneva un autocarro a cui veniva aggiunto un cassone ribaltabile posteriormente.