La Battaglia di Porto Conte, 25 agosto 1353, è stato l’epilogo della lunga guerra che Genova e Venezia si fecero per avere il dominio delle rotte commerciali da e per il Mar Nero.
La guerra durò cinque anni, dal 1350 al 1355 e vide in una prima parte del confronto la dominanza di Genova, ma la sconfitta finale fu proprio a danno dei liguri che nella baia di Porto Conte ad Alghero, andarono in contro a un doloroso fallimento militare.
GLI ANTEFATTI
Genova alle soglie del ‘300 era la padrona indiscussa del Mar Nero. Nessun’altra potenza marinara contemporanea poteva contare su una tale condizione su un angolo di mondo tra i più lucrosi dell’epoca. Nei porti del Mar Nero arrivavano infatti le merci provenienti dal Medio Oriente, dall’Estremo Oriente, dall’Eurasia e dalla immensa pianura russa, nonché dall’Europa orientale. Sul Mar Nero sfociavano due fiumi navigabili che mettevano in collegamento località continentali lontane centinaia di chilometri dalla costa, come il fiume Danuibio (foce sulla costa settentrionale della Romania) e il fiume Don (Russia, Mare d’Azov).
Genova, grazie al Trattato del Ninfeo (1261) stipulato coi Bizantini che controllavano il Bosforo, entrava in possesso della principale tratta che metteva in comunicazione i porti più ricchi e lontani del Mar Nero con il Mar Mediterraneo, ovvero quella che dal Mare d’Azov e dalla Crimea portava allo Stretto dei Dardanelli.
I Genovesi tuttavia per operare con profitto dovettero da un lato difendersi dalle aggressioni dei Tartari, le popolazioni di etnia turca che, provenienti dalle steppe desertiche della Mongolia e della Siberia, si volevano affacciare nel Mar Nero e in più dovettero confrontarsi con Venezia, la nascente potenza marinara che iniziava a insinuarsi in quei porti, con i primi scali ricavati molto spesso nelle adiacenze di quelle genovesi, come ad esempio Trebisonda sulla costa anatolica.
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Genova riuscì a debellare la minaccia tartara con numerose vittorie militari sulla costa russa, ma dovette imparare a convivere con la crescente concorrenza veneziana.
IL CASUS BELLI: BLOCCARE IL BOSFORO E IL D’AZOV
Una volta debellata la minaccia tartara, tra i primi provvedimenti che la città ligure adottò nella politica di controllo dell’area fu il “blocco degli stretti”, ovvero un doppio presidio navale militare sia sullo Stretto del Bosforo (tra Mar Nero e Mar Mediterraneo) che sullo Stretto di Kerc (tra Mar Nero e Mar d’Azov).
- Venezia dichiara guerra a Genova
Per Venezia questa situazione si rivelò subito insostenibile e la dichiarazione di guerra a Genova fu la conseguenza.
LA GUERRA
Il confronto tra le due potenze, come detto, si svolse quasi sempre in Oriente, tra cui, le battaglie decisive furono:
- La Battaglia di Castro (Peloponneso, Grecia), vinta dai genovesi
- La Battaglia del Bosforo (Turchia), vinta dai genovesi
- La Battaglia della Lojera (Porto Conte, Sardegna), vinta dai veneziani-aragonesi
- Le Alleanze
Il confronto tra Genova e Venezia fu anche il confronto tra le potenze che nel Mediterraneo rivendicavano la propria presenza, come gli Aragonesi e i Bizantini che sostennero Venezia, oppure come gli Ottomani e i Turchi che sostennero Genova.
I motivi di queste alleanze erano i seguenti:
- Gli Aragonesi si allearono con Venezia per fronteggiare Genova sul dominio della Sardegna. La città ligure infatti a quel tempo già controllava la Corsica e in Sardegna aveva preso posto a Castelsardo e nel sassarese col Giudicato di Torres, dove le famiglie genovesi degli Spinola, dei Malaspina e dei Doria si erano stabilmente insediate. Gli Aragonesi invece avevano controllo del sud dell’isola, in particolare Cagliari e Arborea. Quest’ultima era un giudicato indipendente ma alleato degli aragonesi.
- I Bizantini, dopo aver dato licenza commerciale a Genova sul Mar Nero persero numerosi porti di controllo, come appunto Galata, quartiere di Bisanzio e l’isola egea di Chio. Scelsero quindi di appoggiare Venezia (che finanziava i loro armamenti) per combattere Genova, mettendo a disposizione proprie galee.
