Le dimissioni in massa di parte del personale storico del Villaggio Palmasera di Cala Gonone all’apertura della stagione turistica 2020 ha suscitato nell’opinione pubblica locale l’occasione per un dibattito sulla questione “lavoro stagionale e sfruttamento professionale”. Sullo sfondo si è accesa poi una riflessione sugli interessi che le risorse economiche del territorio dorgalese attirano da ogni parte d’Italia e non solo. Ma Cala Gonone altro non è che una riproduzione in scala del sistema economico mondiale.
TUTTO A NORMA DI LEGGE
Sebbene allo stato attuale non si evidenzi, da un punto di vista legale, che da parte della ditta che ha proposto l’assunzione del suddetto personale siano state violate le leggi sul diritto del lavoro, è chiaro che le dimissioni del comparto, parte del quale composto da personale con lunga esperienza nel settore, in piena crisi economica da Covid 19, fa sorgere il dubbio che l’accordo non sia stato raggiunto perchè il compenso proposto dal datore di lavoro era insufficiente. In tal caso ci sarebbe da chiedersi: insufficiente perchè?
LE CARTE SUL TAVOLO
Ovviamente in assenza di carte alla mano, Informati-Sardegna può scrivere solo col beneficio del dubbio e le realtà attualmente certificate sono quattro, una a ricaduta sull’altra: 1) è stata fatta una proposta di lavoro; 2) la proposta è stata rifiutata; 3) il datore di lavoro ha provveduto legittimamente all’assunzione di nuovo personale disposto ad accettare tale proposta; 4) i dipendenti che hanno rifiutato la proposta hanno manifestato in piazza pubblica la loro posizione.
IL VILLAGGIO PALMASERA NELLA STORIA DI DORGALI & CALA GONONE
Il Villaggio Palmasera, costruito dall’imprenditore romano Ferruccio Checchi (scomparso di recente), è attualmente, dopo oltre trent’anni di onorata carriera, il complesso alberghiero-ricettivo più importante della località turistica di Cala Gonone, la cui valenza si evidenzia chiaramente nell’estensione delle cubature e nell’occupazione di territorio; nel numero di posti letto e nella molteplicità di servizi offerti al cliente; nel fatto che per operare richieda il coinvolgimento di un considerevole numero di persone a cui si chiede curriculum, professionalità ed esperienze sempre più all’altezza delle nuove aspettative del mercato turistico. Un mercato fatto di tante offerte, che vanno dalle più nobili proposte culturali e di servizio alle più meschine speculazioni su personale e consumatori. All’interno di questo range si muovono tutti gli operatori turistici che, a vari gradi, si collocano più vicino o più lontano dai suddetti estremi.
L’importanza del Villaggio Palmasera (oggi denominato più modernamente “resort“) è indiscutibile da un punto di vista storico-culturale, sia per la storia economica e turistica di Cala Gonone e Dorgali, sia per quella dell’intera Sardegna, perchè ha rappresentato l’apripista di questa tipologia di servizio nel territorio, capace di operare a pieno regime già dalla metà degli anni ’70 quando in altre località turistiche della regione, oggi rinomate, vi erano solo pescatori di aragoste e diportisti occasionali.
LAVORARE PER TRE MESI L’ANNO
Fate le premesse e ritornando alla calda attualità gononese, le dimissioni in massa del personale delle pulizie hanno alimentato nella caldissima estate post covid un acceso dibattito che ha messo in luce i diritti dei lavoratori dipendenti stagionali nel settore del turismo e, non ultimo, sugli appetiti da soddisfare di tanti pretendenti alla grande torta: Cala Gonone.
In merito alla prima questione, le domande che a Informati-Sardegna piacerebbe avere qualche risposta sono:
- perchè un professionista arriva a rifiutare una proposta di lavoro, durante una crisi economica spaventosa, pur avendo esperienza, curricola e feedback positivi per anni da parte degli utenti nelle recensioni di settore?
- A quale compromesso economico oggi un dipendente privato stagionale deve scendere per portare sotto i denti il pane quotidiano?
- Quali sono le finalità del datore di lavoro di una struttura così impattante sul territorio?
