Le saline di Cagliari rappresentano uno dei siti produttivi più antichi e affascinanti della Sardegna, dove da oltre duemila anni si estrae il cosiddetto oro bianco. Sin dall’epoca dei Fenici e dei Romani, queste saline hanno avuto un ruolo centrale nell’economia dell’isola, trasformando il sale in una risorsa strategica per il commercio nel Mediterraneo. Oggi l’area, integrata nel Parco Naturale Molentargius-Saline, unisce alla memoria storica la tutela ambientale, offrendo ai visitatori un paesaggio unico in cui natura, storia e tradizione si incontrano.
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Saline di Cagliari
Scheda Storica
Le Saline di Cagliari, conosciute come oro bianco di Sardegna, rappresentano uno dei siti produttivi più antichi del Mediterraneo.
Attive sin dall’epoca fenicia e romana, hanno garantito per secoli ricchezza e commerci strategici verso l’Europa del nord.
Oggi fanno parte del Parco Naturale Molentargius-Saline, un’area protetta che unisce archeologia industriale, natura e biodiversità.
Caratteristica | Dettaglio |
---|---|
Epoca di avvio | Età fenicia (IX-VIII sec. a.C.) |
Estensione | Oltre 1.600 ettari |
Prodotto principale | Sale marino, sali potassici, solfato di magnesio |
Funzione storica | Centro di produzione e commercio mediterraneo |
Località | Cagliari – Parco Naturale Molentargius-Saline (CA), Sardegna |
Origini dell’estrazione del sale in Sardegna
L’estrazione del sale in Sardegna ha origini antichissime: oltre 2500 anni fa furono i Fenici a sfruttare la posizione insulare dell’isola per raccogliere e commerciare questa risorsa preziosa. Da semplice attività locale, la lavorazione del sale divenne presto una produzione organizzata e di grande importanza economica, capace di attirare l’interesse di popoli come i Punici, i Greci e i Romani.
Le zone di produzione del sale in Sardegna
Sin dalle epoche più remote, diverse aree dell’isola erano dedicate alla produzione e lavorazione del sale. Tra le più importanti si ricordano:
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la Nurra (Alghero),
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Terranova (l’attuale Olbia),
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Tharros (Oristanese),
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le coste del Sulcis,
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e soprattutto gli stagni del cagliaritano, ancora oggi tra i più produttivi.
La produzione non era legata solo ai conquistatori stranieri, ma anche alle popolazioni indigene che contribuirono con manodopera e tecniche innovative.
Il commercio del sale sardo: da Cagliari alla Norvegia
Il sale sardo era molto apprezzato già nell’antichità per le sue qualità di dolcezza e delicatezza. Questo lo rese particolarmente richiesto dai pescatori del Nord Europa, che lo utilizzavano per conservare il pesce. Il principale centro di smistamento era il porto di Marsiglia, da cui il sale della Sardegna raggiungeva diversi mercati europei, fino alla lontana Norvegia.

Il sale di Cagliari: l’oro bianco della Sardegna
Le saline di Cagliari, sin dall’antichità, furono considerate una risorsa di enorme valore economico. Il sale di Cagliari, soprannominato “oro bianco”, si distingueva per qualità e purezza, caratteristiche che lo resero molto ricercato sui mercati del Mediterraneo e del Nord Europa.
Il monopolio spagnolo e sabaudo sulle Saline di Cagliari
L’importanza strategica ed economica delle saline in Sardegna attirò presto gli interessi degli Spagnoli, che una volta conquistata l’isola trasformarono il sale di Cagliari in un vero e proprio monopolio. Con l’arrivo dei Savoia, il controllo divenne ancora più rigido: attraverso la cosiddetta “comandata”, gli abitanti locali erano obbligati a lavorare nelle saline per l’estrazione, lo stoccaggio e il trasporto del sale. Questo sistema accentuò il carattere oppressivo del monopolio, rendendo il sale una risorsa preziosa ma allo stesso tempo segnata da fatica e sfruttamento.

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Lo sfruttamento dei Savoia e la razionalizzazione delle saline
Fino alla metà dell’Ottocento le saline di Cagliari erano ancora naturali: il sale si raccoglieva negli stagni dopo la naturale cristallizzazione. Con i Savoia iniziò una fase di trasformazione e razionalizzazione degli impianti: furono realizzati i bacini di evaporazione, le caselle salanti e il Canale di San Bartolomeo, collegato al mare tramite i rami del Canale del Lazzaretto e della Palafitta. Dal Molo Sabaudo partivano invece i mercantili carichi di sale marino diretti verso l’Italia e l’estero. Nel 1836 Carlo Alberto abolì l’odioso sistema delle “comandate”, ma il controllo rimase forte con gli appalti introdotti da Cavour per la gestione delle saline.
Le saline di Cagliari nel Novecento: industrializzazione e crisi
Con il Novecento, grazie a nuovi investimenti industriali, le saline di Cagliari diversificarono la produzione: oltre al sale comune, iniziarono la lavorazione dei sali potassici, del solfato di magnesio, dei sali misti e del bromo. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, però, iniziò una fase di declino: la domanda dei sottoprodotti calò e la concorrenza di altre saline nazionali e internazionali ridusse il mercato del sale sardo.
Dall’inquinamento al Parco di Molentargius
Negli anni Ottanta le saline subirono una delle pagine più difficili della loro storia: l’inquinamento dei bacini portò alla sospensione delle attività nel 1985. Tre anni più tardi lo Stato stanziò oltre 120 miliardi di lire per la bonifica. Nel 1999 fu istituito il Parco Naturale Regionale Molentargius – Saline Poetto, che incluse tra le proprie finalità anche la valorizzazione economica sostenibile e la produzione di sale. Oggi, il sale marino di Cagliari è riconosciuto come prodotto tipico di alta qualità, apprezzato nella gastronomia italiana e internazionale per insaporire piatti di carne, pesce e verdure.








