Gli stazzi galluresi: cuore della vita rurale in Sardegna
Gli stazzi galluresi rappresentano uno degli elementi più caratteristici dell’architettura rurale della Sardegna. Diffusi soprattutto in Gallura ma presenti anche in altre aree dell’isola, gli stazzi erano insediamenti agricoli e pastorali nati come semplici abitazioni isolate in pietra granitica, immerse nelle campagne e organizzate attorno a un podere. La loro struttura, essenziale e funzionale, rifletteva le necessità della vita contadina: un unico ambiente principale, spesso con forno esterno e magazzino, che garantiva autosufficienza e adattamento a un territorio aspro. Oltre a essere case, gli stazzi costituivano un modello sociale ed economico basato sulla comunità, il lavoro condiviso e il rapporto diretto con la terra. Oggi sono considerati un simbolo identitario della Gallura, testimonianza viva di una cultura che ha saputo trasformare isolamento e difficoltà in forza e tradizione.
Le costruzioni rurali e l’isolamento sociale della Gallura
Per secoli la Gallura è stata una delle aree più isolate della Sardegna: la scarsità di collegamenti interni e la presenza di piccoli insediamenti sparsi hanno favorito la nascita delle tipiche costruzioni rurali galluresi, simbolo di autosufficienza ma anche di isolamento sociale. Queste case, spesso edificate in granito locale, rappresentavano l’adattamento della popolazione a un territorio aspro e difficile da percorrere.
Dopo il secondo dopoguerra, lo scenario cambiò radicalmente. Centri come Santa Teresa Gallura, Palau, La Maddalena e, più tardi, la Costa Smeralda, divennero poli del turismo d’élite mediterraneo, trasformando una delle terre più povere e marginali dell’isola in uno dei suoi fiori all’occhiello. A distanza di un secolo dall’intuizione di Vittorio Emanuele I, la Gallura riuscì così a rompere il secolare isolamento e a porsi ai vertici dell’economia sarda, insieme a località come Aggius, Tempio Pausania e Calangianus.
La peculiarità geologica del territorio, caratterizzato da rocce granitiche modellate dal vento, rafforza l’identità gallurese e la distingue dal resto dell’isola. Oggi, mentre gli storici discutono anche del ruolo della Sardegna nel Medioevo – testimoniato dalle citazioni nella Divina Commedia – le costruzioni rurali della Gallura restano un simbolo culturale e paesaggistico, memoria viva del passaggio dall’isolamento alla modernità.
- LEGGI ANCHE: IL MURETTO A SECCO

Gallura
Scheda Storica
La Gallura ha conosciuto per secoli un marcato isolamento sociale, leggibile nelle sue
costruzioni rurali disperse e nel paesaggio granitico. Nel secondo dopoguerra
Santa Teresa Gallura, Costa Smeralda, Palau e La Maddalena diventano poli del
turismo d’élite mediterraneo, contribuendo al superamento dell’isolamento storico dell’area.
Caratteristica | Dettaglio |
---|---|
Paesaggio | Rocce di granito, insediamenti sparsi, vie interne storicamente difficili |
Costruzioni rurali | Piccoli nuclei agricoli e case isolate, segno dell’autarchia locale e dei lunghi tempi di collegamento |
Svolta storica | Dopoguerra: nascita del turismo d’élite a Santa Teresa, Costa Smeralda, Palau, La Maddalena |
Centri trainanti oggi | Santa Teresa Gallura, Aggius, Tempio, Calangianus |
Riferimenti culturali | Dibattito su tracce della Sardegna medievale nella cultura italiana (es. Divina Commedia) |
L’isolamento sociale della Gallura
Per secoli la Gallura è stata una delle aree più isolate della Sardegna: la scarsità di collegamenti interni e la presenza di piccoli insediamenti sparsi hanno favorito la nascita delle tipiche costruzioni rurali galluresi, simbolo di autosufficienza ma anche di isolamento sociale. Queste case, spesso edificate in granito locale, rappresentavano l’adattamento della popolazione a un territorio aspro e difficile da percorrere.
Dopo il secondo dopoguerra, lo scenario cambiò radicalmente. Centri come Santa Teresa Gallura, Palau, La Maddalena e, più tardi, la Costa Smeralda, divennero poli del turismo d’élite mediterraneo, trasformando una delle terre più povere e marginali dell’isola in uno dei suoi fiori all’occhiello. A distanza di un secolo dall’intuizione di Vittorio Emanuele I, la Gallura riuscì così a rompere il secolare isolamento e a porsi ai vertici dell’economia sarda, insieme a località come Aggius, Tempio Pausania e Calangianus.
La peculiarità geologica del territorio, caratterizzato da rocce granitiche modellate dal vento, rafforza l’identità gallurese e la distingue dal resto dell’isola. Oggi, mentre gli storici discutono anche del ruolo della Sardegna nel Medioevo – testimoniato dalle citazioni nella Divina Commedia – le costruzioni rurali della Gallura restano un simbolo culturale e paesaggistico, memoria viva del passaggio dall’isolamento alla modernità.
Gli stazzi galluresi e il meridione d’Italia
Lo stazzo è un tipico insediamento rurale il cui nome deriva dal latino statio (“stazione”, “luogo di sosta”). Non è una realtà esclusiva della Gallura: infatti, gli stazzi si trovano in gran parte dell’Italia centro-meridionale (Marche, Abruzzo, Calabria, Basilicata), oltre che in Sardegna e Corsica, dove per secoli hanno rappresentato il fulcro della vita contadina di pastori e agricoltori.
Dal punto di vista architettonico, lo stazzo era generalmente una casa rurale rettangolare, costruita con blocchi di granito e composta da uno o due ambienti (la maggioranza era costituita da monolocali). All’esterno non mancavano il forno a legna (lu furru) e il magazzino (lu pinnenti), spazi indispensabili per la vita agricola. Solo in rare occasioni veniva aggiunto un primo piano (lu palazzu).
Un fenomeno particolare era quello delle cussurgie (la cussogghja), piccoli agglomerati di stazzi che andavano oltre la semplice vicinanza di case: costituivano vere e proprie comunità rurali, unite da legami di amicizia, collaborazione professionale e mutuo soccorso. In questo modo lo stazzo diventava non solo una struttura abitativa, ma anche un’entità sociale e geografica che modellava il paesaggio e la cultura del territorio.
- LEGGI ANCHE: IL MURETTO A SECCO
Dagli stazzi galluresi alla Costa Smeralda
In Gallura, durante il periodo del governo Sabaudo, gli stazzi furono trasformati in veri e propri dipartimenti amministrativi con l’obiettivo di controllare un territorio spesso caratterizzato da anarchia, conflitti sociali e povertà diffusa. Con l’Unità d’Italia, lo Stato cercò più volte di limitare gli abusi di potere dei nobili feudatari, che continuavano a sfruttare il proletariato rurale.
Solo durante l’Età Giolittiana venne avviata un’azione più incisiva contro la corruzione e il banditismo, fenomeni che avevano segnato a lungo la vita sociale ed economica della Gallura. Nonostante questi interventi, l’isolamento sociale dell’area si protrasse ancora per diversi decenni, ben oltre il secondo dopoguerra.
La svolta arrivò con il boom economico e la nascita del turismo moderno in Sardegna: la Gallura, da terra di conflitti e povertà, si trasformò progressivamente in una delle regioni trainanti dell’economia isolana, beneficiando delle nuove opportunità offerte dal turismo balneare ed elitario.
