La storia della mela accompagna l’uomo fin dalla preistoria, rendendola uno dei frutti più antichi e simbolici della nostra alimentazione. Originaria dell’Asia Centrale, dove veniva coltivata già in epoca neolitica, la mela si è diffusa in Europa grazie ai commerci lungo l’antica Via della Seta, fino a diventare protagonista delle tradizioni agricole e culinarie di gran parte del mondo. Nel corso dei secoli, monaci e contadini hanno moltiplicato le varietà attraverso innesti e selezioni, contribuendo alla nascita delle migliaia di cultivar oggi conosciute.
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Il termine mela deriva dal latino malum, con cui i Romani indicavano genericamente i frutti
di forma tondeggiante. Nel tempo la parola si è specializzata fino a riferirsi esclusivamente al frutto del Malus domestica.
L’etimologia richiama quindi una lunga tradizione linguistica e culturale, che collega la storia della mela
alla quotidianità delle civiltà mediterranee.

STORIA E DIFFUSIONE DELLA MELA NEL MONDO
La mela ha origini nell’Asia Centrale (area dell’attuale Kazakhstan) e accompagna
l’alimentazione umana fin dalla preistoria. Coltivata già nel Neolitico
(ca. 6000–3500 a.C.), si è diffusa grazie ai commerci transcontinentali e alla selezione operata
dall’uomo in epoche successive.
- Origini e Neolitico → prime coltivazioni in Asia Centrale; raccolta e consumo già in epoca preistorica.
- Antichità e Vie carovaniere → la mela raggiunge il Vicino Oriente e il Mediterraneo lungo l’antica Via della Seta.
- Medioevo europeo → monaci e contadini moltiplicano le varietà con innesti e selezione nei frutteti conventuali.
- Età Moderna → la coltura si espande in America, Australia e Nuova Zelanda con i flussi migratori.
- Età contemporanea → programmi di miglioramento genetico e nascita di migliaia di cultivar per usi e climi diversi.
incroci e adattamento a territori e tradizioni gastronomiche differenti.
Nota: la diffusione storica è stata favorita anche dalla dispersione dei semi tramite fauna selvatica
e, in tempi più recenti, dall’azione dell’uomo (innesto, selezione varietale, scambi commerciali).
Storia della mela
La mela è uno dei frutti più antichi e diffusi nell’alimentazione umana, apprezzata sin dalla preistoria. La sua origine risale all’Asia Centrale, in particolare all’area dell’attuale Kazakhstan, dove era coltivata già in epoca neolitica (6000–3500 a.C.).
Grazie ai commerci transcontinentali, la mela si diffuse progressivamente in Europa, diventando un alimento fondamentale nelle diete locali. Durante il Medioevo, monaci e contadini contribuirono a moltiplicarne le varietà attraverso innesti e selezioni, favorendone la coltivazione nei frutteti dei conventi e nelle campagne.
Con l’Età Moderna, la diffusione del melo varcò i confini europei, raggiungendo l’America, l’Australia e la Nuova Zelanda, dove la coltivazione si radicò e prosperò. Oggi la mela è uno dei frutti più coltivati e consumati al mondo, simbolo di lunga tradizione agricola e di grande valore nutrizionale.
Caratteristiche del melo selvatico
Il melo selvatico (Malus sylvestris) è considerato uno dei principali progenitori delle varietà di melo coltivate. Grazie alla sua resistenza e rusticità, viene spesso impiegato come portainnesto nelle coltivazioni. Il suo legno, particolarmente duro e compatto, è apprezzato in ebanisteria e tornitura, mentre in passato era utilizzato anche come ottimo combustibile per la produzione di calore.

Storia della mela: l’ibridazione del melo
L’ibridazione del melo è stata un’evoluzione piuttosto rapida se confrontata con altri processi agronomici simili. Alla sua diffusione non contribuì soltanto l’uomo, che introdusse la tecnica dell’innesto in epoche successive, ma anche la megafauna preistorica. Gli animali, cibandosi dei grandi frutti del melo, favorivano infatti la dispersione dei semi attraverso la digestione, permettendo alla pianta di colonizzare aree molto vaste e di diversificarsi geneticamente. Questo fenomeno ha posto le basi per la nascita delle numerose varietà che oggi conosciamo.

