Il sito dove attualmente sorge la cittadina turistica di San Teodoro era già abitato in epoca antica come testimoniano alcuni ritrovamenti nuragici e preistorici che ancora sono presenti nella borgata Naracheddu. Le prime documentazioni scritte che tuttavia certificano la presenza organizzata dell’uomo, risalgono solo all’età bizantina, quando il culto cristiano cominciò anche in Sardegna a dare prova di se pure con le testimonianze architettoniche, tra cui le prime chiese. L’origine del nome “San Teodoro” pare derivi, infatti, dalla presenza dell’attuale chiesa parrocchiale, dedicata a San Teodoro di Amasea che era un soldato romano d’oriente, martire del IV secolo d.C. In epoca giudicale a partire dal XIII secolo, il territorio teodorino si chiamava Offolle e faceva parte del Giudicato di Gallura, che poi passò in mano ai dominatori pisani. Secondo l’Itinerarium Antoninianum (1200) pare che nell’attuale area dove sorge il paese, vi fosse un centro abitato di matrice romana, denominata Coclearia: vi sono ritrovamenti archeologici, esposti presso il museo di San Teodoro che avvallerebbero questa teoria.
CROCEVIA DI PASTORI TRANSUMANTI
E PIRATI SARACENI
Offolle era comunque zona di transito o di sosta del principale centro urbano gallurese del tempo romano Civita, che in epoca pisana venne chiamata Terranova, e oggi è l’attuale Olbia. Offolle , nel medioevo, entrò in crisi, probabilmente a causa delle gravissime pestilenze che colpirono la Gallura, la Sardegna e l’Europa in generale. Dal punto di vista ambientale il territorio era allora molto boscoso e frequentato da pastori transumanti. Le spiagge invece erano battute – come nel resto delle coste dell’isola – da navi barbaresche, che saccheggiarono le zone di mare fino ai primi del XIX secolo. In epoche più recenti, alcuni documenti rinvenuti nell’archivio della Diocesi di Tempio-Ampurias riguardanti la fine del Seicento, parlano d’insediamenti di coloni tempiesi nell’area. In seguito, con l’introduzione del feudalesimo in Sardegna e la conquista aragonese dell’isola nel XIV secolo, il territorio di San Teodoro fece parte di un unico feudo che comprendeva Posada, Siniscola, Torpè, Lodè, Budoni e San Teodoro, era la cosiddetta Contea di Montalbo o Baronia di Posada il cui amministrativo principale fu appunto a Posada. La giurisdizione sotto Posada rimase poi anche in epoca sabauda, a seguito della formazione dei moderni comuni.
I TEMPIESI DI SAN TEODORO CHIEDONO L’IDENTITÀ: “GALLURA NON ESTE BARONIA”
Nel frattempo, la comunità di San Teodoro, che aveva anche una forte matrice tempiese di origini ormai remote e ben impiantata nel territorio al punto che, così come parte dell’attuale Budoni, anch’essa popolata da coloni di origine tempiese, avvertiva la necessità di una maggiore autonomia. La popolazione era divenuta consapevole di una serie di differenze culturali (per esempio, linguistiche) che la distingueva dalle Baronie. I legami con la Gallura e la vicina Corsica, caratterizzati, per esempio, da una grande somiglianza di linguaggio, erano avvertiti anche dagli abitanti della vicina Baronia, che fino a pochi decenni fa chiamavano i teodorini e i budonesi di cultura gallurese con il termine sos corsesos (i corsi).
IL FASCISMO TARGÒ SAN TEODORO IN PROVINCIA DI NUORO
Nel 1927, in epoca fascista, il comune di Posada e con esso San Teodoro, furono inclusi nell’ambito della nuova provincia di Nuoro, rendendo così ancora più forte il distacco amministrativo di San Teodoro dal resto della Gallura, che invece faceva parte della provincia di Sassari. Ma il dibattito all’interno della comunità teodorina era ormai aperto e l’ipotesi di un riconoscimento gallurese a tutti gli effetti, era rinforzata dal fatto storico che i territori alla diocesi attualmente nota come Tempio-Ampurias, che comprende i territori storici dell’Anglona e della Gallura, comprendeva anche San Teodoro. Tale appartenenza è comprovata dal XVII secolo e certifica i legami culturali della comunità teodorina con la realtà gallurese. Dal 2005 San Teodoro è entrato a far parte della nuova Provincia di Olbia-Tempio.