- Gli Ottomani e i Turchi appoggiarono Genova in chiave antibizantina.
La guerra consistette in cruente battaglie navali e in ripetuti saccheggi di porti ed empori, con cattura di prigionieri, navi, merci, schiavi.
GLI ARSENALI NAVALI
Genova si presentò alla guerra con Venezia con un arsenale bellico-navale di tutto rispetto: nel 1290 poteva contare su una flotta di 200 navi, dislocate nei vari porti a presidio delle principali operazioni commerciali e soprattutto delle tratte che dovevano essere di esclusiva oppure sottoposte a rigidi controlli per i convogli stranieri potenziali concorrenti.
Venezia dichiarò guerra a Genova disponendo solo 95 navi e dovette allearsi con i Bizantini e soprattutto con gli Aragonesi per bilanciare lo strapotere di Genova.
- La Galea sottile
La Galea sottile era la galea tipo, utilizzata in pieno medioevo da buona parte delle potenze marittime del Mediterraneo. Era un mezzo veloce, agile, capace di navigare bene anche controvento, veniva utilizzata sia in guerra che per il trasporto di merci. Le sue dimensioni si attestavano sui 45 metri di lunghezza per 5 di larghezza e arrivava a ospitare 25 rematori.
IN SARDEGNA LA SCONFITTA DEI GENOVESI
La Guerra degli Stretti, sebbene Genova la iniziò in condizioni di netta superiorità nei confronti di Venezia, si trasformò in una cocente sconfitta che maturò non nelle prime due battaglie sul Bosforo, ma nell’acceso confronto in Sardegna.
- A sud gli Aragonesi a nord i Genovesi
L’isola era infatti al centro di accesi appetiti degli Aragonesi e dei Genovesi. I primi che controllavano il meridione con il Regno di Sardegna (capitale Cagliari) e il Giudicato d’Arborea (loro alleati); i secondi che avevano influenza diretta tra Castelsardo e Alghero.
- Genova ad Alghero: per gli Aragonesi una provocazione insopportabile
Dal 1347 l’insofferenza dei Sardi verso il dominio aragonese, sommata all’interesse di Genova per un allargamento verso sud, mise in allarme gli Aragonesi sull’esigenza di consolidare le proprie posizioni nell’Isola. Il casus belli della guerra tra genovesi e aragonesi con, sullo sfondo, anche quella tra Venezia e Genova, avvenne nel 1353, quando i Doria dettero a Genova la cittadina di Alghero. Pietro IV d’Aragona non accettò questa situazione e dichiarò guerra alla Repubblica di Genova con l’intento di conquistare l’importante porto della costa nord occidentale sarda.
- A Cagliari Venezia è già pronta alla guerra
A dare manforte agli Aragonesi giunse in aiuto Venezia che portò a Cagliari una squadra di ben 20 galee; nel frattempo al Nord, il governatore Rambaldo de Corbera (Regno di Sardegna), aveva conquistato lo storico possedimento doriano di Castelsardo. Per Genova la situazione era dunque ad un passo dalla disfatta già prima dello scontro decisivo di Alghero.
Nel teatro naturale di Porto Conte i Genovesi, dovettero combattere contro una flotta di 46 galee fornite da Rambaldo de Corbera che era giunto sul posto direttamente da Castelsardo e le 20 galee veneziane. A comandare il fronte aragonese-veneziano fu l’ammiraglio Niccolò Pisani, già a capo delle forze veneziane sul Bosforo. Il 25 agosto 1353 i Genovesi subirono nella baia di Porto Conte una pesante sconfitta che cambiò i rapporti di forza tra le due Repubbliche.
L’anno dopo, nel 1354, i genovesi catturarono nel Peloponneso l’ammiraglio Pisani: questo colpo mise in crisi l’aristocrazia mercantile veneziana che il 1° giugno del 1355 chiese e ottenne la pace con Genova. La svolta pacifista fu dovuta al fatto che entrambe le potenze stavano attraversando un momento di crisi: Genova chiese aiuto ai Visconti di Milano per continuare la guerra in questi ultimi anni, mentre la città della Laguna dovette subito preoccuparsi delle mire ungheresi in Dalmazia che proprio l’anno successivo venne perduta.