Il consumo di bevande industriali zuccherate, gassate o no, rappresenta una delle voci più importanti del commercio mondiale di alimenti.
Dal punto di vista nutrizionistico questo consumo massificato pone un interrogativo sulle conseguenze nella salute di chi le assume. La componente zuccherina infatti espone chi beve più di due lattine al giorno ai rischi di sindromi metaboliche come grasso addominale, pressione alta, disturbi cardiovascolari e diabete.
IL BUSINESS MONDIALE DELLE BEVANDE ZUCCHERATE NON ALCOLICHE
Dando un’occhiata ai fatturati delle più grandi aziende mondiali del settore, la The Coca Cola Company e la Pepsi e Co (entrambe americane) è facile capire il perchè di questo giro d’affari.
CLASSIFICAZIONE DELLE BEVANDE INDUSTRIALI
Le discriminanti principali con cui il commercio industriale di bevande classifica le bibite sono quattro:
- bevande alcoliche (hard drink)
- bevande non alcoliche (soft drink)
- bevande zuccherate (sugarity drink)
- bevande non zuccherate (sugar free)
In questo articolo prendiamo in considerazione le bevande non alcoliche zuccherate, che sono a loro volta suddivise in altre due sotto-categorie:
bevande non alcoliche zuccherate gassate, come ad esempio: Coca Cola, Pepsi Cola, Fanta, Lemon Soda, Oran Soda, Sprite, Seven Up etc;
bevande non alcoliche zuccherate non gassate, come ad esempio: i nettari di frutta, i tè freddi, tisane, i prodotti di derivazione casearia (latte, yogurt) etc;
LE BEVANDE ZUCCHERATE GASATE
- Gli ingredienti delle bevande gasate
Tra i soft drink zuccherati gasati gli ingredienti principali che li compongono sono: acqua, zucchero, coloranti, acidificanti, aromi naturali o artificiali e una percentuale poco sopra il 10 di succo naturale (cola, limone, arancia).
- Gli ingredienti delle bevande non gasate
Le bevande zuccherate non gasate hanno come ingrediente principale l’acqua e lo zucchero che variano in percentuale a seconda del prodotto, più altre componenti che possono essere:
- purea o succo di frutta nei nettari di frutta
- infuso o decotto di te o di piante officinali nei tè e nelle tisane
- latte o yogurt nelle bevande di derivazione casearia
- aromi alimentari (naturali o artificiali) per migliorare il gusto delle bevande
IL CONSUMO DI BEVANDE INDUSTRIALI NEL MONDO
Conoscendo i fatturati delle principali industrie produttrici di bevande analcoliche zuccherate; osservando la distribuzione geografica del consumo di bevande nel mondo o semplicemente la porzione di scaffalatura che un normale supermercato dedica a questo genere di prodotti, dà l’idea del fatto che l’assunzione di questo tipo di bevande, iniziato negli Stati Uniti ai primi del ‘900, oggi è massificato e globalizzato.
** Foto di Franki Chamaki (Unsplash)
Il consumo delle bevande non alcoliche zuccherate è influenzato da vari fattori, tra cui:
- Abbondanza delle materie prime che le compongono (acqua, zucchero e aromi)
- Efficienza degli impianti di produzione e lavorazione
- Efficienza della catena distributiva
- Pubblicità
LA PUBBLICITÀ NEL CONSUMO MASSIFICATO DI BEVANDE INDUSTRIALI
Tra queste voci il ruolo della pubblicità è determinante per rendere un prodotto, anche scadente o tendenzialmente dannoso per la salute se assunto oltre una certa quantità , interessante ed acquistabile per il consumatore. Secondo la cosiddetta “Teoria forte della pubblicità ” la forza di persuasione di questo mezzo informativo è molto elevata, tanto che è capace di manovrare un individuo anche inconsapevole verso l’acquisto di un prodotto.
IL RUOLO DELLO ZUCCHERO
Se per i sostenitori della “Teoria forte della pubblicità ” il ruolo del marketing è fondamentale per la diffusione massificata del consumo di bevande zuccherate non alcoliche, per gli esperti di nutrizione un ruolo maggiore nel garantire questa abitudine è dato al loro principale ingrediente dopo l’acqua: lo zucchero. Lo zucchero può innescare processi di dipendenza.
