Siamo nella Sardegna centrale, su quel versante occidentale che in passato rivestì un ruolo di primo piano nella storia dell’isola (porti minerari del Sulcis, Giudicato di Arborea, Bosa città regia, Alghero città catalana) e che oggi, pur godendo di una minore visibilità sulle offerte turistiche tradizionali, escludendo Alghero che rappresenta invece la località turistica più cliccata della Sardegna si presenta ai visitatori come un lat dell’isola pieno di interessanti suggestioni. Come il Golfo di Oristano.
LA GEOGRAFIA
Il Golfo di Oristano (in sardo golfu de Aristanis) è un’insenatura di 22 chilometri bagnata dal mar di Sardegna, situata nella Sardegna centro-occidentale. Si estende su un ampio arco ellittico, delimitato dai promontori basaltici di Capo San Marco a Nord e Capo Frasca a Sud e bagna le province di Oristano (comuni di Cabras, Oristano, Santa Giusta, Arborea e Terralba) e del Medio Campidano (comuni di Guspini e Arbus). Il suo nome deriva dalla principale città che si affaccia su litorale, Oristano (167.971 abitanti), che, insieme ad Alghero (43.563) e Bosa (7.959), è il centro urbano più importante della costa. Secondo gli studiosi di urbanistica e sociologia urbana, gli insediamenti costieri del Golfo di Oristano sono delle cosiddette “situazioni ibride“, cioè, sia stagionali che permanenti e si sviluppano attorno ai principali centri, che sono:
- Oristano con la borgata marina di Torre Grande,
- Arborea con le Colonie Marine,
- Cabras più le località marine di San Giovanni di Sinis e Funtana Meiga,
- San Vero Milis a cui vano aggiunte S’Arena Scoada, Putzu Idu, Mandriola, Su Pallosu, Sa Rocca Tunda,
- Terralba e il villaggio di pescatori di Marceddì.
Il litorale del Golfo di Oristano è caratterizzato da una costa bassa e prevalentemente sabbiosa nella quale si succedono le seguenti aree:
- La Caletta,
- Litorale del Mare Morto,
- Torre Grande,
- Abba Rossa,
- Litorale di Arborea,
- Litorale di Corru Mannu
- Litorale di Marceddì
- La Penisola del Sinis
La Penisola del Sinis, si trova a Nord del Golfo di Oristano ed è delimitata dal promontorio di Capo Mannu e Capo San Marco. Il sistema costiero è caratterizzato dall’alternanza di piccole baie a più ampie falcate sabbiose, promontori e falesie; mentre all’interno trovano visibilità i piccoli tavolati basaltici di Cabras di Su Pranu e Roia Sa Murta. Il sistema di spiaggia e dei campi dunali di Is Arenas, che connettono la penisola del Sinis con il sistema dei versanti costieri del Montiferru, comprende arenili battuti dal vento di maestrale che li rende ideali per gli amanti del surf, le più note sono:
- Su Pallosu,
- Sa Mesalonga,
- Sa Salina Manna,
- S’Arena Scoada,
- Maimoni-Is Arutas-Is,
- Caogheddas,
- Funtana Meiga,
- San Giovanni.
In questa parte del golfo si trovano ancora, disseminate qua e là , le tipiche “baraccas“, le antiche capanne di pescatori costruite in falasco, l’erba palustre con cui gli stessi pescatori costruivano le loro imbarcazioni, i fassonis.
- Mal di Ventre
Gli isolotti di Mal di Ventre e di Catalano, rappresentano le emergenze rocciose del mare antistante alla penisola del Sinis. La prima, detta in sardo anche Isula de Malu Entu o Malu entu (“cattivo vento” in riferimento al maestrale padrone quasi assoluto di questo tratto), dista poco meno di dieci chilometri dalla costa ed è inclusa nel perimetro dell’Area marina protetta Penisola del Sinis – Isola Mal di Ventre. La sua superficie è quasi totalmente pianeggiante e si estende per 0,80 kmò presentando l’altitudine massima in appena 18 m s.l.m. Nell’isola è presente una pozza di acqua sorgiva che dà sopravvivenza ad alcune specie di piccoli mammiferi, rettili e volatili. La sua origine geologica indica che l’isola fa parte del complesso granitico, in gran parte sommerso, che si estende da sud a nord davanti alle coste della Penisola del Sinis e rappresenta l’unica formazione paleozoica della zona. La costa orientale è per lo più sabbiosa, con alcune piccole calette di facile approdo; la costa occidentale invece è alta
e rocciosa ed esposta al vento di maestrale.
