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Home » Approfondimenti » Il protettorato britannico in Palestina

Il protettorato britannico in Palestina

Storia contemporanea

di Redazione
in Approfondimenti, Storia, Storia contemporanea
Tempo di lettura: 5 minuti
Foto di Ömer Yıldız su Unsplash

Foto di Ömer Yıldız su Unsplash

Con la fine della Prima Guerra Mondiale e la sconfitta degli Imperi Centrali (Germani,  Impero Austro-Ungarico e Impero Ottomano) la Palestina, rimasta sotto il dominio turco-ottomano per 400 anni (dal 1516 al 1918), venne assegnata, dalla Società delle Nazioni, all’Inghilterra (1922) sotto forma di “protettorato” .


Il protettorato inglese

La Palestina, essendo rimata per quattro secoli sotto il dominio turco, non aveva più le rimembranze culturali, sociali e politiche di uno Stato libero e indipendente. Pertanto, secondo le intenzioni della neonata Società delle Nazioni, l’Inghilterra avrebbe dovuto in sostanza “aiutare” i palestinesi ad individuare una propria classe dirigente che la avrebbe dovuta portare alla costituzione di uno Stato-Nazione, ma secondo i criteri di nazionalità indicati dal Presidente degli Stati Uniti Thomas Woodrow Wilson (1918) nel suo discorso al Congresso americano.

  • LEGGI ANCHE: Il principio di Nazionalità

Situazione demografica

In Palestina nel 1922 viveva una popolazione variegata costituita principalmente da tre orientamenti religiosi-culturali:

  • gli ebrei, che erano stimati in 83.790 persone
  • i cristiani, che erano stimati in 71.464 persone
  • i beduini musulmani, che erano stimati in 103.331 persone

I primi attriti arabo-israeliani

La principale fonte di instabilità sociale e politica della Palestina era, fin dalla fine dell’800, la conflittualità tra la popolazione ebraica e quella arabo-palestinese.

Tale conflittualità, caratterizzata già da reciproci episodi di violenza privata e attentati, era via via aumentata man mano che gli insediamenti ebraici aumentavano la popolazione e si espandevano in aree che i beduini rivendicavano.


La storica ostilità tra agricoltori e pastori

Sulla scia del movimento politico sionista – sostenuto dal governo inglese – che incoraggiava gli ebrei a tornare in Palestina, tra il 1900 e il 1922, la poplazione ebraica fu protagonista di una prima grossa ondata immigratoria dall’epoca dell’anita disapora romana.

Nei primi venti anni del ‘900 gli ebrei passarono da una popolazione di 25 mila a ben 83 mila abitanti.

Questo aumento di popolazione determinava anche uno spostamento dei coloni sempre più verso le poche zone fertili della regione, come ad esempio la rigogliosa valle del Giordano, dove, però, i nomadi beduini già rivendicavano l’uso dei terreni per lo svolgimento della loro principale attivtà economica: il nomadismo pastorale.


Due popoli e due Stati

L’Inghilterra si fa dunque promotrice attiva affinchè l’insediamento ebraico in Palestina porti alla creazione di uno Stato nazionale e, al contempo, che la popolazione palestinese di religione araba, abbia la stessa rappresentanza politica senza che vengano stravolte le sue prerogative culturali.

Il mandato britannico in Palestina iniziò nel 1922 e finì nel 1948.


 

Mandato britannico in Palestina
1922-1948

 


I britannici promettono la creazione di uno Stato arabo

Nel 1915 inoltre, i britannici promettono, tramite l’accordo tra Sir Henry McMahon e lo Sharif della Mecca, Husayn ibn Ali, la creazione di una grande nazione araba se gli arabi contribuiscono con gli Alleati, al rovesciamento dell’Impero ottomano.


La rivolta araba

Gli Arabi durante la Prima Guerra Mondiale si alleano con le potenze dell’Intesa e contribuiscono in maniera determinante a liberare l’Arabia, la Palestina, la Transgiordania, il Libano e il sud della Siria dal giogo ottomano.


Il tradimento agli arabi

L’esito della rivolta araba tuttavia, nonostante gli accordi anglo-arabi, furono molto insoddisfacenti per le ambizioni islamiche. Francia, Inghilterra e Russia infatti, si erano già accordate preventivamente e segretamente nel 1916 (Accordi Sykes-Picot), per spartirsi i domini ottomani in medioriente in sfere di influenza.

Inoltre, con la dichiarazione Balfour del 1917, l’Inghilterra si era formalmente impegnata a sostenere la causa sionista, che prevedeva la neoimmigrazione ebraica in Palestina e la creazione del famoso “focolare ebraico”.

  • LEGGI ANCHE: La rivolta araba e Lawrence d’Arabia 

Dichiarazione di Balfour

Il 2 novembre del 1917, il ministro degli Esteri, Arthur Balfour, scrisse una lettera al più importante rappresentante della comunità ebraica e referente del movimento sionista, nella quale dichiarava l’appoggio del governo britannico alla causa sionista e all creazione di una nazione ebraica in Palestina, “nel rispetto” – tuttavia si precisa – ” dei diritti delle altre minoranze residenti”.