LA TRASFORMAZIONE DI CALA GONONE
Tali quesiti probabilmente rimarranno senza risposta ufficiale perchè, se c’è una cosa chiara in un’economia di mercato come quella capitalista spinta di questi ultimi quarant’anni, è che tutte le posizioni che si prendono non sono mai definitive e possono essere cambiate da un momento all’altro a seconda di cosa il mercato voglia. Quindi, se negli anni ’60 e ’70 erano le stagioni degli ultimi avvistamenti della foca monaca (LEGGI: Il Ramo Nord delle Grotte del Bue Marino), delle prime escursioni in barcone e del turismo d’èlite; negli anni ’80 erano quelle del turismo di massa, degli alberghi classici e degli appartamenti in affitto per uno o due mesi ad uno stesso nucleo familiare; negli anni ’90 sono entrati in campo gli agriturismo e le prime timide iniziative per allungare la stagione oltre il mese di settembre; seguono gli anni 2000, con il boom dei bed & breakfast e l’ingresso definitivo del last minute: vacanze prenotate all’ultimo momento della durata di qualche giorno per due o tre persone. Nel frattempo, dal duemila ad oggi, sono saliti i prezzi ma si sono pure moltiplicate le offerte, con nuove diversificazioni delle proposte e nuove professionalità a regime, quali servizi navetta per l’interno, escursionismo di massa, transfert da e per porti e aeroporti, nascita di nuove strutture ricettive e ammodernamento di quelle esistenti. E in contemporanea chiusura definitiva di attività fuori mercato, come piccoli negozi di alimentari, sale giochi, discoteche, moltiplicazione dei punti ristoro.
IL METODO RENDE PIU’ DEL MERITO
In questa girandola di cambiamenti nessuno può stare più al sicuro: i posti fissi dell’amministrazione pubblica non esistono più; l’esperienza accumulata in anni di attività da un nobile professionista può non valere nulla se un servizio apparentemente simile lo può fare un inesperto che costa meno (l’importante è venderlo, poi sulla qualità …tutto si può risolvere in lungaggini legali che scoraggiano le proteste. Nel frattempo il prodotto è stato venduto. Anche le recensioni cattive possono far paure, ma con un pò di spregiudicatezza e coraggio si digeriscono pure quelle); i titoli di studio non sempre sono sufficienti a tutelare la riservatezza delle professioni e quasi ovunque l’anarchia e il complottismo hanno sostituito il rigore metodologico e scientifico; il consumismo ha dilapidato il senso critico delle masse e trasformato i cittadini in fedeli consumatori, capaci di rateizzarsi l’auto ammiraglia pur di apparire ma vivendo a casa dei genitori con un lavoro precario in tasca e senza aver mai realizzato nulla.
LA LIQUEFAZIONE DEL DIBATTITO E LA REALTA’ DEL MUTUO
Davanti a questo panorama, variegato e complesso, è chiaro che le dimissioni in massa di un comparto possono far sconcerto e innescare qualche timida riflessione a forma di protesta. Ma il rischio che si trasformi in una fiammata senza arrosto è molto alta: attenzioni e dibattiti nelle prime settimane dall’accaduto; qualche articolo sul giornale; qualche speculazione politica per ridare una rinfrescata al dibattito moribondo, ma poi tutto ritorna come prima, anzi come è: volubile e liquido per dirla alla Bauman, ma niente di più. Rimangono più reali che mai i fatti: i posti di lavoro assegnati ad altri; buste paga che mancano; rate del mutuo da pagare e il curriculum che rimane lettera morta e non fa più peso specifico.
CALA GONONE TRA PRENDITORI E IMPRENDITORI
Cala Gonone dunque entra nella seconda decade degli anni duemila con l’ennesima trasformazione del settore economico che ricalca in scala minore ciò che succede ai vertici del capitalismo mondiale: chi ha avuto il merito e la fortuna di accumulare ingenti risorse economiche in un settore, subentra anche in quello limitrofo. Compra. Compra ovunque, il più possibile e molto in fretta. L’obiettivo non è solo fare utile ma scassare la concorrenza e monopolizzare il mercato. Oggi, per diventare un professionista di medio livello in un settore, servono circa venti o venticinque anni di vita, tra formazione teorica e apprendistato sul campo. Se si hanno i soldi la questione è risolta alla radice: si possono comprare comparti e professionisti. Monopolizzando il settore poi si piegano a patti i lavoratori che, non avendo altre possibilità di scelta perchè il mercato ha pochi concorrenti, se vogliono la busta paga devono accettare ciò che propone il datore di lavoro. Se il datore è illuminato da uno spirito egualitario, riconosce il valore del lavoro e lo premia col giusto compenso; se il datore è stritolato tra mercato volatile e diritto del lavoro che non riconosce il peso del rischio imprenditoriale, deve scegliere tra l’azienda, l’utile e il dipendente; se il datore ha uno schiacciante potere contrattuale dato dal fatto che è monopolista del mercato, non ha nessun interesse a scendere a trattative col lavoratore. E il tutto sotto l’occhio bendato di uno Stato che fa fatica a tutelare gli interessi pubblici e, dilaniato dalle speculazioni interne di ogni tipo, da quelle carrieristiche a quelle della retorica politica, dopo decenni di mala politica ha levato le tende dai settori nevralgici di quello che doveva essere il servizio pubblico come la scuola, la sanità , il diritto al lavoro, la tutela dell’ambiente e ha dato tutto in pasto alle privatizzazioni dove ciò che conta non è l’interesse di tutti, ma l’utile netto del proprietario d’azienda (LEGGI: L’ Aziendalizzazione del Servizio Sanitario Italiano).
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Autore dell’articolo: Pierpaolo Spanu