Fotografare vuol dire “disegnare con la luce”
La parola “fotografia” è composta dal prefisso “foto – ” che deriva dal greco ϕωτο-, il quale a sua volta si origina da ϕῶς ϕωτός che significa “luce” e il suffisso “-grafare” originato da “grafo” dal greco. γράϕω , cioè “scrivere”.
GLI ATTREZZI PER FOTOGRAFARE
Per fotografare è necessario avere a disposizione lo strumento della macchina fotografica, uno strumento ottico la cui storia inizia già in Francia nell’800 con il primo dagherrotipo, la cui funzione era quella di “riprodurre immagini di oggetti reali”.
Dal 1826 ad oggi la macchina fotografica ha attraversato un’evoluzione tecnologica che l’ha portata ad essere uno degli apparecchi più diffusi e utilizzati nella società moderna. In editoria la fotografia è, al pari della grafica e della scrittura, il fondamento di questa disciplina.
- La reflex
Attualmente la più importante macchina fotografica in produzione è la “reflex”, di cui i primi rudimentali esemplari già venivano sperimentati nel 1860 e poi nel 1910 in Germania, a Dresda. Nel 1959 invece la giapponese Nikon inventò la reflex con la concezione tecnologica di base che rese definitiva la sua validità: la macchina mise a disposizione un sistema completo dotato di pentaprisma e un visore intercambiabile.
- Le caratteristiche della reflex
Le componenti principali della macchina fotografica reflex sono:
- Il diaframma
- L’otturatore
- Il sensore
- Lo specchio
- Il pentaprisma
- Il processore
- L’esposimetro
- L’autofocus
- L’obiettivo
RIPRODUZIONE DELLA REALTA’
La macchina fotografica è l’apparecchio che utilizza la luce come strumento per rappresentare, il più fedelmente possibile, la realtà che viene ripresa dall’obiettivo. La fedeltà di questa ripresa dipende dalla qualità dell’apparecchio fotografico e dalle capacità tecniche dell’operatore di saperlo usare.
La reflex attualmente è la migliore macchina fotografica, quella cioè in grado di riprodurre, al netto delle abilità del fotografo, l’immagine della realtà catturata dall’obiettivo.
- Il percorso della luce prima di scattare
Una volta che il raggio di luce colpisce la lente dell’obiettivo esso effettua un percorso controllato dai dispositivi della macchina, al fine di riportare, all’occhio umano dell’operatore che guarda dall’oculare, l’immagine fedele di ciò che viene inquadrato.
Prima di scattare, ad illuminare il soggetto inquadrato, è la luce che effettua il seguente percorso prima di arrivare all’occhio umano:
- Le Lenti dell’obiettivo
- Il Diaframma
- Lo Specchio
- L’Otturatore
- Il Sensore
- Il Processore d’Immagini
- L’Esposimetro
- Il Pentaprisma o Pentaspecchio
- L’Oculare
Le Lenti dell’obiettivo
Le lenti dell’obiettivo hanno il compito di rimpicciolire, ingrandire o correggere l’immagine.
Il Diaframma
Il diaframma è un sistema di lamelle che fa penetrare una determinata quantità di luce. Più è aperto il diaframma, più luce entra.
Lo Specchio
Lo specchio è lo strumento della reflex che riflette il raggio di luce verso l’alto, facendogli compiere una deviazione di 90°. Lo specchio è posizionato a 45° rispetto alla traiettoria della luce.
Lo specchio può essere utilizzato in due modalità:
modalità mirror up (specchio su) – alla prima pressione sul pulsante da parte dell’operatore si alza lo specchio; alla seconda scatta l’otturatore. In questo modo le vibrazioni dell’apparecchio fotografico vengono annullate. Tale modalità è particolarmente utile quando c’è pochissima luce ed è necessaria la massima staticità di ripresa.
modalità mirror down (specchio giù) – al momento della pressione sul pulsante lo specchio e l’otturatore scattano in contemporanea.
