Ardara, oggi un piccolo centro di circa 700 abitanti in progressiva flessione demografica, fu in epoca medievale una delle città più importanti della Sardegna. Insieme a Porto Torres e Sassari, infatti, rappresentò una delle capitali del Regno di Torres (o Giudicato di Logudoro), lo Stato sovrano e indipendente che, tra Alto Medioevo ed età giudicale, controllava un vasto territorio della Sardegna nord-occidentale. Il dominio si estendeva sulle attuali subregioni del Sassarese, dell’Anglona, del Logudoro, del Marghine, del Goceano e su parte dell’alto Nuorese, rendendo Ardara un fulcro politico, amministrativo e religioso di primaria importanza.
Accanto agli altri giudicati – Gallura, Arborea e Cagliari – il Regno di Torres fu tra i principali protagonisti della storia medievale sarda tra il IX e il XV secolo, contribuendo in modo decisivo alla formazione dell’identità storica e culturale dell’isola.
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Ardara: un piccolo paese con una grande storia medievale
Ardara, che oggi appare come un tranquillo paese collinare a pochi minuti dalla strada statale Carlo Felice (l’arteria che collega Cagliari a Sassari), è in realtà uno dei luoghi più significativi della storia medievale della Sardegna. Dietro l’aspetto discreto dell’abitato si nasconde infatti la memoria di un’epoca in cui l’isola era organizzata in giudicati, veri e propri Stati autonomi che svilupparono un sistema politico originale e innovativo, ritenuto da molti studiosi un modello anticipatore degli Stati nazionali europei.
Porto Torres, Ardara e Sassari: le capitali del Giudicato di Torres
Il Giudicato di Torres ebbe inizialmente come capitale l’odierna Porto Torres, ma le condizioni di scarsa salubrità dell’area e la continua minaccia delle incursioni barbaresche resero necessario un trasferimento della sede di governo. Tra l’XI e il XII secolo la capitale fu dunque spostata ad Ardara, scelta per la sua posizione più sicura nell’entroterra e per il ruolo centrale nella rete viaria del nord Sardegna.
Ardara divenne così la residenza invernale dei sovrani di Torres, mentre nei mesi estivi la corte si spostava nel maestoso Castello di Burgos, distante circa 60 chilometri e strategicamente collocato per controllare il territorio del Logudoro. In una fase successiva, il titolo di capitale passò definitivamente a Sassari, ma Ardara conservò comunque un ruolo centrale nella geografia politica e religiosa del giudicato.
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Scheda informativa di Ardara
Nome del paese: Ardara
Origine del nome: attestato nella forma “Ardar”; toponimo probabilmente di origine paleosarda, collegabile anche al latino arduum (luogo erto/arde)
Nome degli abitanti: ardaresi
Subregione di appartenenza: Logudoro (area nord-occidentale della Sardegna)
Provincia di appartenenza: Provincia di Sassari (SS)
Numero di abitanti: circa 716 abitanti (dato 2023)
Economia: economia tradizionale essenzialmente agricola e pastorale; turismo legato al patrimonio storico-medievale e naturalistico
Siti turistici principali da visitare:
La basilica di Santa Maria del Regno (ex cappella palatina dei giudici di Torres)
I ruderi del palazzo regale / castello giudicale nel borgo
Il centro storico del borgo nel paesaggio del Logudoro, con suggestive vie e architetture medievali
Il medioevo: Ardara centro politico e religioso del Giudicato di Torres
Durante il medioevo, Ardara si trasformò rapidamente da semplice villaggio di pastori e contadini del Logudoro in uno dei centri politici più importanti della Sardegna giudicale. Per rispondere alle nuove esigenze amministrative del Giudicato di Torres, il paese venne dotato degli organi governativi fondamentali: sorse così l’imponente Palazzo del Giudice, residenza ufficiale del sovrano e della sua famiglia, con annessa la cancelleria destinata alla gestione degli affari di Stato.
In questo stesso periodo venne edificata anche la straordinaria Basilica palatina di Santa Maria del Regno, considerata ancora oggi una delle più belle e autorevoli architetture medievali della Sardegna. Qui si svolgevano le cerimonie religiose di maggiore rilievo istituzionale – matrimoni dinastici, intronizzazioni, funerali di corte – e nella basilica trovarono sepoltura diversi giudici turritani. Questo complesso politico e religioso fece di Ardara un vero e proprio fulcro del potere nel nord dell’isola, un punto di riferimento per tutto il Logudoro e per l’intera struttura del giudicato.

Il Palazzo Giudicale di Ardara
Per la costruzione del Palazzo Giudicale furono chiamate ad Ardara alcune delle migliori maestranze pisane dell’epoca, che conferirono all’edificio l’aspetto solenne tipico delle residenze reali medievali. Il complesso, articolato su più piani, presentava diversi ingressi, ambienti ampi e una torre alta circa 12 metri, circondata da mura robuste e imponenti. Il palazzo costituiva il cuore politico del Giudicato di Torres, luogo in cui risiedeva il giudice con la sua famiglia e dove si amministravano gli affari dello Stato turritano.

