La castagna è il frutto secco prodotto dal castagno (Castanea sativa), un albero a foglie caduche appartenente alla famiglia delle Fagaceae. Considerato tra le specie forestali più importanti dell’Europa meridionale, il castagno è conosciuto e apprezzato fin dall’antichità. La sua rilevanza si deve principalmente a due aspetti: da un lato rappresenta una preziosa risorsa alimentare, dall’altro è fondamentale per la produzione di legname, che ha avuto un ruolo centrale nell’economia e nella vita delle comunità rurali.
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Castagno (Castanea sativa)
Scheda Economica
Oggi l’importanza economica del castagno è ridimensionata rispetto al passato. Le colture sono state
razionalizzate puntando sulle varietà più redditizie per il mercato del legname, mentre l’uso alimentare
delle castagne (es. farine) è divenuto marginale: nell’industria dolciaria la castagna ricopre un
ruolo secondario. In Italia, molte superfici forestali a castagno sono rinaturalizzazioni di
antiche coltivazioni abbandonate; le coltivazioni seriali resistono solo nelle aree più vocate per clima e suolo,
soprattutto per categorie merceologiche del legname.
Caratteristica | Dettaglio |
---|---|
Trend economico | Ridimensionamento rispetto al passato |
Focus produttivo | Varietà orientate al legname |
Uso alimentare | Farine e derivati marginali; ruolo secondario nella dolciaria |
Situazione in Italia | Molte superfici sono rinaturalizzazioni di vecchi castagneti |
Aree vocate | Clima e suolo favorevoli a categorie merceologiche specifiche (legname) |
Specie in Europa | Castanea sativa (autoctona), Castanea crenata (giapponese), ibridi euro-giapponesi |
Castagno e Castagna
Scheda Botanica
Il castagno è una pianta arborea a chioma espansa, alta 10–30 m. Il fusto è grosso e colonnare; la
corteccia è grigio-brunastra sul tronco e più chiara sui rami, con screpolature longitudinali evidenti con
l’età. La castagna, suo frutto, è un achenio cuoioso, lucido esternamente e tomentoso all’interno:
di forma globosa, mostra la “pancia” (lato appiattito) e il “dorso” (lato convesso). I marroni si
distinguono per le striature sul dorso e il polo prossimale chiaro. Gli acheni (1–3) sono contenuti nel
riccio, involucro spinoso protettivo.
Caratteristica | Dettaglio |
---|---|
Portamento | Albero a chioma espansa, fusto grosso e colonnare |
Altezza | Circa 10–30 metri |
Corteccia | Grigio-brunastra sul tronco, più chiara sui rami; screpolata con l’età |
Tipo di frutto | Achenio (castagna), lucido fuori e tomentoso dentro |
Morfologia frutto | Forma globosa con pancia (appiattita) e dorso (convesso) |
Marroni | Striature dorsali; polo prossimale di colore chiaro |
Riccio | Involucro spinoso contenente 1–3 acheni |
🌰 Il castagno oggi: economia e coltivazioni
Rispetto al passato, l’importanza economica del castagno si è ridimensionata in modo significativo. Le colture sono state razionalizzate e orientate soprattutto verso le varietà più redditizie per la produzione di legname, mentre l’impiego alimentare delle castagne, in particolare per la produzione di farine, è oggi marginale. Nell’industria dolciaria, infatti, la castagna riveste un ruolo secondario rispetto ad altri ingredienti più diffusi.
In Italia, gran parte delle superfici forestali a castagno derivano da rinaturalizzazioni di antiche coltivazioni ormai abbandonate. Le coltivazioni moderne si concentrano invece in aree con clima e terreno favorevoli a specifiche categorie merceologiche, soprattutto legname di qualità.
In Europa sono presenti tre specie principali: il castagno autoctono (Castanea sativa Miller), il castagno giapponese (Castanea crenata) e l’ibrido tra le due varietà.
🌳 Descrizione botanica del castagno
Il castagno è una pianta arborea a chioma ampia, capace di raggiungere un’altezza compresa tra i 10 e i 30 metri. Il fusto è grosso e colonnare, la corteccia si presenta grigio-brunastra sul tronco e più chiara, tendente al bianco, sui rami giovani. Con l’avanzare dell’età, la corteccia mostra i primi segni di invecchiamento, screpolandosi longitudinalmente.