I fondali del mare sono per lo più rocciosi.
- Catalano
Lo scoglio del Catalano (Su Cadelanu in lingua sarda, detto anche “Il Saraceno”) anch’esso fa parte dell’Area marina protetta Penisola del Sinis e dista 5,6 miglia nautiche dalla costa dell’isola madre, la Sardegna. Il suo diametro è di appena 200 metri, ed è costituito per lo più di roccia basaltica nera, da cui deriva il caratteristico colore che lo rende visibile a molte miglia di distanza. La sua superficie è ricoperta da uno strato di guano depositato da uccelli marini che qui nidificano. La vegetazione spontanea è pressoché assente, limitata a qualche rara chenopodiacea e alla portulaca oleracea, che non tutti gli anni riesce a vegetare. Gli uccelli nidificanti sono solo il Gabbiano reale e il Marangone dal ciuffo. Nelle acque circostanti è possibile avvistare invece tartarughe marine e cetacei, mentre fino a pochi decenni fa, veniva segnalata la presenza della foca monaca, ormai rarissima nel Mediterraneo.
- Torregrande
Scendendo verso Sud lungo la costa del Golfo di Oristano, l’attenzione del visitatore è richiamata dalla Marina di Torregrande, storica località dove gli spagnoli eressero una delle più grandi torri di avvistamento del mediterraneo, 17 metri di diametro per 14 di altezza; attrezzata per la difesa pesante e detta anche torre de armas o gagliarda. Il sito militare era comandato da un alcaide, in collaborazione con un artigliere e quattro soldati. Le armi in dotazione erano quattro cannoni di grosso calibro, due spingarde e cinque fucili. Oggi, d’estate Torregrande, non è più un area militare ma una vivace località turistica.
- Marceddì
L’ultimo tratto del Golfo di Oristano è caratterizzato dello stagno di Marceddì, alimentato direttamente dal mare ma in grado di tenere un regime di acqua dolce salmastra, grazie al ricambio proveniente dallo stagno che si trova alle sue spalle, quello di San Giovanni. Marceddì è anche il nome del villaggio di pescatori dove è possibile visitare la chiesa della Vergine di Bonaria e il particolare assetto urbano, costituito dalle basse case di pescatori disposte in filari paralleli attorno alla laguna. Per queste particolarità , Marceddì è entrato di diritto nelle proposte turistiche del Golfo di Oristano, anche grazie alla nuova formula di ospitalità che permette ai visitatori di soggiornare direttamente nelle case dei pescatori.
LE AREE UMIDE
Nelle immediate vicinanze del Golfo di Oristano si trovano numerosi stagni che, con la loro estensione complessiva pari a 6 mila ettari, rappresentano il 50% delle lagune della Sardegna. Sono:
- Lo stagno di Cabras (con una estensione di 2000 ettari è uno dei più vasti d’Europa),
- lo stagno di Mistras (450)
- lo stagno di Santa Giusta (790)
Queste aree umide costituiscono importanti luoghi d’interesse faunistico e paesaggistico. Si tratta infatti di un patrimonio essenziale del territorio della Provincia di Oristano sottoposto a vari piani di protezione da parte dell‘Assessorato Ambiente e Protezione Civile che mira alla conservazione delle biodiversità e alla gestione di uno sviluppo sostenibile. Le zone umide costiere si estendono dal centro del Golfo di Oristano, alla penisola del Sinis, fino a comprendere il compendio sabbioso di Is Arenas riproducono una possibilità ecologica di rilevante interesse in termini di conservazione della biodiversità del mediterraneo. Esse si alternano alle foci dei fiumi con numerosi canali attraverso cui le acque marine si connettono con i sistemi umidi di Mistras, di Cabras, di Santa Giusta, di S’Ena Arrubia, di Corru Mannu, di Corru S’Ittiri, di San Giovanni-Marceddì. Oltre questi sistemi umidi naturali ve ne sono altri artificiali, trasformati cioè dalle bonifiche storiche e dalle sistemazioni idrauliche e in più vi sono numerosi altri piccoli stagni che fanno parte dei compendi umidi principali:
– la bassa valle del Rio Sitzerri, che convoglia i deflussi canalizzati nello stagno di Marceddi/San Giovanni dopo aver drenato le acque superficiali del bacino idrografico comprendente il settoreminerario di Montevecchio;
– i versanti occidentali del Monte Arci, con le falde pedemontane e segnati dalla rete di canali drenanti naturali che alimentano la pianura di Oristano-Terralba;
– la piana colluvio-alluvionale di Santa Maria di Neapolis, che degradano dolcemente verso lo stagno di Marceddì e che raccordano ad ovest il tavolato basaltico di Capo Frasca e verso sud il sistema delle conoidi detritiche che si distendono dalle falde nordoccidentali del massiccio vulcanico dell’Arcuentu;
– le zone umide del Sinis, che si articolano nello stagno de Sa Salina, de Is Benas, di Sal’e Porcus e nel più vasto compendio umido di Cabras e Mistras.
