La palazzina liberty dell’ex Acquedotto cittadino — nota anche come Palazzina Liberty dei Serbatoi — è stata di recente restaurata e inserita tra gli edifici storici visitabili nell’ambito di Monumenti Aperti a Sassari.
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📘 Palazzina Liberty dell’Acquedotto — Dati tecnici
- Percorso sotterraneo: 7 km (oggi visitabili ~3,5 km)
- Origine acqua: bacino del Bunnari
- Vasche di raccolta: 2, profondità 7 metri
- Destinazione: dal Molino a Vento al centro cittadino
- Funzioni aggiuntive: alloggi custodi, sale di controllo
- Restauro: 2009
Ex Acquedotto di Sassari: contro le pesti cittadine
La palazzina liberty dell’ex Acquedotto in viale Adua è un edificio di pregio perché racconta un passaggio cruciale della storia di Sassari: l’inaugurazione del Nuovo Acquedotto il 5 agosto 1880. Nell’Ottocento la potabilizzazione dell’acqua fu un tema drammatico: la città affrontò più ondate di malattie infettive (peste e patologie batteriche) che, al culmine, dimezzarono la popolazione, intrecciando la vicenda sanitaria con quella urbanistica e tecnologica.

Niente acqua corrente per Mussolini
Al momento dell’apertura della palazzina (lavori affidati alla ditta Fumagalli), le analisi chimiche segnalarono subito che le acque captate dal bacino del Bunnari e da fonti limitrofe non erano potabili. Per circa vent’anni le condotte che terminavano in viale Adua servirono solo per l’irrigazione. Nel Ventennio, durante una visita ufficiale a Sassari — il 10 giugno 1923 il Duce inaugurò il campo sportivo de “L’Acquedotto”, a monte di viale Adua —, la mancanza di acqua corrente e l’uso di brocche a tavola portarono a ordinare la ristrutturazione dell’acquedotto cittadino.

Ex Acquedotto di Sassari: sette chilometri di linea
All’interno della palazzina liberty — ristrutturata nel 2009 — si conservano ancora oggi gli ambienti originari pensati per ospitare la raccolta dell’acqua proveniente dal bacino del Bunnari, dopo circa 7 km di percorso sotterraneo, di cui oggi è percorribile meno della metà.
Il cuore dell’impianto era costituito da due grandi vasche di raccolta, profonde 7 metri, che immagazzinavano il prezioso liquido prima di essere convogliato, tramite un sistema di canalizzazione, dall’area del Molino a Vento fino al centro cittadino di Sassari.
La palazzina ospitava anche gli alloggi dei custodi e varie sale di controllo dedicate alla gestione e manutenzione dell’acquedotto.
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