  • LEGGI ANCHE: Sionismo 
Dichiarazione Balfour. Foto: British Library.
Dichiarazione Balfour. Foto: British Library.

Palestina e Transgiordania agli inglesi

Nel luglio del 1922, la Società delle Nazioni, ufficializzò il Mandato britannico della Palestina, che comprendeva l’amministrazione della Palestina e della Transgiordania che allora era costituita dalla Giordania e dalla Cisgiordania.

Lo stesso anno il Regno Unito separa l’area in due amministrazioni: la Palestina e la Transgiordania.

La Transgiordania, abitata in maggioranza da arabi musulmani, venne affidata a re ‘Abd Allah e venne riconosciuto come “stato semi-autonomo”.

La Palestina, abitata per lo più da ebrei, venne gestita direttamente dal Regno Unito.

Il fiume Giordano costituiva la linea di confine geografica tra territorio arabo e territorio ebraico.

Foto di Thomas Vogel su Unsplash
Foto di Thomas Vogel su Unsplash

Le caratteristiche nazionali delle comunità ebraiche

Gli ebrei in Palestina nel 1920 sono ormai una comunità che supera gli 80 mila abitanti. Gli insediamenti, dopo aver registrato un notevole incremento nei primi venti anni del ‘900 avevano cominciato ad assumere i caratteri che si addiccono ad una nazione. Ovvero:

  • le comunità hanno organi politici, religiosi e dei costumi che le caratterizzano
  • la lingua utilizzata è l’ebraico
  • le attività economiche, per lo più legate all’agricoltura, sono fiorenti

Il focolare nazionale ebraico

Per “focolare ebraico nazionale” s’intende lo sviluppo della comunità ebraica in Palestina, sostenuto dagli Ebrei sparsi per il mondo.

Questo sostegno deve avvenire anche attraverso un riconoscimento internazionale che faccia riferimento ai legami storici di questa etnia con questo territorio. Questo riconoscimento deve avvenire attraverso il dritto e non attraverso la “tolleranza” ad avere un territorio, una patria e una nazione in Palestina.

Oleg Vakhromov by Unsplush
Oleg Vakhromov by Unsplush

Intolleranze arabo-israeliane

La pacifica convivenza tra arabo-palestinesi ed ebrei non è mai stata una costante nel rapporto tra i due popoli.
Inoltre, man mano che l’immigrazione ebraica aumentava, anche gli episodi di violenza e intolleranza reciproche aumentavano. Gli anni in cui si registrarono gli scontri più grandi tra arabi ed ebrei furono: il 1920, il 1929, il 1936, il 1937, il 1938 e il 1939.

Tra il 1922 e il 1947
la poplazione ebraica
passa da 83.790 a 610.000 abitanti


Il Libro bianco

Ottenuto il mandato dalla Società delle Nazioni, la Palestina entra per ventisei anni nell’orbita britannica in qualità di “protettorato”.
Al loro insediamento i britannici stilano una serie di leggi, tutte racchiuse nelle tre edizioni del “Libro Bianco della Palestina” (1922, 1930 e 1939) che mirano a disciplinare la convivenza tra arabi-palestinesi e ebrei in Palestina.
Le leggi tuttavia, fortemente antiebraiche, suscitarono proteste violente da parte degli ebrei, in particolare dai sostenitori del movimento sionista.
  • In alcuni passaggi del Libro bianco si evidenziavano come le ostilità arabe verso quelle ebraiche erano da motivare con la paura di trovarsi prima o poi etnia minoritaria in una nazione ebraica.
  • In altri passaggi il Libro Bianco del 1922 escluse la possibilità di una “nazione ebraica” in Palestina che doveva comprende anche i territori a ovest del Giordano.
Il risultato fu che, con la nascita dello Stato di Israele, nel 1948 e il contemporaneo ritiro delle truppe britanniche in Palestina, le leggi del Libro bianco vennero tutte abrogate e nel 1950 fu approvata la Legge del Ritorno, che prevedeva una proposta di cittadinanza israeliana a tutti gli ebrei del mondo che volevano fare ritorno in Palestina e stabilirvisi.
  • LEGGI ANCHE: Il Libro bianco della Palestina 
Foto di Syd Wachs su Unsplash
Foto di Syd Wachs su Unsplash

La Gran Bretagna abbandona la Palestina

Il mandato inglese in Palestina si concluse nel 1948 e la Gran Bretagna si considerava soddisfatta di aver creato uno stato multietnico e che la presenza di 300 000 immigrati ebraici (un terzo della popolazione residente in Palestina) sommata alla capacità delle comunità ebraiche di sapersi insediare e amministrare fosse in linea con gli obiettivi fissati con la dichiarazione di Balfour.

 

 

Tag: ArabiArabiaImpero OttomanoInghilterraIslamIslamismoIsraeleLawrence d'ArabiaMediorienteOttomaniPalestinaPrima Guerra MondialeSocietà delle Nazioni
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