Il cuneese Giuseppe Cavallara alla fine dell’800 fu il giovane militante del Partito Socialista Italiano che, migrando in Sardegna per fuggire ai disordini in Piemonte, fece conoscere per la prima volta ai minatori e ai proletari sardi le idee socialiste.
Con il suo operato, da studente volontario prima, da sindacalista e poi da politico sindaco, deputato e senatore, trasmise alle classi subalterne sarde, da sempre sottomesse allo sfruttamento padronale, la coscienza di classe e la possibilità di ottenere, attraverso la protesta civile e l’organizzazione in comitati o sindacati, riconoscimenti politici ed economici altrimenti impensabili.
Giuseppe Cavallera condusse la maggior parte delle lotte nel Sulcis Iglesiente, in particolare a Carloforte dove nel 1897 fece istituire la Lega dei Battellieri e nel 1898 organizzò il clamoroso sciopero di 118 giorni che gli costò il carcere. A Iglesias invece tracciò le linee guida per la creazione della Federazione Regionale dei minatori; mentre a Oristano, nel 1903 dette vita al primo congresso del Partito Socialista Italiano in Sardegna incentrando la discussione sulla piaga della malaria che in quegli anni imperversava tra i contadini del Campidano causando centinaia di morti ogni anno.
Da Torino a Cagliari
Giuseppe Cavallera nacque a Villar San Costanzo, nel cuneese, il 2 gennaio del 1873. Figlio di laboriosi contadini, dopo aver frequentato le superiori fino al diploma ginnasiale, si iscrisse alla Facoltà di Medicina di Torino.
All’università Cavallera entrò in contatto con il Circolo universitario socialista e nel 1894 aderì ufficialmente al Partito Socialista Italiano nato ufficialmente solo due anni prima.
Sebbene in Sardegna qualche barlume di idee socialiste cominciassero a circolare già da qualche anni, a dare una svolta al nascente movimento fu lo studente piemontese Giuseppe Cavallera che nel1895 lasciò l’università di Torino per fuggire alle persecuzioni politiche e ai contrasti con la polizia, per rispondere alla proposta del Partito di fare diffusione delle idee nell’isola che allora erano ancora poco conosciute.
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Cavallera quindi rifuggiò in Sardegna dove le classi operaie e proletarie in genere erano in una situazione socio-culturale ancora arretrata rispetto alla presa di coscienza.
Egli si trasferì a Cagliari dove riscosse la borsa di studio che aveva vinto proprio presso la facoltà di medicina del capoluogo sardo.
Qui si laureò nel 1896, pubblicando la tesi dal titolo “La malaria e la sua profilassi”.
Ovviamente l’interesse per la politica ma sopratutto per la lotta sindacale di Cavallera non si risolse nella medicina, anzi, proseguì traducendosi in un attivismo eccezionale, tanto che entro la fine dell’anno successivo riuscì a far costituire in Sardegna ben 10 nuovi circoli socialisti.
A Firenze i socialisti cagliaritani
A Cagliari Giuseppe Cavallera raccolse sotto un’unica voce, quella del partito, tutto il movimento socialista locale che fino ad allora era stato disorganizzato, diviso e senza rappresentanza.
La sua azione fu così efficace che fu egli stesso portavoce della sezione cagliaritana al congresso nazionale di Firenze nel 1896.
Lega dei Ferrovieri sardi
Nel 1897 inizia per Cavallera un anno di grandi risultati, politici, sindacali e rappresentativi. E’ questo l’anno in cui organizza la Lega dei Ferrovieri sardi e la Lega dei Battellieri di Carloforte.
La Lega dei Battellieri
Tra ‘800 e ‘900 in Sardegna le poche realtà industriali esistenti si concentravano ancora nei distretti minerari del Sulcis Iglesiente dove Cavallera trovò terreno fertile per la diffusione delle idee socialiste.
Presso i minatori il giovane socialista piemontese fu organizzatore di movimenti, leghe e associazioni operaie. E alcune di queste iniziative raggiunsero una certa importanza sindacale.
A Carloforte ad esempio nel 1897 fece istituire la prima Lega dei Battellieri e Stivatori che fu una prima vera e propria organizzazione di resistenza operaia, al punto che dovette ben presto far convertire – a causa di una forte opposizione del padronato pronta a mobilitare la polizia – in una più morbida “Società di previdenza” che coinvolgeva anche i pescatori. Lo scopo era di garantire un sostegno alle famiglie qualora fossero indetti degli scioperi.
I battellieri di Carloforte (detti anche “ganzellieri“) facevano parte dell’articolata catena di estrazione dei minerali nel Sulcis e la città isolana era l’unica sede portuale di stoccaggio del materiale che proveniva dai siti di raccolta a mare, come Cala Domestica, Buggerru o Piscinas.
