Nel territorio di Castelsardo, in località Multeddu, al km 4,3 della SS 134 in direzione Sedini, si erge la celebre Roccia dell’Elefante (o Elephant Rock), un autentico monumento naturale scolpito dal tempo, perfettamente visibile dalla strada principale.
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📖 Origine del nome “Roccia dell’Elefante”
Il noto masso fu battezzato “Roccia dell’Elefante” nel 1914, da Edoardo Benetti, studioso lombardo trasferitosi in Sardegna alla fine del 1800 e autore di vari scritti sul nord dell’isola specialmente in campo archeologico dove, tra le altre amicizie, maturò pure quella con l’archeologo Antonio Taramelli, uno tra i massimi studiosi dei riti funerari nuragici e prenuragici. «Chi da Castelsardo percorre la via Nazionale che conduce a Sedini – scrive il Benetti -, d’un tratto si trova di fronte ad uno strano spettacolo. Un gigantesco elefante, tre volte più alto degli enormi mamhut preistorici, par che esca dalla giungla e s’incammini verso la montagna». Ma la particolare roccia non passò inosservata certamente alla popolazione locale, che già l’aveva denominata “Sa Pedra Pertunta” (la pietra traforata).

Roccia dell’Elefante
4 metri di altezza
📐 Origine geologica e forma singolare
La roccia è alta circa quattro metri ed è composta da trachite e andesite, materiali vulcanici tipici della zona. In origine faceva parte del massiccio del Monte Castellazzu, da cui si staccò in tempi antichi. Scivolando verso valle, il blocco fu modellato dagli agenti atmosferici fino ad assumere la sagoma attuale, con la “proboscide” rivolta verso la strada e la parte posteriore massiccia e arcuata.
Il nome attuale, Roccia dell’Elefante, è relativamente recente. Per lungo tempo era conosciuta con l’antico nome sardo di Sa Pedra Pertunta, ovvero “la pietra traforata”, in riferimento alle cavità naturali e artificiali che ne attraversano la struttura. L’associazione con la figura dell’elefante divenne popolare nel Novecento, contribuendo alla notorietà del sito.
2 domus de janas
scavate nella Roccia dell’Elefante
🏺 Le domus de janas al suo interno
Oltre al suo aspetto curioso, la Roccia dell’Elefante nasconde un prezioso patrimonio archeologico. Al suo interno sono state ricavate due tombe ipogee prenuragiche, dette domus de janas, risalenti al periodo tra il 3200 e il 2800 a.C.
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La Tomba I, posta nella parte superiore, è oggi molto danneggiata, ma conserva ancora parte della struttura originaria.
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La Tomba II, più in basso, è meglio conservata: comprende un corridoio d’accesso, un’anticella, due vani intermedi e una camera funeraria finale. Sulle pareti interne si possono osservare incisioni simboliche, tra cui una protome bovina, tipica delle rappresentazioni sacre della cultura prenuragica.
Questi ambienti funerari sono testimonianze dirette delle popolazioni che abitarono la Sardegna migliaia di anni fa e rappresentano un importante punto di contatto tra archeologia e paesaggio naturale.

💡 Suggerimenti fotografici
Arriva un’ora prima del tramonto per valorizzare le sfumature ruggine della trachite. Scatta un’inquadratura
laterale per esaltare la “proboscide” e crea un secondo scatto frontale per far risaltare il profilo dell’elefante.

📍 Dove si trova e come visitarla
La Roccia dell’Elefante si trova nella regione dell’Anglona, a pochi chilometri dal centro di Castelsardo, lungo la strada statale che collega il borgo a Sedini. È facilmente raggiungibile in auto e ben visibile dal ciglio della strada. Nelle vicinanze è presente un piccolo spazio per la sosta, che permette ai visitatori di avvicinarsi e osservare da vicino il monumento naturale e le domus de janas scavate al suo interno.
Il sito è visitabile liberamente e non richiede particolari preparativi escursionistici. Tuttavia, è consigliabile indossare scarpe comode e prestare attenzione durante la salita al masso, soprattutto nei periodi di maggiore affluenza turistica.
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🌅 Un simbolo dell’Anglona
La Roccia dell’Elefante è oggi considerata un simbolo paesaggistico e culturale dell’Anglona, la subregione storica della Sardegna nord-occidentale. La sua posizione panoramica, la singolare forma naturale e la presenza di tombe prenuragiche la rendono un luogo dove storia e natura si fondono in modo unico.
Al tramonto, la luce calda del sole mette in risalto le sfumature rossastre della trachite, creando un’atmosfera suggestiva che conquista ogni visitatore e rende la Roccia dell’Elefante uno dei soggetti fotografici più iconici del nord Sardegna.