La Chiesa di Nostra Signora di Mesumundu, conosciuta anche come Santa Maria di Bubalis, si trova nel territorio di Siligo (provincia di Sassari) ed è uno degli esempi più significativi di architettura bizantina in Sardegna. Il tempio fu edificato alla fine del VI secolo sopra i resti di un antico complesso termale romano e oggi è inserito all’interno del Parco archeologico di Mesumundu.
Nel corso dei secoli, l’edificio subì numerosi interventi: in particolare, nell’XI secolo, in piena età romanica, fu oggetto di importanti rifacimenti strutturali. La chiesa continuò a essere frequentata fino al XIX secolo, quando venne progressivamente abbandonata a causa del crollo dell’abside meridionale, ricostruita soltanto nel 1934. Oggi il sito è visitabile e rappresenta un punto di incontro tra stratificazioni storiche e religiose che raccontano il passaggio dall’epoca romana al medioevo cristiano.
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⛪ Scheda
Nostra Signora di Mesumundu
(Santa Maria di Bubalis)
Siligo (SS) · Parco archeologico di Mesumundu
Tempio bizantino edificato su terme romane; rifacimenti romanici, stratificazioni tardo-antiche e medievali.
📍 Localizzazione
- Comune: Siligo (Sassari)
- Area storica: Logudoro–Meilogu
- Contesto: valle alluvionale con altopiani basaltici
- Sito: Parco archeologico di Mesumundu
🕰️ Cronologia
- Fondazione: fine VI secolo (età bizantina)
- Preesistenze: impianto termale romano
- Rifacimenti: XI secolo (romanico)
- Abbandono: XIX secolo
- Ricostruzioni: abside sud rifatta nel 1934
🛁 Terme romane
- Centro termale attivo a lungo in età imperiale
- Asse fluviale del Rio Mannu verso Turris Libisonis
- Resti dell’acquedotto da s’Abba Uddi riconoscibili
✝️ Fase bizantina
- Uso come possibile battistero (culto dell’acqua)
- Immersioni in vasche con acque ritenute terapeutiche
- Etimologia “Mesumundu” discussa da studiosi (es. Giulio Pauli)
⛏️ Benedettini & Montecassino
- 1063: Barisone (Arborea e Torres) assegna ai monaci
- Prima spedizione fermata dai Pisani all’Isola del Giglio
- Insediamento successivo grazie a Papa Alessandro II
🏗️ Architettura
- Pianta a croce con cupola
- Rotonda centrale con aperture a sesto ribassato
- Braccio ovest: volta a botte
- Braccio sud: grande finestra arcuata
- Affinità con il battistero di Yalova (Turchia)
ℹ️ Note utili
- Stato: conservazione buona con integrazioni moderne
- Visita: area archeologica; verificare accessi in loco
- Interessi: archeologia romana, bizantina e romanica
Le terme romane di Mesumundu
La valle alluvionale di Siligo, circondata da altopiani basaltici, fu frequentata sin dall’epoca protostorica. In età romana conobbe un nuovo sviluppo grazie al ruolo strategico del Rio Mannu, importante via di comunicazione fluviale tra l’entroterra e il Golfo dell’Asinara, dove sorgeva l’antica Turris Libisonis (Porto Torres). In questo contesto i Romani edificarono un impianto termale, sulla scia dei numerosi centri di balneazione presenti in Sardegna. Le terme rimasero attive a lungo e ancora oggi sono visibili resti significativi, tra cui frammenti dell’acquedotto che convogliava l’acqua dalla sorgente di s’Abba Uddi all’interno della struttura.
I Bizantini e il culto dell’acqua
Con l’arrivo dei Bizantini, l’antico complesso romano assunse nuove funzioni. Secondo diversi studiosi, tra cui il glottologo Giulio Pauli, la Chiesa di Nostra Signora di Mesumundu fu utilizzata come battistero, luogo in cui l’acqua era considerata miracolosa e capace di guarire i malati che si immergevano nelle vasche. La stessa etimologia del termine “Mesumundu” sembrerebbe legata a questa funzione sacrale, che intrecciava elementi religiosi e culti legati all’acqua.

I monaci benedettini da Montecassino
Nel 1063, il giudice Barisone di Arborea e Torres affidò la chiesa di Mesumundu ai monaci benedettini provenienti dall’Abbazia di Montecassino, insieme ad altri edifici religiosi del Logudoro e del Meilogu, tra cui la chiesa dei Santi Elia ed Enoc a Monte Santu. La prima spedizione di dodici monaci non giunse mai a destinazione: venne intercettata dai Pisani all’Isola del Giglio. Solo in seguito, grazie all’intervento di Papa Alessandro II, l’impresa fu ripetuta e i benedettini poterono insediarsi in Sardegna, contribuendo alla diffusione del monachesimo e alla riorganizzazione del territorio.

La struttura architettonica
Il tempietto di Mesumundu rappresenta uno dei più importanti esempi di architettura bizantina in Sardegna. La pianta è a croce con cupola centrale, simile al battistero di Yalova in Turchia, sul Mar di Marmara. L’edificio conserva ancora il corpo centrale originario, costituito da una rotonda con ampie aperture a sesto ribassato. I due bracci absidati mostrano caratteristiche differenti: quello a ovest è coperto da una volta a botte, mentre quello a sud presenta una grande finestra arcuata che illumina l’interno. Questa semplicità strutturale, unita alla robustezza delle murature, rende la chiesa di Mesumundu un unicum di grande valore storico e artistico.
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