L’Otturatore
L’otturatore è il componente che si trova dietro lo specchio rispetto al senso di entrata della luce nella macchina fotografica. La sua funzione è di esporre il sensore (posto a sua volta immediatamente dietro e parallelamente all’otturatore) alla quantità di luce prescelta dall’operatore. La quantità di luce viene stabilita in base al tempo di scatto:
- Tempi di scatto veloci (1/60; 1/125; 1/250…) espongono il sensore a meno luce, quindi tale soluzione va bene per le scene di azione con molta luce naturale; tempi di scatto più lenti (1/30;1/15; 1/8…) danno più tempo al sensore di catturare più luce. Tale soluzione è adatta per scene con poca luce. Utili in questo caso il cavalletto.
L’otturatore fa passare dunque la quantità di luce che colpisce il sensore, aprendo o chiudendo due “tendine”, poste a volte orizzontalmente, altre volte verticalmente.
Il Sensore
Il Sensore è il componente della macchina fotografica che converte i segnali luminosi in impulsi elettrici: in pratica converte la radiazione in file digitale e, collaborando col processore d’immagine, lo salva poi nella scheda di memoria della macchina.
Sensore e Pellicola – Il Sensore fa lo stesso compito che svolgeva la pellicola nelle macchine fotografiche analogiche.
- Con la pellicola la luce colpiva una emulsione di alogenuri d’argento fotosensibili.
- Con il sensore la radiazione (e non la luce) colpisce il componente elettronico del sensore che trasforma il raggio in cariche elettriche.
Il Sensore da milioni di pixel (fotodiodi) ognuno dei quali raccoglie un pezzo d’immagine.
I Sensore hanno dimensioni varie a seconda del tipo di macchina fotografica, che possono essere:
- 24×36 mm – Full Frame o Formato Pieno, montato nelle reflex professionali
- 19×28,7 mm – Advance Photo System High per Macchine fotografica analogia/digitale
- 15,7 x 23,6 mm – Per Macchine fotografica Semi professionale
- 14,8 x 22,2 mm – Per Macchine fotografica Amatoriale
Il Processore d’Immagini
Il Processore d’Immagini è il componente della macchina fotografica digitale che archivia sulla scheda di memoria gli impulsi elettrici provenienti dal sensore in file d’immagine È quello che fa il “lavoro pesante”, ovvero converte i segnali che arrivano dal sensore d’immagine in file per salvarli sulla scheda di memoria. Nelle macchine fotografiche di altissima gamma possono essere anche due i processori, al fine di velocizzare l’archiviazione.
L’Esposimetro
L’Esposimetro è la dotazione della macchina fotografica che aiuta l’operatore ad esporre correttamente l’immagine che vuole riprodurre. L’Esposimetro legge la luce riflessa dal soggetto inquadrato.
L’operatore può scegliere di graduare la lettura dell’esposimetro in funzione del risultato che vuole ottenere:
- Modalità spot – misurazione della luce su un particolare del soggetto;
- Modalità centrale – misurazione della luce sul centro dell’inquadratura;
- Modalità matrix – lettura su tutta la scena.
Il Pentaprisma o Pentaspecchio
Il pentaprisma è un insieme di specchi che riflettono il raggio di luce speditogli dal basso dallo specchio. La luce rimbalza sue due lati del pentaprisma prima di arrivare all’oculare.
CIO’ CHE VEDO NELL’OCULARE E’ CIO’ CHE SUCCEDE
Il gioco di rimbalzi del raggio di luce tra specchio e pentaprisma serve a far sì che la stessa immagine catturata dalle lenti dell’obiettivo, sia poi riprodotta dall’oculare e quindi registrata dall’occhio dell’operatore. Questa corrispondenza tra realtà e occhio dell’operatore è fondamentale per effettuare l’operazione fotografica con la massima attendibilità.
L’Oculare
L’oculare è l’apparecchio della macchina fotografica in cui viene poggiato l’occhio dell’operatore.
GLI OBIETTIVI FOTOGRAFICI
L’obiettivo fotografico svolgono la stessa funzione della lente e della cornea dell’occhio umano, ovvero quello di mettere a fuoco il soggetto inquadrato.
Gli obiettivi fotografici per semplicità didattica possono essere caratterizzati in due tipi:
- in base alla distanza focale
- in base all’angolo di campo
La categoria degli obiettivi caratterizzati in base alla distanza focale possono essere a loro volta suddivisi in:
- gli obiettivi a focale fissa
- gli obiettivi a focale variabile o zoom
Gli obiettivi fissi impongono all’operatore una sola soluzione focale, ovvero avere una distanza focale fissa, quella indicata nel nome stesso dell’obiettivo, ad esempio il “50 millimetri” che copre solo la focale di 50 millimetri appunto.
