Gairo Vecchia è uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi della Sardegna. Situata nel cuore dell’Ogliastra, questa antica frazione abbandonata racconta la storia di un popolo che ha saputo adattarsi alla montagna e resistere alle forze della natura. Dopo la devastante alluvione del 1951, il borgo fu abbandonato, ma oggi Gairo Vecchia è diventata una meta imperdibile per chi desidera scoprire i paesi fantasma della Sardegna, esplorare l’architettura rurale tradizionale e immergersi in un’atmosfera sospesa nel tempo. Tra le sue case in pietra, i vicoli stretti e i panorami mozzafiato, Gairo Vecchia rappresenta un viaggio autentico nella memoria e nell’anima più profonda dell’isola.
🌊 L’alluvione del 1951: la più grande del Novecento
Tra il 14 e il 19 ottobre del 1951, quasi tutta la Sardegna — e in particolare il suo versante orientale — fu colpita da una pioggia ininterrotta e torrenziale. L’evento interessò oltre 8.000 chilometri quadrati di territorio, devastando campagne, paesi e infrastrutture. Il diluvio seguì a un lungo periodo di siccità che aveva già compromesso l’agricoltura, con un crollo della produzione del 35% rispetto alla media annuale.
L’eccezionalità dell’alluvione non fu data tanto dall’intensità oraria, quanto dalla durata delle precipitazioni: per quattro giorni consecutivi caddero tra 400 e 500 mm di pioggia al giorno, un record assoluto nella storia climatica dell’isola.
Dopo quell’evento, gli studi meteorologici individuarono il settore calcareo dell’Ogliastra come una delle zone più piovose della Sardegna. Tra le tredici stazioni meteo che superano i 1000 mm annui, infatti, più della metà si trovano in questo territorio, precisamente ad Arzana, Lanusei e Villagrande Strisaili.
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🏚️ Scheda informativa: Gairo Vecchio
- Località: Gairo Vecchio, Ogliastra – Sardegna centro-orientale
- Comune/Provincia: Gairo (NU)
- Contesto geografico: Versante dei tacchi calcarei ogliastrini, vallate incise da rii e burroni
- Altitudine: ~ 600 m s.l.m. (area del vecchio abitato)
- Evento storico chiave: Alluvione del 14–19 ottobre 1951 (la più devastante del ’900 in Sardegna)
- Motivo dell’abbandono: Frane e smottamenti causati da precipitazioni eccezionali prolungate
- Anno di abbandono: 1951 (ricollocazione dell’abitato in sito più stabile)
- Centri nati dalla ricostruzione: Gairo Nuova (capoluogo), Cardedu e Taquisara
- Carattere del sito: Borgo abbandonato (“paese fantasma”) con case in pietra e viuzze lastricate
- Cosa vedere: Ruderi del centro storico, scorci panoramici, tracciati viari antichi; contesto paesaggistico spettacolare
- Stato di conservazione: Ruderi diffusi; alcune strutture parzialmente integre
- Visita e sicurezza: Percorso pedonale fra i ruderi; servono scarpe da trekking e prudenza in aree instabili
- Periodo consigliato: Primavera e autunno (luci e clima ideali); evitare maltempo persistente
- Nei dintorni: Osini Vecchia, Ulassai e i Tacchi, sentieri panoramici dell’Ogliastra
- Valore identitario: Memoria dell’alluvione del 1951 e testimonianza della resilienza comunitaria
Lo Scirocco, presagio dell’Alluvione del 1951 in Sardegna
L’alluvione del 1951 colpì con particolare violenza la Sardegna orientale, dove il vento di scirocco fu il primo inquietante presagio della tragedia. Prima dell’arrivo delle piogge torrenziali, un caldo scirocco soffiò per giorni, addensando fitte nubi che si concentrarono sulle cime montuose dell’Ogliastra e del Sarrabus.
L’evento meteorologico culminò il 14 ottobre 1951, quando l’Ente Idrografico della Sardegna registrò piogge eccezionali:
Massonedili: 40 mm
San Pantaleo: 46 mm
Sinnai: 60 mm
Montes: 70 mm
Galtellì: 85 mm
Muravera: 89 mm
Burcei: 102 mm
Serpeddì: 131 mm
Tertenia: 160 mm
Questi valori segnarono l’inizio dell’alluvione più devastante della Sardegna del Novecento, che travolse interi paesi e cambiò per sempre la geografia umana dell’isola.
L’esodo di Gairo: la “terra che scorre” abbandonata dopo l’alluvione
Il paese di Gairo, il cui nome deriva dal greco “ga” (terra) e “roa” (che scorre), fu uno dei luoghi più colpiti dall’alluvione del 1951. Situato alle pendici meridionali del Monte Trunconi, a 520 metri sul livello del mare e accanto al Rio Pardu, il borgo fu lentamente distrutto da frane e smottamenti.
Dopo il disastro, Gairo divenne un paese fantasma, costringendo gli abitanti a un lungo e doloroso esodo. L’abbandono definitivo avvenne nel 1963, dopo oltre dieci anni di incertezze e tentativi di ricostruzione. Le difficoltà logistiche nel trovare nuove destinazioni e il trauma collettivo segnarono profondamente la comunità gairese.
Alla fine, Gairo fu ricostruita in tre nuovi centri:
Gairo Sant’Elena, che mantenne il nome originale e divenne il nuovo centro principale.
Cardedu, sorto vicino al mare.
Taquisara, nota per la sua stazione del Trenino Verde.
Oggi, Gairo Vecchia resta una delle testimonianze più suggestive dell’alluvione del 1951 in Sardegna: un luogo sospeso nel tempo che racconta la forza distruttrice della natura e la resilienza del popolo sardo.