Demolizioni, saccheggi e abbandono
A partire dalla metà dell’Ottocento il Palazzo Giudicale iniziò a subire un progressivo degrado. L’abbandono strutturale, l’azione degli agenti atmosferici e, soprattutto, le demolizioni e i furti di materiale portarono alla perdita di gran parte dell’edificio. Successivamente, anche i tombaroli contribuirono alla dispersione di reperti e elementi decorativi.
Oggi del palazzo restano soprattutto le fondamenta, i muri perimetrali bassi dei vari ambienti e alcuni tratti della torre originaria. Intorno ad esso, in epoca medievale, si trovavano altri edifici governativi e residenze nobiliari, che facevano di Ardara una vera capitale del regno.
Nonostante le distruzioni, ciò che rimane del complesso è straordinariamente affascinante: situate nel cuore del paese, le sue rovine formano un autentico museo a cielo aperto, con le mura storiche integrate nel tessuto urbano moderno. Gli scavi e i progetti di valorizzazione in corso continuano a restituire frammenti importanti della storia giudicale della Sardegna.



Basilica di Santa Maria del Regno
La chiesa medievale più bella della Sardegna
La Basilica di Santa Maria del Regno è uno dei massimi capolavori dell’architettura romanica in Sardegna e il più importante esempio di romanico-pisano dell’isola. Oggi è la semplice parrocchiale di Ardara, ma nel medioevo fu la prestigiosa cappella palatina dei giudici di Torres, centro religioso della corte logudorese.
La costruzione risale all’XI secolo e venne realizzata su commissione di Giorgia, sorella del giudice di Torres. La basilica custodisce un episodio cruciale della storia sarda: ai piedi dell’altare si trova la tomba di Adelasia di Torres, ultima sovrana del giudicato, che qui sposò nel 1238 Enzo di Svevia, figlio dell’imperatore Federico II. La sua morte senza eredi determinò la fine del Giudicato di Torres e aprì la strada al dominio dei Doria, segnando l’inizio del lento declino di Ardara.

Architettura della Basilica
Il monumento si distingue per una facciata maestosa e severa, scandita in cinque specchi verticali. Al centro si apre il portale principale, sormontato da un grande arco di scarico a tutto sesto. Sul lato sinistro svetta la torre campanaria a canna quadrata, che conferisce slancio e imponenza all’intero complesso.
Diversamente dal Palazzo Giudicale, oggi in rovina, la basilica è giunta fino a noi integra e perfettamente visitabile. Le maestranze pisane che lavorarono alla costruzione utilizzarono il basalto locale, conferendo all’edificio il suo caratteristico colore scuro e la forte espressività materica.

Struttura interna della Basilica
Pianta rettangolare suddivisa in tre navate, separate da due colonnati con archi a tutto sesto e capitelli scolpiti con motivi floreali.
Coperture: volte a crociera nelle navate laterali, capriate lignee nella navata centrale.
Abside con altare ligneo di Giovanni Muru, che ospita uno dei tesori più straordinari della Sardegna: il Retablo Maggiore.

Il Retablo Maggiore della Basilica
Il retablo è il più grande polittico cinquecentesco dell’isola:
10 metri di altezza,
6 metri di larghezza,
oltre trenta tavole dipinte.
Raffigura santi, profeti, scene bibliche e momenti della vita di Maria, con una ricchezza cromatica e iconografica che fa della basilica un unicum nel panorama artistico sardo.

Arte sacra e luce medievale
L’interno della Basilica di Santa Maria del Regno custodisce un patrimonio artistico di grande valore, che arricchisce ulteriormente il prestigio del monumento. Le colonne che sostengono le tre navate sono decorate con una serie di dipinti raffiguranti apostoli e santi, opere che testimoniano l’antica devozione popolare e la continuità del culto all’interno della chiesa palatina.
Accanto al monumentale Retablo Maggiore, la basilica ospita anche il Retablo Minore, realizzato dalla stessa scuola pittorica e intagliato in legno secondo le tecniche del Cinquecento. Su di esso è riportata un’epigrafe di straordinario valore storico che ricorda la consacrazione della chiesa, avvenuta il 7 maggio 1107, data che sigilla la sua antichissima origine.
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L’illuminazione interna, sobria e suggestiva, è affidata principalmente alla luce naturale che filtra dalle finestre laterali disposte su più livelli. Questa scelta architettonica crea un’atmosfera raccolta e contemplativa, tipica delle grandi basiliche romaniche, dove ombra e luce si alternano a esaltare la matericità del basalto e la potenza delle forme medievali.




































