Bau Muggeris è la gola che ospita lo sbarramento artificiale dell’Alto Flumendosa, chiamato anche Primo salto del Flumendosa.
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Siamo ai piedi del Gennargentu, nel territorio comunale di Villagrande Strisaili (Provincia di Nuoro) e su questo bacino confluiscono diversi corsi d’acqua che gettano sia da nord (Villanova Strisaili) che da sud (Lanusei).

Il regno della trota sarda
La peculiarità di tale raccolta d’acqua è l’abbondanza di una variegata fauna ittica (tinche, carpe, ma anche anguille, lucci e carassi), tra cui spicca la presenza di tre specie di trota: la Macrostigma Sarda, la Iridea e la Fario.

Bau Muggeris
Bau Muggeris è un toponimo che significa «Guado (delle) mogli» e si riferisce probabilmente al fatto che qui, le donne del villaggio di Villagrande, si recavano a lavare i panni (Massimo Pittau).
Trota Fario

La trota Fario (3 hg per 30 cm di lunghezza) è una specie autoctona delle regioni alpine e dell’Appennino settentrionale.
Nei corsi d’acqua della Pianura Padana è stata in parte sostituita dalla trota sarda o Macrostigma mentre, in Sardegna e in particolare nel Flumendosa, è stato fatto il procedimento contrario per scopi sportivi: un popolamento artificiale a spese proprio della Macrostigma.
Nelle acque di questo fiume, la Fario, grazie alla presenza di acque veloci e a tratti torrentizie, nonché pulite, ha potuto assumere una fisionomia similare a quella della trota di mare (pesatura fino a 7 kg).

Trota Iridea

La trota Iridea ha il suo areale originario sul versante pacifico dell’America settentrionale, del Messico, delle coste asiatiche del Pacifico verso il basso corso dell’Amur.
La trota Iridea (25 kg) è stata introdotta in tutta Europa e anche in Sardegna (Flumendosa compreso) dove è riuscita ad adattarsi a torrenti e acque più calde e meno ossigenate.
Questa specie, catturata sia con esche naturali che artificiali, è oggetto prelibato della pesca sportiva che ha provveduto a distribuirla – non senza la contrarietà degli esperti – in appositi bacini per finalità agonistiche.
Trota sarda o Macrostigma

La trota sarda o Macrostigma (2-3 kg di peso) è la vera trota autoctona del Flumendosa.
Questo pesce vive nei corsi d’acqua a portata irregolare e predilige proprio i fondali sassosi ricchi di anfratti di cui, il secondo fiume della Sardegna è assai ricco.
La Macrostigma si trova a suo agio nelle acque meno ossigenate (con valori anche letali per le altre trote), ma l’introduzione artificiale della Fario e soprattutto della Iridea, ha determinato una contrazione degli indici di riproduzione, al punto che, l’areale originario che un tempo riguardava tutto il tirreno italico, si è ridotto a pochi ambienti circoscritti, uno dei quali è proprio il Flumendosa in Sardegna.
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Ripopolare il rio Ermolinus
Presso le acque del rio Ermolinus (Barbagia di Seulo), l’Ente Foreste della Sardegna e l’Università degli Studi di Cagliari, dal giugno 2010, stanno collaborando per la salvaguardia, la gestione e il ripopolamento della trota sarda.
È ormai chiaro infatti, che questa specie di trota, nota agli esperti per il suo elevato pregio ambientale, è a rischio estinzione.
Dal rilascio dei primi avannotti geneticamente puri nel rio Ermolinus, si è proceduto così alla sperimentazione che ha previsto in primis, la fecondazione artificiale del primo lotto di uova e, in secundis, il monitoraggio di tutte le fasi di sviluppo.
La novità sperimentale di tale progetto è stata l’installazione di una barriera elettrica che servisse a evitare il contatto tra animali autoctoni e ibridi, presenti soprattutto a valle.

Un terzo dell’energia elettrica nazionale
Il lago Alto del Flumendosa, si trova a 800 metri sul livello del mare e raccoglie oltre 50 milioni di metri cubi d’acqua. I lavori di realizzazione del bacino iniziarono nel 1928 quando fu costruito lo sbarramento nella gola di Bau Muggeris.
In seguito, la messa in opera fu interrotta e parte dei fondi dirottata al sud per favorire l’estrazione autarchica del carbone (Sulcis). Dopo una breve ripresa, in piena seconda guerra mondiale la costruzione del bacino fu nuovamente sospesa fino al 1949 quando furono attivati anche gli installi di produzione dell’energia elettrica. Gli impianti produssero a pieno regime fino a 130 milioni di kilowatt/ora, ovvero pari a 1/3 del quantitativo ottenuto, a quel tempo, nell’intera penisola italiana.
Questa produzione energetica e la relativa razionalizzazione del corso d’acqua che prosegue sul rio Teula (Santa Lucia), fu determinante per lo sviluppo dell’area, sia da un punto di vista industriale che agricolo.