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L’importanza storica di Gairo Vecchio
Gairo Vecchio rappresenta una delle testimonianze più autentiche e suggestive dell’architettura tradizionale della Sardegna. Il borgo, oggi abbandonato, ha conservato pressoché intatto l’impianto urbanistico del tipico villaggio sardo dell’Ottocento, offrendo un raro esempio di come si costruiva e si viveva nei paesi di montagna dell’isola.
Sorgeva su pendii scoscesi e impervi, dove solo l’ingegno e la caparbietà dell’uomo gairese riuscirono a domare la natura. Nonostante le difficoltà del terreno, Gairo Vecchio si sviluppò come un piccolo agglomerato di circa 300 abitanti, costruito a misura d’uomo, immerso un tempo in un bosco di lecci. Oggi, il disboscamento del pendio ha lasciato in evidenza le rocce, ma la struttura del paese mantiene intatto il suo fascino originario.
Le strade di Gairo Vecchio erano in terra battuta o in selciato, e si articolavano su più livelli collegando le case disposte a terrazze sulla montagna. L’urbanistica del borgo prevedeva case su due piani, ciascuna con due ingressi: uno rivolto verso la strada a valle e l’altro verso quella a monte, una soluzione architettonica tipica dei villaggi arroccati sardi.
I materiali da costruzione provenivano direttamente dal territorio circostante: granito e scisto, utilizzati anche per pavimentare le vie, venivano legati tra loro con fango o malta di calce e sabbia. A Taquisara, località vicina, si trovava persino un forno dedicato alla produzione della calce, indispensabile per le costruzioni del tempo.
Oggi, Gairo Vecchio è un paese fantasma, ma la sua importanza storica e culturale è immensa: rappresenta una finestra sul passato, un museo a cielo aperto che racconta l’ingegno, la resilienza e la vita quotidiana delle comunità sarde di montagna.

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Una (quasi) uguale casa per tutti: la vita a Gairo Vecchio nell’Ottocento
Osservando oggi Gairo Vecchio, uno dei più suggestivi paesi fantasma della Sardegna, si può cogliere la straordinaria omogeneità del suo impianto urbano. Il borgo fu costruito spontaneamente, senza una pianificazione formale, eppure riflette perfettamente la società contadina e pastorale dell’Ottocento sardo.
I gairesi dell’epoca erano contadini, pastori, mezzadri, artigiani, piccoli commercianti e proprietari terrieri: una comunità varia ma unita, dove non esistevano forti differenze sociali. Le abitazioni erano tutte dignitose e simili nella struttura, senza quartieri signorili o zone povere. Le porte e le finestre in pietra squadrata o mattoni pieni, incorniciate da archi in ferro battuto o architravi, davano alle case un aspetto solido e armonioso. Il senso di identità comunitaria era forte e condiviso da tutti.
La casa dei gairesi: architettura e vita quotidiana
La casa tipica di Gairo Vecchio si sviluppava in altezza, adattandosi perfettamente alla pendenza della montagna. Al piano terra, con ingresso sulla strada a valle, si trovava “sa cogina”, la cucina: il cuore della casa. Qui si cucinava, si mangiava, si ricevevano gli ospiti e, spesso, si ospitavano anche gli animali domestici come maiali, galline, capre e l’asinello, indispensabile per i lavori agricoli.
Al primo piano si trovavano le camere da letto: quella dei bambini spesso era collegata al tetto della cucina o fungeva da dispensa. Alcune abitazioni disponevano anche di un sotterraneo (“su sutta”) utilizzato per conservare viveri o attrezzi.
Il soffitto (“s’istassu”), basso e adiacente al piccolo bagno (“s’errili”), completava la struttura. Tuttavia, non tutte le case disponevano del bagno interno: molti abitanti si lavavano nel ruscello che scorreva a valle del paese.
Le case erano costruite con travi di legno, granito e scisto, con solai robusti e tetti in tegole non cementate, appesantite con pietre per resistere al vento. Il focolare, acceso tutto il giorno durante l’inverno, riscaldava la casa e fungeva da camino naturale per il ricambio dell’aria.
Cosa vedere a Gairo e dintorni
Il territorio di Gairo, esteso dal Gennargentu al mar Tirreno, conserva intatto il fascino del passato e offre esperienze per ogni tipo di visitatore.
🏞️ Per gli amanti del turismo verde: le pendici del Gennargentu e l’entroterra sardo, con il maestoso Monte Perda Liana (1.293 m), simbolo dell’Ogliastra, e la suggestiva Grotta Taquisara. Sulla costa, il Monte Ferru regala panorami mozzafiato e le famose piscine naturali (“piscinas”).
🏰 Per chi ama la storia e la cultura: Gairo Vecchio è uno dei paesi abbandonati più affascinanti della Sardegna, ma nei dintorni si può visitare anche il Nuraghe Serbissi, uno dei più importanti dell’Ogliastra.
🏖️ Per gli amanti del mare: la vicina Cardedu offre spiagge incontaminate come Su Sirboni e Coccorrocci, ideali per chi cerca mare cristallino e natura selvaggia.
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Come raggiungere Gairo Vecchia
Per raggiungere Gairo, partendo da Arbatax, bisogna imboccare la Strada Statale 198 in direzione Seui e proseguire nell’entroterra lungo la serpentina di asfalto che si inoltra tra spettacolari vallate, ricche di rigogliosa vegetazione mediterranea e di media montagna.
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INFORMAZIONI TURISTICHE:
Pro Loco di Gairo
- Via della Libertà , 1 – 08040 Gairo, tel. +39.0782.73429, +39.333.2714812
- E-mail: prolocogairo@tiscali.it
Gairo Vecchia su Google Map












































