UN SALOTTO A CIELO APERTO
Il centro storico di Ozieri è uno dei più interessanti impianti urbanistici della Sardegna. Sia dal punto di vista culturale che turistico, passeggiando per le vie del cuore di questa importante cittadina del Nord Sardegna (10.291 abitanti), è facile imbattersi nel peso della storia e del vissuto di una comunità dalle più antiche radici sarde. Come è logico pensare, tutto il cuore urbano di Ozieri, sin dalla nascita è stato più volte sottoposto a ristrutturazioni e rimescolamenti che hanno portato al risultato attuale, dove palazzi di influenza spagnola e neoclassica si integrano con chiese, ex conventi e fontane. Fanno poi da contorno le tradizionali “altane”, terrazze chiuse da colonnati, i porticati colorati che valorizzano le piazze e le strade recentemente pavimentate.
PER I TURISTI, NON SOLO COSTA
In Sardegna, l’importanza economica dei centri storici autentici è certamente cresciuta a partire dal boom del turismo di massa che, forse bisognoso di variegare le classiche proposte balneari, ha individuato anche nella cultura urbanistica un’interessante via di sbocco. Sotto quest’aspetto dunque, Ozieri è uno dei grossi centri urbani dell’isola che può vantare di un centro storico in ottime condizioni di salute, sebbene le migliorie alla manutenzione ordinaria non siano mai troppe. Stiamo parlando di un salotto a cielo aperto dove molteplici sono le aree di interesse, A cominciare da una delle piazze principali, Piazza Cantareddu, che rappresenta simbolicamente la fotografia dell’espansione di Ozieri passata da paese a città .
PIAZZA CANTAREDDU, OLTRE UNA RIVOLUZIONE DURATA OLTRE UN SECOLO
Piazza Cantareddu è assieme a piazza Garibaldi, la piazza più importante della città . Dove ora si svolgono i principali eventi sociali che coinvolgono la comunità e il circondario, come feste popolari, concerti di cantadores, esibizioni di poeti e improvvisatori, fino a poco più di cinquant’anni fa si disputavano battaglie legali e confronti ideologici/politici pieni zeppi di contenuti. Il risultato architettonico presente è il frutto di un rivoluzionario intervento del centro cittadino iniziato a metà dell’800 con lo scopo di ottimizzare la viabilità nel cuore della città , ma, allo stesso tempo, l’esito di un acceso dibattito che ha coinvolto tutti gli strati sociali ed è durato oltre un secolo, dal 1853 al 1989. La storia di piazza Cantareddu comincia quindi nel XVII° secolo, con la costruzione degli eleganti palazzi che fecero gli antichi “printzipales” puntava a creare il “salotto buono della città “, dove l’ideologia borghese potesse decretare definitivamente il suo potere politico ed economico. Da piccola piazza secondaria, che non reggeva certo il confronto con la vicina piazza Borgia, divenne centro vitale di ogni attività sociale e pubblica, animata dai caffè, profumata dai “saloni” dei barbieri, divenuta centro culturale e, non ultimo, punto d’incontro di fazioni politiche che hanno sancito prima la nascita, poi il predominio e infine la caduta della nobiltà ozierese; le rivolte popolari contro le prepotenze dei nuovi ricchi (la borghesia possidente) e la nascita dell’attuale democrazia che, sebbene non ancora matura (questione nazionale certamente), sceglie tutt’oggi questo luogo per esplicarsi pubblicamente.