(Fonte: Piano Paesaggistico Regionale – Ambiti di Paesaggio Scheda Ambito n. 9 Golfo di Oristano)
IL TIRSO SFOCIA QUI DOPO 152 CHILOMETRI
Sul Golfo di Oristano si trova anche la foce del Tirso, il fiume più lungo e importante della Sardegna che nasce alle pendici di Punta Pianedda (985 m), nell’altopiano di Buddusò e attraversa l’isola da Est verso a Ovest per ben 152 km sfociando nel territorio comunale di Cabras in località “Su Cungia de Gerrusso“. Il fiume Tirso è noto alle cronache storiche di tutti i territori che attraversa, perché prima delle opere di arginatura effettuate proprio nella piana retrostante al golfo, era soggetto a piene rovinose e frequenti straripamenti, specialmente nei mesi estivi. La continuità del Golfo di Oristano è interrotta pure dalla presenza di altre foci fluviali, come quella del Rio Mogoro e del Rio Flumini Mannu.
L’ECONOMIA
Le principali attività economiche che si svolgono nel Golfo di Oristano sono la pesca, l’itticoltura e le attività manifatturiere legate al mercato del pesce (in particolare la bottarga che è un prodotto tipico della zona di Cabras) e il turismo. Quello balneare, nelle località di San Giovanni di Sinis, Marina di Torre Grande e Arborea Lido; il turismo culturale, riguardante soprattutto i siti archeologici di Tharros (Penisola del Sinis), Oristano e il suo centro storico medioevale e Arborea, città di insediamento fascista costruita nell’ ambito della bonifica integrale del comprensorio dello stagno di Sassu.
LA GASTRONOMIA
La gastronomia che si produce nelle varie località che si affacciano sul Golfo di Oristano, non può che essere prevalentemente legata all’acqua e alle sue risorse, sia marine che lagunari. Una su tutte è sicuramente la tradizionale raccolta dei molluschi bivalvi vivi della valle di Marceddì. Qui, i preziosi frutti di mare una volta raccolti dal loro habitat naturale dove proliferano filtrando il cibo dall’acqua, vengono trasportati in apposite vasche in località Corru Mannu, dove vengono puliti, selezionati, etichettati e confezionati per essere immessi nel mercato. Si tratta di Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Sardegna (PAT) riconosciuti assieme ad altre prelibatezze, come le ottime cozze dal gusto dolce e lievemente amaro e le arselle, bianche e nere, richiestissime dai migliori ristoratori italiani.
- Le ricette
Gli oristanesi, grandi amanti del pesce e dei frutti di mare, hanno saputo sviluppare nei secoli un’esperienza culinaria che la grande gastronomia internazionale ha sempre tenuto in considerazione. Ovviamente, accanto alle tecniche di produzione e di lavorazione delle materie prime, si è affiancato pure una sapiente mescolanza degli ingredienti fino ai risultati attuali che riconosce questa gastronomia una delle più importanti d’Italia. I piatti più rinomati vanno dai classici risotti alla pescatora, alle zuppe di pesce alle cozze gratinate, passano per la più tradizionale fregola con arselle, piatto a base di pasta di semola di grano duro e sugo di vongole.