Gli ebrei, fin dalla prima diaspora, quando appunto si resero protagonisti di una fuga dalla loro terra d’origine verso altri luoghi dove trovare spazio vitale, sono stati considerati dagli abitanti di quelle nuove terre come “un corpo estraneo”. La loro emigrazione è stata infatti oggetto di discriminazione e di colpevolizzazione, talvolta arbitraria e strumentale, per dar sfogo a disordini sociali, economici o politici.
La discriminazione verso gli ebrei, oltre che politica, sociale ed economica, è stata alimentata anche dal pregiudizio sull’aspetto fisico.
La caratterizzazione caricaturale dell’ebreo, ha raggiunto l’apice discriminatorio, nei paesi dell’Europa orientale, nella Russia zarista e nell’Unione Sovietica, ma sopratutto durante l’ascesa di Hitler al potere, ed è culminata proprio con l’avvento del nazismo in Germania.
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Gli stereotipi fisici sugli ebrei
Gli stereotipi contro gli ebrei sono delle caricature pregiudiziali nei confronti di questa etnia. Sin dall’inizio, la diaspora ebraica è stata identificata come capro espiatorio di molte crisi sociali.
Molte tradizioni comuni, frasi e oggettistica varia hanno enfatizzato negativamente e pregiudizievolmente le tradizioni e la cultura ebraica col fine di ridicolizzarla e ghettizzarla.
Nei secoli sono stati pertanto oggetto di tale violenza molti simboli della cultura ebraica, come ad esempio:
- la pasta lievitata del bagel;
- i violinisti del Klezmer;
- la circoncisione;
- l’essere piagunucolosi e lamentosi;
- avere l’abiudine di mercanteggiare e disputare su ogni cosa.
Lo stereotipo sulle caratteristiche fisiche degli ebrei
Le caratteristiche fisico-somatiche degli ebrei sono state caricaturizzate fin da quando, questo aggruppamento umano, ha deciso di trasferirsi altrove per vivere ed è stato individuato e, per la sua condizione di “straniero”, è stato identificato come un corpo estraneo che poteva fungere da capro espiatorio delle varie problematiche sociali che di volta in volta la storia presentava.
Capri espiatori di problemi sociali
L’accentuazione dei tratti somatici degli ebrei è iniziata in Europa nel medioevo, quando gli ebrei erano rappresentati come i nemici storici dei cristiani e del cristianesimo. Gli ebrei allora furono addittati come esseri diabolici, “incarnazioni del male assoluto” o peggio ancora come “consorterie sataniche”.
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La ridicolizzazione
Nel corso dei secoli poi le caricature hanno preso di mira maggiormente alcuni tratti somatici. Tra quelli più a lungo sopravvissuti nel tempo l’identificazione dell’ebreo figurano il naso aquilino, l’irsutismo e i capelli rossi.
Gli ebrei venivano identificati e ridicolizzati se una persona era dotata di naso aquilino (il cosiddetto “naso ebraico”); se una donna era affetta dal’irsutismo con l’associazione di questa caratteristica ad un fungo di bosco, l'”auricularia cornea” che viene ancor oggi denominato “orecchio peloso dell’ebreo”; i capelli rossi, in rappresentazione di Giuda Iscariota (il “traditore del Signore” secondo la tradizione cristiana) che durante l’epoca dell’inquisizione spagnola veniva associato ad un ebreo.
La stereotipizzazione negativa dell’ebreo non ha riguradato solo le relazioni nei bassifondi delle società, oppure solamente la strumentalizzazione propagandistica per fini politici, ma anche intellettuali di spessore come Shakespeare e Dickens hanno identificato i loro personaggi ebrei con folti chiome di capelli rossi.
Per poterli etichettare gli ebrei sono stati ritratti fisicamente con:
- espressioni minacciose;
- espressioni feroci;
- con verrucche e altre deformità;
- dotati di corna;
- dotati di zoccolo fesso (zoccolo di un animale artiodattilo diviso in due parti) e vestito col marsina;
- naso a uncino (o aquilino);
- occhi scuri;
- palpabre cadenti;
- affetti da irsutismo (crescita anomala di peli in persone di genere femminile)
- scuri di carnagione;
- capelli rossi.