Gli obiettivi a focale variabile o zoom consentono all’operatore di variare la distanza focale entro il ventaglio di soluzioni indicate dal nome stesso dell’obiettivo. Un esempio di obiettivo a focale variabile è il “24-70 millimetri”, il quale copre tutte le focali comprese tra 24 e 70 millimetri.
Gli obiettivi classificati in base all’angolo focale possono invece essere suddivisi nelle seguenti categorie:
- I fisheye
- Focali sotto i 10 mm
- I macro
- I basculabili o decentrabili
- Super-grandangolari, tra 10 e 19 mm
- Grandangolari, tra 20 e 37 mm
- Normali, tra 38 e 50 mm
- Medi teleobiettivi, tra 59 e 135 mm
- Teleobiettivi, tra 135 e 250 mm
- Super teleobiettivi, oltre i 300 mm
ESEMPI DI MACCHINE FOTOGRAFICHE E RELATIVE DOTAZIONI
Per Nikon D610:
- GRANDANGOLO – 20 mm f/1,8
- NORMALE – obiettivo 24 – 85 mm
- NORMALE (FISSO) – obiettivo 50 mm
- MACRO – obiettivo macro 60 mm
Per Nikon D50:
- GRANDANGOLO / NORMALE – obiettivo 18-70 mm, per Nikon D50
- TELEOBIETTIVO – obiettivo 55-200 mm, per Nikon D50
I grandangolari hanno una lunghezza focale inferiore ai 35 mm e rimpiccioliscono gli oggetti per “farli stare dentro la fotografia”.
- Lunghezza focale inferiore
- Angolo di campo maggiore
Gli obiettivi normali hanno una lunghezza focale intorno ai 50 mm e offrono un angolo di campo quasi equivalente a quello dell’occhio umano. Vedono ciò che vede l’operatore.
- Lunghezza focale media
- Angolo di campo medio
I teleobiettivi hanno una lunghezza focale maggiore di 70 mm e ingrandiscono gli oggetti.
- Lunghezza focale superiore
- Angolo di campo minore
IL PIANO OTTICO E LA LUNGHEZZA FOCALE
L’Asse ottico è la linea immaginaria che fa la luce quando viene proiettata dentro il sistema di lenti dell’obiettivo. Nel caso di lenti semplici (senza spessore orizzontale nel mezzo) l’asse ottico si incontra con gli assi di luce paralleli fuori dalla lente; nel caso di lenti complesse (con spessore orizzontale nel mezzo) l’asse ottico si incontra con gli assi di luce diagonali dentro la lente.
L’ESPOSIZIONE
L’esposizione è la quantità di luce che colpisce il sensore della macchina fotografica. Nella macchina fotografica l’esposizione viene governata da tre fattori, che sono:
- l’otturatore – che regola il tempo di esposizione del sensore alla luce
- il diaframma – che regola la quantità di luce che deve arrivare al sensore
- gli Iso – che è la sensibilità del sensore alla luce
L’Esposimetro – L’apparecchio della macchina fotografica che aiuta l’operatore a regolare l’esposizione è l’esposimetro, che è una scala di valori la quale va dall’esposizione massima (foto bianca) alla minima esposizione (foto nera). In mezzo ci sono i valori intermedi. L’operatore può scegliere, a seconda del risultato che vuole ottenere, il valore di esposizione più giusto. Le sfumature che vanno verso una foto più chiara rispetto a una più scura vengono sfruttate creativamente dall’operatore per ottenere il risultato desiderato.
Il Tempo di esposizione – Il tempo di esposizione è la velocità di scatto, ovvero il tempo di apertura dell’otturatore.
- Usando un tempo di esposizione maggiore (maggiori di 1/60) , si fotografano soggetti con poca luce e usando un supporto (cavalletto);
- Usando un tempo di esposizione minore (minori di 1/100), si fotografano soggetti con molta luce.
La priorità di tempo – Usando la macchina fotografica in modalità “priorità di tempi”, l’apparecchio manda in automatico i valori del diaframma e della sensibilità degli Iso. Questa funzionalità semiautomatica può essere utile quando si vogliono fotografare soggetti in velocità. La priorità di tempo non è operativa per valori maggiori di 1/60, 1/30. In questo caso sarà opportuno adottare l’impostazione “bulb” della macchina fotografica.
