I parchi e viali della Rimembranza sono luoghi di memoria dei caduti della Prima Guerra Mondiale che furono istituiti nel 1922 e fatti realizzare in molte città italiane dal governo fascista.
Il significato di questi luoghi è assegnato agli alberi che in essi sono stati piantumati, i quali rappresentano ciascuno i caduti nella Prima Guerra Mondiale provenienti da quella specifica città.
Su ogni pianta è apposta una targa col nome del soldato e talvolta anche una fotografia.
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Rimembranza in Sardegna
In Sardegna esistono due luoghi che hanno il significato della Rimembranza dei caduti nella Prima Guerra Mondiale:
- parco della Rimembanza a Cagliari
- viale della Rimembranza a Iglesias
Italiani morti in guerra
Durante e in conseguenza della Prima Guerra Mondiale (1915-1918) sono morti tra i 650 mila e il milione di italiani.
13.800 sardi morti durante
la Prima Guerra Mondiale
Sardi morti in guerra
I sardi morti nella Prima Guerra Mondiale, secondo Giuliano Chirra, furono 13.800 quelli accertati, ma la stima si ritiene per difetto.
Di questi, il 10% persero la vita fuori dai confini nazionali, ovvero 1845 soldati.
Altre stime riportate sempre da Chirra nel suo ‘Mortos in terra anzena‘ , 650 sardi morirono tra Libia, Balcani e Francia. Poco meno del doppio furono invece i sardi caduti in prigionia e morti in carcere.
Dove i sardi persero la vita
Regioni del mondo in cui i sardi persero la vita durante la Prima Guerra Mondiale:
- Libia,
- Abissinia,
- Eritrea,
- Somalia,
- Albania,
- Macedonia,
- Francia.
Propaganda fascista e luoghi della Rimembranza
I luoghi della Rimembranza oltre ad essere un ricordo ai morti della Prima Guerra Mondiale furono uno strumento di propaganda fascista durante il Ventennio.
L’obiettivo era, attraverso questi monumenti, glorificare la “vittoria” e gli “eroi” di quel tragico evento, al fine di mantenere vivo nei cittadini il bisogno di una nuova militarizzazione del Paese che in quel periodo doveva rimanere per alimentare il sostegno al nuovo colonialismo italiano e, sebbene non in previsione immediata, in vista di un possibile secondo grande conflitto.
La retorica dei memoriali
Oltre ai luoghi della Rimembranza, le città italiane dell’epoca vennero coinvolte in una capillare diffusione di altre opere monumentali della Prima Guerra Mondiale, con la realizzazione di numerosi sacrari, cippi, lapidi, intitolazioni di piazze, vie, scuole, edifici pubblici alle vicende e alle battaglie della grande guerra
Questi luoghi, omaggiati anche da visite periodiche di scolaresche e autorità locali e nazionali, posizionati in zone simboliche delle città, come piazze, aree verdi o strade centrali.
Amplificare la sacralità del militarismo patriotico e alimentare l’amore per la patria tra cittadini era fondamentale per il fascismo al potere.
Il 2 dicembre 1925 questi luoghi divennero obbligatorie sedi di commemorazione, a cui dovevano partecipare cittadini, autorità e sopratutto giovani studenti.
L’oblio dopo la caduta del Fascismo
Con la fine della dittatura fascista i parchi delle Rimembranze entrarono progressivamente in disuso, tanto che tra gli anni ’50 e ’60, numerosi parchi vennero addirittura eliminati (pochi oggi sono rimasti fedeli alle origini) perché ritenuti un rimasuglio del regime, o perché non più conformi alle nuove scelte urbanistiche di un paese moderno e democratico.
Dal 2004 sono valore paesaggistico e culturale
Nel 2004 tuttavia, dopo anni di oblio, i parchi della Rimembranza hanno riacquisito una loro ufficiale importanza storica e simbolica, tanto che il Decreto Legge n. 42 del 22 gennaio 2004 ne ha riconosciuto il loro valore paesaggistico e culturale.