NEL ‘600 L’ABBEVERATOIO CHE DÀ IL NOME ALLA PIAZZA
Fino al ‘600, il terreno su cui sorge oggi piazza Cantareddu, era un crocevia di acque che provenivano ora da Funtana Manna (fontana Grixoni) che alimentava un mulino, ora da Sa funtana ‘etza attrezzata anche di apposito abbeveratoio: da questa vecchia fonte, che non doveva essere particolarmente abbondante, deriverà il nome di “Cantareddu”. Attorno, vi erano il palazzo dei Tola; “su dominariu” dei Prosperi e la corte degli Arca.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO FIRMA L’ESPROPRIO DELL’ORTO
La storia ufficiale della moderna piazza Cantareddu s’inaugura quando fu portata a termine la realizzazione della strada nazionale, l’attuale via Umberto I. L’obiettivo era di migliorare l’estetica del centro cittadino e per centrarlo fu preso di mira il giardino del Seminario che per la sua bellezza poteva fare da volano all’idea ed essere inglobato nella piazza. Il sindaco di allora era Pietri-Lopez e lavorò di diplomazia per acquistare l’orto: l’operazione però fallì non solo per il secco rifiuto dei seminaristi di negare la cessione del bene, ma pure perché il corpo docente della scuola elementare che si trovava al pian terreno del plesso, ritenne motivo di disturbo della quiete pubblica (e dunque delle lezioni), la realizzazione di una piazza davanti alle finestre di una scuola. Il confronto Comune, ingegneri e numerosi cittadini (nobili, possidenti, commercianti) da una parte e Seminario e scuola dall’altro, si protrasse in un braccio di ferro decennale che vide perfino l’intervento della giustizia come arbitro della contesa. Fu interpellato l’Avvocato fiscale generale, presso il Magistrato d’Appello in Sardegna, ma solo nel 1862 si arrivò ad una soluzione che giunse direttamente dai piani alti dello Stato. Dalla capitale Torino per la precisione, allora Capitale del Regno d’Italia fino al 1864 (anno in cui diventò Firenze), in cui, su sollecito del Comune, si ebbe la risposta dal Presidente del Consiglio dei Ministri Rattazzi e del Ministro dell’Interno, i quali dichiararono in un documento scritto: ” […] che il Comune di Ozieri è autorizzato a divenire all’acquisto degli stabili accennati nella deliberazione di quel Consiglio del 26.11.1861 onde demolirli per l’ampliamento della Piazza del Mercato. F.to Vittorio Emanuele Il“.
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I PROGETTI DI AMPLIAMENTO SI SUSSEGUONO A CADENZE DECENNALI
A questo punto sembrava che il progetto di realizzazione della piazza potesse andare definitivamente in porto, ma gli ostacoli burocratici, storica piaga del sistema politico-amministrativo del Bel Paese, non erano finiti. Nel 1870 si proponeva ad esempio la piantumazione di alberi da decoro, la realizzazione di una fontana, con panchine e una torretta con l’orologio. In più si voleva raddoppiare l’estensione della piazza espropriando tutto l’orto del Seminario. Venti anni dopo fu proposto di livellarla per consentire che le acque piovane provenienti da Badde, da Su Giaru e da Sa Ena, defluissero regolarmente. Nel 1910 si passò all’idea di smembrare addirittura il casolare del Seminario, arrivando a far luce fino a casa Prosperi. Questa soluzione fu subito adottata dal Comune il quale si avvalse del contributo economico del privato che propose il progetto al Municipio, l’avvocato Antonio Mannu-Toufani, il quale coprì il 40% della spesa complessiva (50.000 lire). Nel 1926 seguirono i lavori di pavimentazione in lastre di granito che comprese anche via Umberto I, fino al Parco delle Rimembranze. In quest’ultimo progetto si era valutata pure l’ipotesi – mai realizzata – dell’abbattimento totale del caseggiato del Seminario per congiungere piazza Carlo Alberto con piazza Garibaldi.
FURONO STANZIATI 6 MILA LIRE PER I PRIMI LAVORI
Insomma, quello che doveva risolversi in un’ordinanza di demolizione di case con un primo stanziamento di 6.000 lire, si trasformò in una disputa dalle mille sfaccettature che fu risolta definitivamente solo nel 1989, aprendo la strada che congiungeva piazza Cantareddu con piazza Garibaldi e isolando la costruzione del Seminario, quasi a fargli gravare sulle spalle, la responsabilità di intralciare un’opera pubblica e cedere a quelli che erano gli interessi della comunità .
- Informazioni turistiche: Pro Loco Ozieri, Piazza Carlo Alberto, 27, Telefono: 079 783013