🏖️ La colonia marina di Funtanazza e l’ecomostro
Nel tratto settentrionale della Costa Verde, in territorio di Arbus, si trova il rudere della Colonia marina di Funtanazza, oggi uno dei luoghi simbolo del difficile rapporto tra sviluppo turistico e tutela ambientale in Sardegna: l’ecomostro di Funtanazza.
L’edificio, oggi abbandonato, nacque come colonia marina tra il 1956 e il 1983 e rappresentò per decenni un luogo di vacanza e di speranza per centinaia di bambini, figli dei minatori delle miniere di Montevecchio e Ingurtosu, che qui trascorrevano i mesi estivi tra il mare e il profumo della macchia mediterranea.
La struttura, voluta dalla Société Anonyme des Mines de Gennamari et Ingurtosu, fu concepita come un complesso moderno e funzionale, ma con il passare del tempo e il declino dell’attività mineraria, è stata abbandonata, diventando oggi un simbolo di archeologia industriale e degrado paesaggistico.
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La colonia marina era denominata “Francesco Sartori” e fu edificata su commissione della Società Mineraria Montevecchio per ospitare i figli dei dipendenti.
🏫 Un sogno sociale della Costa Verde
La colonia marina di Funtanazza fu ufficialmente inaugurata il 13 maggio 1956 per iniziativa della Società Mineraria di Montevecchio, con l’obiettivo di offrire un luogo di villeggiatura ai figli dei lavoratori delle miniere di Montevecchio e Ingurtosu.
La struttura, moderna e funzionale per l’epoca, si affacciava direttamente sul mare della Costa Verde e poteva accogliere fino a seicento bambini, oltre a un centinaio di persone tra educatori, assistenti, cuochi, infermieri e addetti alla manutenzione.
Durante i mesi da maggio a settembre, la colonia rappresentava un’oasi di spensieratezza e benessere per i figli dei minatori, offrendo loro la possibilità di trascorrere giornate al mare in un ambiente protetto e salutare.
Era dotata di cucine, dormitori, mensa, sale ricreative e infermeria, e nel contesto dell’Italia del dopoguerra simboleggiava una forma pionieristica di welfare aziendale, dove il lavoro minerario trovava riscatto nella cura delle generazioni future.
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Cosa rimane della Francesco Sartori
Della grande struttura, chiusa definitivamente nell’autunno del 1983, rimane l’impatto paesaggistico, ecologico e ambientale delle seguenti opere:
- un enorme caseggiato in cemento armato suddivisio in tre blocchi, uno a mare, uno centrale e uno a monte;
- vi erano poi in un settore distaccato le piscine, di cui unica olimpionica con regolare certificato di omologazione;
- la casa del custode;
- le abitazioni per i casi di quarantena da malattie infettive
- le cabine elettriche.


⚠️ Rischio di crolli e memoria architettonica
Oggi la colonia marina di Funtanazza, un tempo simbolo di accoglienza e rinascita sociale, versa in condizioni di grave degrado strutturale. Le scalinate che un tempo collegavano la struttura al mare, seguendo il dolce declivio verso l’arenile, sono ormai pericolanti, così come parte dei muri di contenimento e degli spogliatoi situati a valle, dietro la spiaggia.
Sul lato sud dell’arenile si possono ancora osservare i muretti in cemento armato realizzati per tentare di contrastare l’erosione costiera: opere ormai integrate nel paesaggio, ma anch’esse segno di un tempo che si sgretola lentamente sotto l’azione del mare e del vento.
Il grande scrittore Francesco Masala, nel volume “Architettura dall’Unità d’Italia” (collana Storia dell’Arte in Sardegna, Illisso, Nuoro 2001), descrisse la colonia marina di Funtanazza come una delle più significative testimonianze dell’architettura sociale del Novecento sardo, riconoscendone il valore storico e umano. Oggi, quello stesso edificio sopravvive come monumento fragile di un passato industriale e civile che rischia di scomparire per sempre.








