Il “craving“, ovvero il desiderio impulsivo di assumere sostanze zuccherate, è una delle componenti principali nell’assunzione abitudinaria (più di due lattine al giorno) di bevande zuccherate non alcoliche. Lo dimostrano gli indici di consumo di queste bevande negli Stati Uniti, dove si registrano i valori più alti del mondo.
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QUANTO ZUCCHERO IN UNA BEVANDA ANALCOLICA ZUCCHERTA?
Sapendo che in un cucchiaino ci stanno circa 5 grammi di zucchero; che una bibita analcolica dolce e gasata contiene in media 4 cucchiaini di zucchero per 250 millilitri di liquido e che, secondo l’OMS, l’apporto quotidiano di zuccheri semplici non deve superare i 50 grammi di zucchero (10 cucchiaini) è chiaro che consumando un bicchiere di una comune bibita analcolica dolce e gasata si ingurgitano poco meno della metà del limite giornaliero di zucchero.
A seguire un elenco orientativo sulle quantità di zucchero nelle principali bevande zuccherate industriali presenti in commercio (in ordine decrescente):
- Fanta – 39 grammi di zucchero in una lattina da 330 millilitri – 7,8 cucchiaini di zucchero
- Nettari di frutta – 39 grammi di zucchero in una lattina da 330 millilitri – 7,8 cucchiaini di zucchero
- Pepsi – 36 grammi di zucchero in una lattina da 330 millilitri – 7,2 cucchiaini di zucchero
- Thè freddo – dai 33 ai 23 grammi di zucchero in una lattina da 330 millilitri – 6,6 / 4,6 cucchiaini di zucchero
- Coca Cola – 30 grammi di zucchero in una lattina da 330 millilitri – 6 cucchiaini di zucchero
- Sprite – 29,7 grammi di zucchero in una lattina da 330 millilitri – 5,94 cucchiaini di zucchero
- Sprite – 23 grammi di zucchero in una lattina da 330 millilitri – 4,6 cucchiaini di zucchero
L’USO DEGLI AROMI ARTIFICIALI NELLE BEVANDE INDUSTRIALI
L’uso degli aromi artificiali nella composizione delle principali bibite analcoliche industriali è una pratica che si è tanto diffusa quanto più è stata massificata la produzione di queste merci. In poche parole è chiaro che per produrre più prodotto l’aroma naturale della noce di cola o dell’arancia molto spesso viene sostituito da quello artificiale in dosi più o meno variabili a seconda della qualità del prodotto.
Gli aromi artificiali, ottenuti da processi chimici indotti dall’uomo in sede di produzione industriale, hanno la capacità di esaltare il gusto dell’aroma naturale da cui derivano con lo scopo di rendere la bevanda dal sapore più intenso e deciso così da innescare una piacevolezza a cui, molto spesso, il consumatore non sa più rinunciare (dipendenza da bibite dolci e gasate). L’uso degli aromi artificiali sebbene la ricerca scientifica ancora non si esponga sulla loro totale innocuità alla salute del consumatore, è da tenere sotto controllo sul piano della frode commerciale in quanto le industrie lo utilizzano spesso in sostituzione della materia prima, come nel caso delle aranciate o delle cedrate dove il succo del frutto vero e proprio riguarda appena il 10 o il 12% del liquido totale venduto.
BEVANDE SOSTITUTIVE DEL PASTO O DELL’ACQUA
L’abitudine di usare le bevande analcoliche come sostitutive dell’acqua (aranciate, cole, gassose, thè) o del pasto di metà mattina o metà pomeriggio (succhi di frutta) ha fatto sì che l’introduzione di zucchero, aromi artificiali, coloranti e altri additivi diventasse un problema dietetico di massa a partire dagli anni ’60 e ’70 del novecento nei paesi industrializzati dove il consumismo ha fatto sì che questi prodotti diventassero alla portata di quasi tutti.
**Foto a destra: Daniel Ore (Unsplash)
LE BEVANDE GASSATE AUMENTANO
IL RISCHIO DI DIABETE DI TIPO 2
Il consumo abitudinario di bevande gassate e zuccherate espone il soggetto al diabete di tipo 2 e alla sindrome metabolica (grasso addominale, pressione alta, disturbi cardiovascolari e diabete).
Autore dell’articolo: Pierpaolo Spanu
Foto in copertina: Aserusainhuu (Unsplash)