La Miniera di Malfidano ebbe inizio la sua storia moderna nel 1864, quando il governo reale dette all’ingegnere francese Giovanni Eyquem di cercare del piombo sull’antico sito di estrazione già individuato dai Romani in epoca antica. Il risultato delle prime operazioni fu però oltre al ritrovamento del piombo, l’individuazione di un ricco giacimento di zinco che motivò l’imprenditore ad aprire un’apposita società mineraria, la “Malfidano” appunto, nome derivato dalla denominazione dell’area.
ESTRARRE A PIU’ NON POSSO
Alla zona di estrazione che si trovava alle pendici del monte Caitas, si aggiunse un corpo di lavorazione finale a valle, nel vicino villaggio di Buggerru, dove, la grande spiaggia ai piedi del monte consentiva di svolgere le ultime operazioni di pulitura del materiale prima di essere direttamente imbarcato. Dopo i primi anni di avvio sperimentale in pochi anni la miniera raggiunse un regime di estrazione da primato per quell’epoca, al punto che l’azienda riuscì a produrre quantità di piombo e zinco grezzo con picchi di estrazione nell’ordine di oltre 200 mila tonnellate che venivano subito immesse sul mercato internazionale dei grandi affari in giro per l’Europa. La miniera di Malfidano grazie a progressivi interventi di ammodernamento e rivisitazione venne piano piano articolata con altre infrastrutture interconnesse che servivano a completare la filiera produttiva, come ad esempio la realizzazione delle laverie, dislocate non solo nello stesso sito di Malfidano ma anche a Buggerru e a Nebida (Laveria Lamarmora) che operarono tutte a correnti alterne fino alla penultima decade dell’900.
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La Miniera di Malfidano rimase registrò livelli di produzione accettabili per le richieste di mercato fino al 1928, anno in cui prima passò di mano alla società Pertusola per poi essere traghettata verso la chiusura avvenuta nel 1955 quando fu disattivato il cantiere di Caitas.