Un monumento unico della Sardegna prenuragica
Il Monte d’Accoddi, noto anche come Monte Akkoddi, è uno dei siti archeologici più straordinari della Sardegna e dell’intero bacino del Mediterraneo. Situato nella Nurra, poco distante da Sassari, è attribuito alla cultura di Abealzu-Filigosa (3500-2700 a.C.).
La sua unicità risiede nella forma architettonica: un altare monumentale sopraelevato che ricorda le ziqqurat mesopotamiche, ovvero piattaforme cultuali sovrapposte ancora oggi visibili in Iran e Turkmenistan. Non esistono altri esempi simili in Europa.
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Monte d’Accoddi “Ziqqurat” prenuragica della Nurra (Sassari)
IV–III millennio a.C. · Sito cultuale
Monumento unico in Europa per morfologia e funzione, Monte d’Accoddi è un altare sopraelevato a rampa,
con fasi costruttive che richiamano i complessi a terrazze del Vicino Oriente. Cuore dell’archeologia prenuragica sarda.
📍 Localizzazione
- Comune: Sassari (località Ottava)
- Indirizzo: Strada Vicinale Ponte Secco
- Area: Nurra, nord-ovest Sardegna
- Contesto: sito attrezzato con parcheggi, area pedonale, visite guidate
🗓️ Cronologia & Culture
- IV millennio a.C. — Cultura di Ozieri (Tempio Rosso)
- III millennio a.C. — Abealzu-Filigosa (Tempio a Gradoni)
- Frequenze/strati: San Ciriaco, Ozieri, fasi successive
- Scavi: 1952–59 · 1979–90 · 2000–01
🏛️ Fasi costruttive principali
- Tempio Rosso (Ozieri): piattaforma tronco-piramidale (~5 m), pareti policrome (giallo rossiccio, giallo, nero),
scala frontale verso vano rettangolare (12,5 × 7,2 m) orientato a sud. - Tempio a Gradoni (Abealzu-Filigosa): nuova piattaforma 36 × 29 m, altezza ~10 m,
accesso tramite rampa > 40 m. Gradoni perimetrali e funzione cultuale.
Struttura del sito
- Altare tronco-piramidale con rampa; sacello sommitale rettangolare (resti di pavimentazione e muri)
- Villaggio di capanne (mattoni crudi e canne, intonacate; tetti di frasche; focolari rettangolari; capanna “dello stregone”)
- Necropoli di 8 ipogei decorati a ~500 m (parete calcarea lungo rio d’Ottava)
- Reperti: menhir, tavole d’offerta, materiali ceramici e faunistici
🌄 Dintorni archeologici
- Spina Santa · Ponte Secco · Li Lioni · Su Jaiu · Marinaru · Sant’Ambrogio
- Necropoli di Su Crucifissu Mannu
- Menhir di Frades Muros
Visita & Consigli
- Accesso da Strada Vicinale Ponte Secco (Ottava)
- Area con parcheggi, percorso pedonale, visite guidate
- Calzature comode; cappello/acqua in estate
- Luce migliore per foto: mattina presto o tardo pomeriggio
Il contesto archeologico
Monte d’Accoddi non è isolato: il sito si trova al centro di un territorio ricco di testimonianze preistoriche, tra cui:
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i complessi di Spina Santa, Ponte Secco, Li Lioni, Su Jaiu, Marinaru e Sant’Ambrogio;
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le necropoli di Su Crucifissu Mannu;
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i menhir di Frades Muros.
Questo fitto insieme di monumenti rende la zona una delle aree archeologiche più significative della Sardegna settentrionale.
Struttura e funzioni
Monte d’Accoddi appare come una piattaforma tronco-piramidale accessibile tramite una rampa. L’impianto originario venne realizzato in più fasi:
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un primo altare di forma semplice, databile al IV millennio a.C., probabilmente utilizzato per riti agricoli e sacrificali;
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una ricostruzione successiva, con ampliamento e nuova monumentalizzazione, che conferì all’edificio l’aspetto attuale.
Attorno al basamento principale sono stati rinvenuti reperti ceramici, resti animali e tracce di focolari rituali, a conferma della funzione cultuale del sito.
Monte d’Accoddi oggi
Il sito è visitabile e rappresenta una tappa fondamentale per chi vuole conoscere le radici più antiche della Sardegna. Grazie al suo aspetto suggestivo e al contesto naturalistico circostante, Monte d’Accoddi è oggi uno dei luoghi simbolo dell’archeologia isolana, paragonabile per importanza ai grandi nuraghi dell’età successiva.
Dove si trova Monte d’Accoddi
Il sito archeologico di Monte d’Accoddi si trova nel territorio comunale di Sassari, in località Ottava, lungo la strada vicinale Ponte Secco. È facilmente raggiungibile in auto dalla città e si trova a pochi chilometri da Porto Torres.