La modalità Bulb – Serve quando si vuole fotografare utilizzando tempi di scatto maggiori di 1/30. Questa potrebbe essere utile per riportare in foto scie luminose provenienti da auto in movimento, fuochi d’artificio, etc etc.
Il limite della modalità semiautomatica “Priorità di tempi” emerge quando si fotografano soggetti in condizione di luce scarsa col risultato di produrre foto troppo scure.
La quantità di luce – Aprendo il diaframma (valori minore di f/5,6 fino a f/1,2) si aumenta la quantità di luce in ingresso, e si perde la profondità di campo, ovvero la possibilità di mettere a fuoco tutti i soggetti e la messa a fuoco si concentra solo su una parte ristretta. Queste modalità si usano ad esempio per fare ritratti dove serve uno sfondo sfocato e si fa risaltare solo il soggetto in primo piano. Chiudendo il diaframma (valori inferiori a f/5,6 fino a f/32) invece si fanno foto paesaggistiche in cui è necessario avere tutti i particolari a fuoco.
- I valori del diaframma dipendono dall’obiettivo che si usa
La priorità di diaframma – Impostando la macchina fotografica in priorità di diaframma, che è la modalità semiautomatica diversa dalla priorità di tempi, l’operatore gestisce manualmente i valori del diaframma, mentre gli altri vanno in modalità automatica, cioè li gestisce la macchina fotografica. Questa funzione serve per scegliere che profondità di campo che si vuole ottenere. Utilizzando ad esempio dei valori di diaframma molto aperti (maggiori di f/5,6) si può sfocare dietro il primo piano; utilizzando dei valori molto chiusi (maggiori di f/5,6) si possono mettere a fuoco più soggetti.
Considerato che tutti i fattori — ISO/TEMPO/APERTURA — sono tra loro collegati e bilanciati per poter ottenere una foto correttamente esposta, cambiando il valore del diaframma, passando ad esempio da f/16 a f/2, ciò si ripercuote anche sugli altri due fattori (ISO e Tempo di scatto) che dovranno essere ricalcolati ed adattati.
GLI ISO
- Cosa vuol dire ISO
La parola “ISO” è l’acronimo di “International Organization for Standardization” che, tradotto in italiano sarebbe “Organizzazione internazionale per la standardizzazione” è un ente che ha il compito di omogenizzare le varie norme , metriche e tecniche, prodotte a livello internazionale dai vari paesi del mondo, che disciplinano alcuni settori come ad esempio la fotografia.
Nel caso specifico della fotografia i valori ISO classificano i livelli di sensibilità delle emulsioni. Un tempo questi valori erano espressi in DIN o ASA n fotografia
Nelle macchine fotografiche digitali moderne la scala degli ISO può partire da 50 e arrivare a superare i 3200
Il livello ISO ritenuto accettabile per le fotografie è di 100 o 200 ISO. Aumentando i valori ISO la fotografia risulterà più luminosa ma perde di definizione. In gergo fotografico si dice che diventa più “granosa” o con più “rumore fotografico”; viceversa diminuendoli il risultato sarà una foto più scura e più “pulita”.
I valori ISO vanno impostati nel momento in cui si vuole fare una fotografia, tenendo conto anche degli altri due valori, quelli del diaframma e dell’otturatore.
OTTURATORE + DIAFRAMMA + ISO determinano l’esposizione alla luce della fotografia. Variando uno dei tre valori è necessario “calibrare” gli altri due.
Quindi, aumentando gli ISO da 100 a 200 si dimezzano i valori di DIAFRAMMA e OTTURATORE per ottenere la stessa fotografia.
Per ottenere la stessa fotografia:
- Aumentando gli ISO, si deve velocizzare l’otturatore e chiudere il diaframma. Difetto: aumenta la grana (o “rumore fotografico”).
- Diminuendo gli ISO, si deve rallentare l’otturatore e aprire il diaframma. Difetto: la fotografia diventa più scura
** Il “rumore fotografico” può essere attenuato con alcuni interventi in post produzione.
*** Alzare gli ISO consente di “congelare” meglio i movimenti.