Alla Lega dei Battellieri e Stivatori si aggiunse nel 1898 la Lega degli Scaricatori di porto e la Lega dei Pescatori di Carloforte
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La malaria tra i contadini del campidano oristanese
Nel 1898, a Oristano, Giuseppe Cavallera attingendo alle sue conoscenze mediche sulla malaria, discusse l’argomento al Primo Congresso Socialista della Sardegna, legandolo alle precarie condizioni dei contadini della zona, costretti a lavorare in quelle paludi esposti alla zanzara anophele. Cavallera fu eletto quell’anno segretario del Comitato regionale socialista e consigliere nazionale socialista.
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Lo sciopero di 118 giorni
A fermare l’azione politica e la libertà personale di Giuseppe Cavallera in Sardegna che stava registrando numerose conquiste per i diritti dei lavoratori salariati del sud Sardegna, fu l’arresto per aver organizzato il clamoroso sciopero dei battellieri del 1899.
Sciopero che durò ben 118 giorni, tanto fu il braccio di ferro coi padronali, e si concluse con l’ottenimento clamoroso di alcuni benefici fino ad allora impensabili per la classe. L’accordo prevedette:
- aumenti salariali
- riduzione dell’orario di lavoro
- abbassamento del costo dei beni di prima necessità in vendita presso gli stessi spacci padronali
L’arresto
A seguito dello sciopero, in veste di movimentatore sociale, nel 1900 il Tribunale di Cagliari condannò Giuseppe Cavallera a 7 mesi di carcere. Pena che fu pienamente scontata.
Cavallera andò a processo assieme ad altri 18 lavoratori, tutti aderenti alle varie leghe di Carloforte. A loro si aggiunsero altre 28 incriminazioni tutte coinvolte nello sciopero del 1899.
L’accusa fu di associazione per delinquere, truffa, danneggiamento, violenze, minacce, eccitamento all’odio di classe e sommersione di navi.
Il tribunale di Cagliari assolse tutti gli imputati tranne il Cavallera che fu condannato per eccitamento all’odio di classe.
Attivismo socialista in Sardegna
Tornato in libertà, Giovanni Cavallera continua la sua opera di diffusione del pensiero socialista in Sardegna e contribuì in prima persona alla creazione di organizzazioni di lavoratori salariati in vari settori:
- tra i battellieri e i pescatori di Carloforte aveva già messo in piedi la Lega omonima che faceva da contrappeso politico rappresentativo alle cantine padronali;
- per quanto riguarda invece lo sfruttamento della mano d’opera nelle miniere del Sulcis, nel1903 fece costituire la Federazione Regionale dei minatori che ebbe subito all’attivo 4 mila iscritti.
Per Dessì è pioniere del socialismo in Sardegna
Giuseppe Cavallera per il suo impegno a favore del socialismo in Sardegna fu definito dallo scrittore villacidrese Giuseppe Dessì il “pioniere del socialismo in Sardegna”.
Perse contro Giolitti a Dronero
Lo straordinario attivismo di Cavellara in Sardegna fu ben presto notato anche dalle alte dirigenze del partito a livello nazionale, tanto che proprio per i suoi successi nell’isola nel 1904 fu proposto come candidato alla Camera nel collegio di Dronero (Piemonte) per sfidare il già noto Giovanni Giolitti, sfida che tuttavia perse.
Le rivendicazioni salariali dei minatori
La presa di coscienza della classe operaia sarda stava raggiungendo nei primi anni del ‘900 livelli preoccupanti per la classe padronale, al punto che a più riprese si dovette far ricorso alla forza quando le proteste immobilizzavano le produzioni.
Particolarmente caldo era il mondo delle miniere, come fu nel caso di Buggerru, nel 1904, la cui protesta dei minatori sfociò in una sparatoria e nell’uccisione, da parte dell’esercito, di quattro minatori.
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Sulla scia di quel difficile periodo per le lotte operaie nel Sulcis, nel 1904 Giuseppe Cavallera fu eletto segretario della Federazione Regionale dei minatori sardi.
Sindaco di Carloforte
La riconoscenza della comunità carlofortina per Giuseppe Cavallera fu sigillata nel1906 quando fu eletto sindaco della città.
E a questo periodo risale l’acquisto di una goletta aragostiera da parte dei pescatori locali, riuniti in cooperativa su spinta dello stesso Cavallera, con lo scopo di slegare l’operazione di vendita del pescato dalla mediazione dei grossisti.
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Primo deputato dei minatori sardi
Nel 1913 presso il colleggio di Iglesias Giuseppe Cavallera fu finalmente eletto deputato del Regno d’Italia, carica che mantenne per due legislature.