Per arrivare da Sassari, si percorre la vecchia Statale 131 in direzione Porto Torres per circa 40 minuti; una volta giunti alla rotonda, è necessario invertire il senso di marcia e imboccare la stradina sulla destra che conduce direttamente all’area archeologica.
L’ambiente circostante è ben curato e attrezzato:
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parcheggio auto,
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area pedonale,
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servizio di visite guidate con spiegazioni storico-archeologiche.
Monte d’Accoddi è quindi una meta accessibile e ben organizzata per chi desidera scoprire una delle testimonianze più antiche e affascinanti della Sardegna prenuragica.
- Monte d’Accoddi su Google Maps
Il Tempio Rosso di Monte d’Accoddi
Le origini di Monte d’Accoddi risalgono alla seconda metà del IV millennio a.C., quando le comunità della Cultura di Ozieri edificarono la prima struttura monumentale sul sito.
Si trattava di una piattaforma quadrata a tronco di piramide, alta poco più di 5 metri, conosciuta come “Tempio Rosso” per via delle decorazioni policrome che rivestivano le mura: tonalità di giallo rossiccio, giallo e nero.
L’accesso al tempio avveniva tramite una scala frontale, che conduceva a un grande vano rettangolare (12,50 x 7,20 m), orientato a sud. Questa prima fase costruttiva rappresenta l’impianto originario del santuario, destinato probabilmente a riti agricoli, sacrifici e cerimonie comunitarie.
Il Tempio Rosso costituisce quindi la base più antica del complesso, testimonianza straordinaria della Sardegna prenuragica e delle sue pratiche religiose, con influenze architettoniche uniche nel panorama europeo.

Il Tempio a Gradoni
Dopo l’abbandono del primo santuario (Tempio Rosso), intorno al 2800 a.C. venne edificata una nuova e più imponente struttura. Il precedente edificio fu ricoperto da terra, pietre e polvere calcarea, creando la base per una seconda piattaforma di 36 x 29 metri, alta circa 10 metri.
La nuova costruzione era accessibile tramite una rampa monumentale di oltre 40 metri, che saliva sopra il tempio più antico. Questa fase costruttiva, attribuita alla cultura di Abealzu-Filigosa, è conosciuta come Tempio a Gradoni per via dei gradoni perimetrali che ne caratterizzano la forma.
La morfologia del monumento richiama in modo sorprendente i ziqqurat mesopotamici coevi, tanto da far ipotizzare possibili analogie funzionali: anche Monte d’Accoddi aveva infatti una destinazione prettamente religiosa e cerimoniale. Al momento, tuttavia, non esistono prove certe di collegamenti diretti tra le due civiltà.
I primi scavi negli anni ’50
Monte d’Accoddi rimase nascosto per secoli, fino a quando nel 1952 la Regione Sardegna avviò un vasto programma di scavi per rilanciare l’occupazione dopo la Seconda Guerra Mondiale. I cantieri coinvolsero alcuni dei siti archeologici più importanti dell’isola, tra cui Barumini, Nora e Monte d’Accoddi.
Le indagini furono dirette da Ercole Contu, giovane archeologo che inizialmente interpretò il grande cumulo di pietre come la rovina di un nuraghe. Gli scavi si svolsero in più fasi:
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1952-1959
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1979-1990
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2000-2001
Le ricerche portarono alla luce la struttura principale, un menhir, una parte del villaggio e due tavole d’offerta, oltre a necropoli e reperti che confermarono l’importanza del sito. I restauri successivi permisero di restituire il monumento alla collettività.
Descrizione del complesso di Monte d’Accoddi
L’area archeologica di Monte d’Accoddi comprende tre parti principali: l’altare, il villaggio e la necropoli.
L’altare
L’altare è una terrazza tronco-piramidale con rampa d’accesso e muratura esterna a filari irregolari, costruita con blocchi di calcare. Sulla sommità si trova un sacello rettangolare, in parte pavimentato, con resti delle mura perimetrali.
L’attuale altare è stato edificato sopra quello più antico, distrutto da un incendio attorno al 2800 a.C. Le culture coinvolte nella sua evoluzione sono quella di San Ciriaco (3400 a.C.) e quella di Ozieri (3200 a.C.).
Guarda anche il sito del Santuario di Monte d’Accoddi per conoscere gli orari delle visite guidati
Il villaggio
Attorno all’altare si sviluppava un villaggio di capanne, costruite con mattoni crudi e canne, intonacate e coperte con tetti di frasche. All’interno erano presenti focolari rettangolari. Particolarmente importante era la capanna dello stregone, posta all’angolo della terrazza e articolata in più ambienti.
La necropoli
A circa 500 metri dall’altare si trova la necropoli del sito, composta da otto ipogei decorati, scavati nella parete calcarea lungo il rio d’Ottava. Queste tombe testimoniano l’uso funerario collegato al santuario e al villaggio circostante.
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