Il Castello di Quirra, situato lungo la costa orientale della Sardegna, fu costruito dai Giudici di Cagliari come avamposto strategico per contrastare l’espansione del Giudicato di Gallura. Dopo vari passaggi di dominio, divenne una delle principali roccaforti aragonesi nell’Isola, con la funzione di difendere il territorio dagli assalti del Giudicato di Arborea e di controllare le rotte marittime lungo il Tirreno.
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Castello di Quirra
Scheda Storica
Il Castello di Quirra è una fortificazione medievale edificata intorno al 1250 dai Giudici di Cagliari come presidio sul confine con il Giudicato di Gallura.
Successivamente passò ai Visconti di Gallura, poi ai Pisani e infine agli Aragonesi, che ne fecero un avamposto strategico per il controllo delle coste sud-orientali della Sardegna.
La rocca domina la valle del Flumendosa e l’area del Salto di Quirra, sovrastando la chiesa di San Nicola. Oggi restano visibili i resti delle mura perimetrali, delle torri e delle cisterne voltate a botte.
Caratteristica | Dettaglio |
---|---|
Epoca di costruzione | XIII secolo (ca. 1250) |
Torri | Torre centrale e due torri laterali |
Materiali | Pietra locale e muratura a secco |
Funzione originaria | Avamposto difensivo e di controllo territoriale |
Località | Villaputzu (SU), Sardegna |
La Quirra: sub-regione storica della Sardegna sud-orientale
La Quirra – conosciuta anche come Chirra o Salto di Quirra – è una piccola sub-regione della Sardegna sud-orientale, compresa tra l’Ogliastra e il Sarrabus-Gerrei. Il territorio, montuoso e collinare, appartiene in gran parte al comune di Villaputzu ed è attraversato dal rio Quirra, che scorre ai piedi del monte Cudias, sulla cui cima svetta il suggestivo Castello di Quirra. Questa fortezza medievale domina la vallata del Flumendosa e la sottostante chiesa di San Nicola, costituendo un punto di riferimento storico e paesaggistico. Sul mare di Quirra si apre la spiaggia di Murtas, riaperta recentemente al pubblico dopo anni di utilizzo militare, mentre di fronte, a poche centinaia di metri dalla costa, si erge lo scoglio di Murtas, che completa la cornice geografica di questo angolo ancora incontaminato della Sardegna.
Quirra e il Giudicato d’Ogliastra
Tra il 900 e il 1200, la regione di Quirra faceva parte del Giudicato di Agugliastra, conosciuto anche come Giudicato di Ogliastra (Judicato de Ollastre), con capitale Tortolì. Questo piccolo stato confinava a nord con il Giudicato di Gallura e a sud con il Giudicato di Cagliari, rappresentando un punto strategico per il controllo del litorale orientale sardo. Per secoli, l’Ogliastra fu sotto l’influenza della Repubblica di Pisa, che dominava le rotte marittime e i principali approdi costieri della Sardegna orientale. Prima della conquista aragonese, il territorio passò sotto il Regno di Cagliari e successivamente fu attribuito al Giudicato di Gallura, governato dalla signoria dei Visconti. Il Giudicato d’Ogliastra, pur essendo di dimensioni ridotte, ebbe un ruolo importante nel mosaico politico della Sardegna medievale, affiancandosi ai quattro giudicati maggiori: Torres, Arborea, Cagliari e Gallura.

La storia del Castello di Quirra
Il Castello di Quirra, edificato intorno al 1250 dai Giudici di Cagliari sull’eremo dei santi Corrado e Remo, sorge a 296 metri sul livello del mare in località Arcu Genna Scodiasa. La sua funzione principale era quella di avamposto difensivo lungo il confine con il Giudicato di Gallura. Cinquant’anni dopo la sua costruzione, la rocca passò sotto il controllo di Nino Visconti di Gallura, noto come Ugolino, figura di spicco citata da Dante Alighieri nell’VIII Canto del Purgatorio. Alleatosi con i Sassaresi, i Malaspina e Branca Doria, Nino tentò invano di conquistare Arborea. Dopo questa fase, il castello rimase in mano ai Pisani fino al 1324, anno in cui, con l’arrivo degli Aragonesi, entrò a far parte del sistema difensivo della Corona d’Aragona che ormai dominava gran parte della Sardegna.
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I Carroz e il Castello di Quirra
Nel 1363 il Castello di Quirra passò sotto il controllo di Berengario Carroz, nominato dal Re d’Aragona come primo Conte di Quirra. Berengario era figlio di Francesco Carroz, capostipite della famiglia di origine germanica che aveva consolidato il proprio potere in Catalogna, ottenendo feudi e il compito di conquistare la Sardegna sottraendola ai Pisani. I Carroz giunsero nell’isola nel 1323 con una flotta di venti galere e in breve si imposero come una delle casate più potenti: a Sud dominarono l’Ogliastra, l’Alto Iglesiente, Assemini e Pula, mentre a Nord estesero la loro influenza sul Logudoro e sulla Gallura. Con il loro avvento, il Castello di Quirra divenne il fulcro di un vasto sistema di potere che segnò profondamente la storia medievale della Sardegna.

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Arborea e la conquista mancata
Il Castello di Quirra rappresentava un avamposto meridionale di assoluta importanza strategica, capace di controllare il litorale e l’entroterra minerario del Sarrabus. Non sorprende quindi che fosse costantemente sotto mira del Giudicato di Arborea, deciso a ottenere uno sbocco al mare orientale e l’accesso diretto alle risorse metallifere della zona. L’assalto più significativo fu quello guidato da Mariano IV d’Arborea, sostenuto dalle truppe doriane. Tuttavia, l’impresa non ebbe successo: le forze iberiche mantennero il controllo della roccaforte, consolidando la loro presenza nell’area.
La scomparsa del castello dalle cronache
Dalla fine del XIV secolo, il Castello di Quirra scomparve progressivamente dalle cronache ufficiali della Sardegna. Per circa due secoli non si hanno notizie certe sulla sua sorte, finché la sua esistenza riemerse in occasione della fine del feudalesimo (1547). Fu infatti durante il lungo contenzioso tra le comunità del Sarrabus e dell’Ogliastra sull’esercizio dei diritti di proprietà che il maniero tornò a essere citato. Alla fine, l’area del Salto di Quirra venne divisa tra le due subregioni, per poi essere definitivamente assegnata al territorio comunale di Villaputzu.
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La struttura del Castello di Quirra
Il Castello di Quirra sorgeva in posizione naturalmente difensiva, con i muraglioni eretti a strapiombo sul precipizio nei lati nord, sud ed est. La fortificazione era articolata intorno a una torre centrale affiancata da due torri laterali, mentre nel sottosuolo erano state realizzate numerose cisterne voltate a botte, profonde fino a 3,5 metri, utilizzate per la raccolta e la conservazione dell’acqua piovana. Oggi restano visibili parte del paramento murario, i resti della torre principale e delle torri secondarie, testimonianza della solidità costruttiva e dell’importanza strategica che il maniero ebbe nel Medioevo.
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