La castagna, suo frutto caratteristico, è un achenio cuoioso, lucido all’esterno e vellutato all’interno. Di forma globosa, presenta due lati distintivi: la “pancia” (appiattita) e il “dorso” (convesso). I marroni, varietà pregiata, si distinguono dalle castagne comuni per la presenza di striature sul dorso e per il colore più chiaro al polo prossimale. Gli acheni si sviluppano in numero variabile da 1 a 3 all’interno del riccio, l’involucro spinoso che li protegge fino alla maturazione.

Cosa fa male al castagno
Il castagno è una pianta resistente, in grado di tollerare temperature rigide fino a -25 °C. Tuttavia, il suo ciclo vegetativo è delicato: la ripresa è tardiva e può protrarsi fino all’inizio dell’estate, al momento della fioritura. Le condizioni più critiche per la pianta sono i periodi siccitosi, che compromettono la vitalità, e le piogge tra giugno e luglio, che rallentano l’impollinazione. Anche la nebbia persistente ostacola la corretta fruttificazione.
L’habitat del castagno
Per crescere e svilupparsi in modo ottimale, il castagno richiede temperature moderate e terreni ricchi di potassio, fosforo e humus. Le aree più adatte alla coltivazione sono quelle con terreni di origine vulcanica, granitica o quarzosa, purché non siano eccessivamente argillosi o troppo acidi.
Diffusione in Europa
L’areale del castagno si concentra soprattutto attorno al Mediterraneo, ma si estende anche in diverse aree continentali. È diffuso in Francia, nel nord di Spagna e Portogallo, nel sud dell’Inghilterra, nei Balcani, in Turchia occidentale, lungo le coste del Mar Nero e fino al Caucaso. Presenze più sporadiche si trovano in Germania e Nord Africa. Nelle isole mediterranee, il castagno si sviluppa nelle zone interne di Corsica, Sicilia, Sardegna e Isola d’Elba.
Diffusione in Italia
In Italia il castagno cresce fino a 800 metri di quota nelle aree alpine e fino a 1300 metri in quelle appenniniche. La distribuzione è strettamente legata a condizioni climatiche e geologiche: la maggiore concentrazione si trova lungo il versante tirrenico, mentre è quasi assente nella Pianura Padana e poco diffuso sul versante adriatico. La Campania è la regione leader, contribuendo da sola a circa un terzo della produzione nazionale di castagne.
La foresta decidua

Il castagno predilige gli ambienti di collina e bassa montagna, inserendosi in ecosistemi forestali misti. Qui convive con querce (farnia e roverella), noci, noccioli, ma anche con frassini e carpini neri. Da un punto di vista botanico, questo ambiente è definito foresta decidua temperata mesofila, caratterizzata da specie che perdono le foglie nella stagione fredda.
L’origine incerta del castagno
La storia del castagno e delle sue origini è avvolta da una certa incertezza. Gli studi sui più antichi granuli pollinici rivelano che, in epoca preistorica, l’areale della specie era molto ampio nell’Europa meridionale, ma subì una forte riduzione durante l’ultima glaciazione, fino a ritirarsi nell’Asia Minore.
Per lungo tempo si è ritenuto che l’area originaria del castagno fosse il bacino sud-orientale del Mar Nero (Ponto e Caucaso meridionale), da cui sarebbe stato diffuso nel resto d’Europa grazie ai Greci e successivamente ai Romani. Nel Medioevo, invece, furono soprattutto gli ordini monastici a favorirne l’espansione, per due motivi principali: da un lato la castagna rappresentava una preziosa risorsa amidacea, dall’altro il legno di castagno era già riconosciuto come un materiale robusto e duttile, ideale per strutture portanti ed edifici rurali.
La crisi del Rinascimento: il ciliegio preferito al castagno
Dopo secoli di diffusione, il castagno in Italia entrò in crisi durante il Rinascimento. L’avanzata della cerealicoltura ridusse l’importanza alimentare della castanicoltura, mentre in edilizia la comparsa di nuovi materiali, come il metallo prima e la plastica poi, relegò il castagno a un ruolo secondario.
Il mercato premiò altre essenze forestali, tra cui il ciliegio, apprezzato per la maggiore resistenza agli interventi antropici sugli ecosistemi. Al declino del castagno contribuirono anche le malattie crittogamiche e gli attacchi di insetti xilofagi, che colpirono alberi già indeboliti da condizioni ambientali sfavorevoli.
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