L’operazione di nomina non avvenne senza difficoltà, in quanto Cavallera aveva avuto tre sconfitte nei precedenti tentativi di nomina, due nel collegio di Dronero e una nel collegio di Iglesias.
Iglesias, primi due sindaci socialisti
Per la Sardegna e sopratutto per il mondo dei minatori del Sulcis, la elezione a deputato di Cavallera significava per la prima volta avere un rappresentante delle loro istanze direttamente a Roma.
Le denunce di Cavallera sulle condizioni di sfruttamento dei minatori sardi nel Sulcis furono finalmente rese pubbliche da un’audizione alla Camera in cui fu chiesto pubbliamente al Governo di farsene carico.
Tale evento fece da pungolo a nuove iniziative socialiste nell’isola, come i successi elettorali nelle cariche di sindaco di varie comuni del Sud Sardegna, il più grande dei quali fu certamente Iglesias che dal 1914 dopo due anni di commissario prefetizio riuscì a eleggere per due mandati consecutivi due socialisti, Angelo Corsi (1914-1921) e Michele Calvia (1921 – 1922).
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Interventista nella Grande Guerra
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Giuseppe Cavallera si schierò tra i socialisti interventisti, con la motivazione ideale di voler contribuire all’unificazione territoriale dell’Italia.
Egli si arruolò quindi come volontario e venne subito titolato del grado di capitano medico presso la Marina Militare.
Vince a Cuneo roccaforte di Giolitti
Finita la guerra, nel 1919, l’ex sindaco di Carloforte Angelo Corsi, aveva ormai assunto il controllo del PSI nell’Iglesiente, quindi per Cavallera non c’era spazio.
Egli si presentò quindi nel collegio di Cuneo-Asti-Alessandria dove il PSI raggiunse le 10 mila preferenze, tenendo testa a Giovanni Giolitti che in quel distretto era il candidato più forte.
Nascono i comunisti, lui rimane socialista
Nel frattempo il Partito Socialista Italiano dovette subire la fuoriuscita dal proprio organico dei socialisti più rivoluzionari che si spinsero fino alla creazione del Partito Comunista.
Lo scorporo dell’ala rivoluzionaria socialista e la costituzione di un partito di sinistra che sarebbe diventato un competitore elettorale del Partito Socialista, non scosse le convizioni riformatrici e moderate di Cavallera che scelse di non abbandonare l’ala riformatrice.
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Medico silente durante il Ventennio
Questa posizione aderente al PSI Cavallera la mantenne anche durante il Ventennio fascista sebbene non si espose più pubblicamente preferendo la dedizione all’attività di medico.
Durante il fascismo il Giuseppe Cavallera, come tutti i socialisti e i comunisti, fu messo sotto sorveglianza e per evitare gravi conseguenze che avrebbero potuto determinare anche l’arresto, decise di desistere dall’attività politica e di riprendere solamente la professione di medico condotto. Mansione che condusse fino al 1938 presso il comune di Anticoli Corrado, in provincia di Roma.
Senatore nella prima legislatura
Caduto il fascismo Cavallera riprese l’attivisimo politico. Entrò a far parte del primo ministero Bonomi e fu nominato commissario straordinario dell’Opera nazionale per la protezione della maternità ed infanzia, ente che riorganizzò dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale e lo potenziò in funzione del nuovo assetto repubblicano e democratico.
Nel 1946 fu candidato all’Assemblea Costituente, sebbene non venne eletto.
Nel 1948 ritornò in parlamento come senatore della Repubblica, ciò grazie ai quasi 30 mila voti raccolti con il Fronte democratico popolare nel collegio d’Iglesias.
Sepolto a Carloforte
Erano ormai passati abbondantemente i 70 anni per Cavallera, quando dal 1950 iniziò il declino fisico che lo costrinse a saltare numerose sedute parlamentari per i successivi due anni.
La situazione di salute arrivò poi al punto che non riuscì a concludere la legislatura perché nel 1952 fu colto da malore mortale (in senato fu sostituito da Antonio Cassitta).
Il Giuseppe Cavallera muore a Roma il 22 giugno 1952.
Per sua espressa volontà la sua salma fu sepolta a Carloforte in omaggio e in ricordo della sua eccezionale vita di socialista e di sindacalista in favore delle categorie di lavoratori più sfruttate, quelle dei battellieri, dei pescatori e dei minatori.
Il cinetatro Cavallera
La comunità di Carloforte ha dedicato a Giuseppe Cavallera l’intitolazione del cineteatro cittadino, in omaggio allo straordinario impegno del sindacalista e politico socialista che tra ‘800 e ‘900 fu pioniere della coscienza di classe nel Sulcis e a Carloforte in particolare.
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