Settemila varietà di mele
Oggi, nel mondo, si contano oltre 7.000 varietà di mele (dato aggiornato al 2024), coltivate e commercializzate per soddisfare gusti e usi differenti. Nonostante questa straordinaria diversità, la maggior parte delle cultivar moderne discende da appena quattro antiche varietà, introdotte in Europa attraverso i commerci lungo l’antica Via della Seta. Da questo nucleo originario si sono sviluppati, grazie a selezioni e incroci, i tanti tipi di mele che oggi troviamo sulle nostre tavole.
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Alberi da frutto della famiglia del melo
Il melo (Malus domestica) appartiene alla vasta famiglia delle Rosaceae, che comprende molte altre specie di alberi da frutto coltivati e apprezzati in tutto il mondo. Tra i più noti troviamo il ciliegio, il pero, il pesco, il nespolo, il mandorlo, il cotogno, l’albicocco e il prugno. Alla stessa famiglia appartengono anche piante arbustive e spontanee come il lampone, la fragaria (fragola) e i rovi da cui si raccolgono le more. Questa ricchezza di specie dimostra l’importanza delle Rosaceae sia in agricoltura che nell’alimentazione umana, grazie alla grande varietà di frutti che offrono.



Frutti grandi e piccoli
La diffusione delle specie da frutto è stata favorita, nel corso dei millenni, anche dal ruolo degli animali. I frutti di grandi dimensioni, come mele, pere e pesche, venivano consumati soprattutto da animali di grossa taglia che, grazie alla digestione, contribuivano a disperderne i semi su vaste aree. Al contrario, i frutti più piccoli – come ciliegie, more, lamponi e fragole – rappresentavano una fonte di cibo ideale per gli uccelli, che si sono rivelati efficaci vettori naturali nella diffusione dei semi. Questo meccanismo ecologico ha permesso a molte specie arboree e arbustive di espandersi e consolidarsi in diversi habitat, garantendo biodiversità e continuità genetica.
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La diffusione delle piante da frutto è stata favorita, nel tempo, anche dal ruolo degli animali come vettori naturali di semi.
- 🍎🐘 Frutti grandi (mele, pere, pesche): consumati da animali di grossa taglia, che disperdevano i semi dopo la digestione, favorendone la diffusione su vaste aree.
- 🍒🐦 Frutti piccoli (ciliegie, more, lamponi, fragole): apprezzati dagli uccelli, che hanno contribuito a diffonderne i semi attraverso i loro spostamenti.
Curiosità: questi meccanismi ecologici hanno garantito nei secoli la biodiversità e la continuità genetica di molte specie vegetali.
Popolazioni isolate durante la glaciazione
Fino al termine dell’ultima glaciazione, circa 12.500 anni fa, la diffusione del melo selvatico fu limitata ad alcune aree ristrette, dove gli animali che se ne cibavano – in particolare orsi e cervi – riuscivano a sopravvivere. Questi territori non erano continui, ma separati da vaste zone ricoperte dai ghiacci, e ciò determinò l’isolamento delle diverse popolazioni di melo. Solo con l’intervento dell’uomo, che iniziò a includere i frutti del melo nella propria alimentazione e successivamente a coltivarli, la pianta si diffuse in modo stabile e capillare, diventando una delle specie da frutto più importanti della storia agricola.

Api e insetti nella diffusione delle varietà
L’ibridazione del melo, nelle epoche precommerciali, è avvenuta in gran parte come processo involontario. Un ruolo fondamentale lo ebbero le api e gli altri insetti impollinatori, che durante le loro attività di bottinazione mettevano in contatto varietà diverse, favorendo naturalmente gli incroci. A questo fenomeno spontaneo si aggiunse l’intervento dell’essere umano, che già nelle prime fasi dell’agricoltura cominciò a selezionare gli alberi più produttivi e robusti. Con l’introduzione della tecnica dell’innesto, la coltivazione del melo compì un salto decisivo: da semplice pianta selvatica divenne una specie coltivata e migliorata consapevolmente, aprendo la strada alla nascita di nuove varietà volute dall’uomo.
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