L’Argentiera è una frazione di Sassari ed è tra le località più suggestive della Sardegna per la particolarità del paesaggio, la sua varietà e il vissuto storico che risale ai tempi più remoti della frequentazione umana.
“Argentiera”, dal colore argento delle pietre che lambiscono la costa, fino agli anni sessanta era una miniera per l’estrazione dell’argento appunto. L’attività fu interrotta definitivamente nel 1963 e oggi, gli impianti e gran parte delle abitazioni costruite per quel business, sono rimaste in disuso e fanno parte integralmente del paesaggio.
La bellezza indotta delle miniere abbandonate
All’Argentiera, così come nelle miniere del Sulcis, si è verificato lo strano fenomeno di “bellezza indotta” perché le rimanenze (o le dimenticanze), di un’attività industriale invasiva e deturpante come una miniera, sono rimaste al loro posto dopo la fine dell’attività estrattiva e, paradossalmente, sono state quasi “rimodulate” dall’ambiente stesso, diventandone parte integrante e, nella loro singolare bruttezza, dando al contesto un intrinseco valore di bellezza. All’Argentiera, come nel Sulcis, la bellezza dei villaggi abbandonati è unica e fa ormai parte del paesaggio.
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Natura e cultura andata
Il sito dell’Argentiera è attualmente in stato di recupero da parte della Comunità Europea che ha riconosciuto l’importanza storica, culturale e ambientale dell’area, ritenendo opportuno una sua valorizzazione e una sua conservazione. L’Argentiera, è un territorio che comprende non solo il villaggio minerario, ma anche il tratto di costa più settentrionale, dove si trovano eccezionali paesaggi oggetto di continue esplorazioni da parte di gruppi escursionistici. L’Argentiera fa parte del Parco geominerario storico ed ambientale della Sardegna che, dal 2010, ha dato i natali al festival letterario “Festival Argentiera” che si svolge ogni anno nella quarta settimana di luglio e soprattutto perché, questo spettacolare ambiente naturale, è stato più volte area-set di importanti produzioni cinematografiche, come alcune scene dei film “La scogliera dei desideri” (con protagonisti Elizabeth Taylor e Richard Burton) e “Chiedo asilo” (Roberto Benigni).
Sepolti vivi a cercar fortuna
L’ Argentiera, insomma, pur essendo una località di mare, non particolarmente affollata di turisti neanche nell’alta stagione, conserva nelle gallerie scavate dai minatori, nelle case e nei vecchi edifici, un fascino unico. Il sito è stato ufficialmente aperto nel 1840, perché l’area era ricchissima di oro e argento: le pepite venivano raccolte anche in fondo al mare, fino a 700 metri di profondità . La troppa vicinanza al mare tuttavia, è stata la causa di morte per molti minatori che venivano sepolti vivi durante le ricerche, dai crolli di rocce indebolite dall’erosione.
Genovesi e belgi ad estrarre
Il giacimento dell’Argentiera era noto sin dall’antichità , prima i romani e poi i pisani, come testimoniano alcuni reperti ritrovati sia nella zona di Miniera Vecchia, sia nella zona Piata, fecero intensa attività estrattiva. Il conte Alberto Lamarmora nel suo «Itinerario dell’Isola di Sardegna» parla dell’Argentiera e del macabro ritrovamento in un pozzo di 80 metri (Fonte: “L’Argentiera: il giacimento, la miniera, gli uomini” di Luciano Ottelli”: «Si trovò un mucchio di cadaveri da cui si raccolsero le fibule, ed armi che nota-vano un’epoca romana». La miniera fu attiva anche durante il medioevo, tra la fine del 1200 e gli inizi del 1300 e, fino all’800 si potevano ancora rilevare aree ricchissime di argento e dal 1867 in poi cominciano ad essere disponibili i primi reperti da cui è possibile tracciare con più esattezza la storia di questa miniera. Da quell’anno è documentato che le concessioni per lo sfruttamento estrattivo, passò continuamente di mano a varie società , nessuna delle quali è mai stata sarda ma solo belga e genovese. Al 1963 risale l’anno della definitiva chiusura della miniera che, ininterrottamente, dal 1895, era stata gestita dalla società Correboi di Genova. Sebbene l’attività rimase continua per secoli, la commercializzazione del prodotto registrava alti e bassi a seconda dei fattori di mercato che influenzavano anche i livelli d’intensità estrattiva. Quindi, non sempre la miniera è stata a regime ma è chiaro, che già a fine ‘800, la maggior parte del valore argentifero era stata perduta. La miniera iniziò a svilupparsi a cielo aperto e pian piano si estese alle profondità , con la creazione delle prime gallerie scavate sia a mezza costa (le più pericolose e dove si registrarono il maggior numero di morti per crolli e frane) che sulla montagna. I cantieri erano sempre in continua evoluzione.
Cala dell’Argentiera
Cala dell’Argentiera è la spiaggia principale che si trova nel villaggio omonimo. L’arenile si affaccia in uno scenario suggestivo di archeologia industriale, dove ancora ci sono i resti degli stabilimenti che rendono l’atmosfera particolare. La sabbia è mista a ghiaia e polveri minerali e il mare è limpido e cristallino che ben si specchia sulle rocce brune che contornano la spiaggia. I fondali sono meta per gli appassionati snorkeling
Spiaggia e mare sono adatti ad una balneazione sicura per bambini e anziani. Si trova un ampio parcheggio accessibile pure ai diversamente abili. È poco affollata e dispone di un punto ristoro.
Porto Palma
Prima di arrivare all’Argentiera, a circa due chilometri prima, si trova la spiaggia di Porto Palma, un altro spettacolare arenile incastonato tra le rocce scure. Da qui, parte uno sterrato che si dirama ancora verso nord per circa cinque chilometri (percorribile anche con un auto non fuoristrada) dove si trovano alcune delle spiagge più belle della Nurra e si può ammirare uno straordinario levigato di roccia lavica, lavorato dall’acqua e dal vento che, in molti punti assume i tratti di un paesaggio lunare unico. Alle spalle, dolci colline ospitano una sempre verde macchia mediterranea che col mare, le rocce e la sabbia, determina uno spettacolare gioco cromatico.
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