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Home » Approfondimenti » Storia » Storia contemporanea » Piano di partizione della Palestina

Piano di partizione della Palestina

Storia contemporanea

di Redazione
in Storia contemporanea
Tempo di lettura: 6 minuti
Piano di partizione della Palestina

Il 29 novembre del 1947, l’Onu, approva a New York la Risoluzione 181 che prevedeva la creazione di due Stati in Palestina al fine di risolvere il conflitto tra la comunità ebraica e quella arabo-palestinese ormai cronico fin dall’inizio del ‘900.

Il piano non fu accettato dalla controparte palestinese e questo rifiuto reinnescò il deterioramento delle relazioni tra le due comunità che portò alla guerra arabo-israeliana del 1948.


  • LEGGI ANCHE: Geografia politica del Medioriente 

Ritiro degli inglesi

L’intervento, nella questione arabo-israeliana, delle Nazioni Unite, il nuovo organismo internazionale di controllo della pace nel mondo, nato appena nell’ottobre del 1945 dalle ceneri della Società delle Nazioni, fu in sostituzione della Gran Bretagna che nel febbraio del 1947 decise di rimettere il mandato di protettorato della Palestina, proprio perché la situazione su quella regione – ereditata dopo il crollo dell’Impero ottomano – era ormai diventata di difficile soluzione.


Presenza ebraica in Palestina nel 1945

** In rosso sono evidenziati i villaggi e gli insediamenti ebraici in Palestina

 


Il Comitato senza i vincitori della Seconda Guerra Mondiale

Il Comitato designato dall’Onu che avrebbe dovuto individuare una proposta risolutiva alla questione arabo-israeliana con la costituzione di due Stati, fu composto con 11 rappresentanti di Stati nessuno dei quali vincitore della Seconda Guerra Mondiale (Usa, Urss, Cina, Regno Unito, Francia).


Massima imparzialità formale

Il motivo di tale scelta fu dettata dall’intenzione del nuovo organismo di proporre una soluzione scevra da vizi di parzialità e favoreggiamenti.

Il Comitato UNSCOP (United Nations Special Committee on Palestine = Consiglio speciale delle Nazioni Unite per la Palestina) fu composto dai rappresentanti dei seguenti paesi:

Bandiera dell'Onu
Bandiera dell’Onu
  1. Australia,
  2. Canada,
  3. Guatemala,
  4. India,
  5. Iran,
  6. Paesi Bassi,
  7. Perù,
  8. Svezia,
  9. Cecoslovacchia,
  10. Uruguay,
  11. Jugoslavia.

 


Gli Stati dell’Onu nel 1945

  • In blu chiaro gli Stati che fanno parte dell’Onu nel 1945
  • In blu scuro le colonie nel 1945
  • In grigio gli Stati non membri
Grafica: Glam 15
Grafica: Glam 15

Due Stati o uno Stato federale

Il Comitato internazionale per tentare di risolvere la questione israelo-palestinese individuò due soluzioni:

  1. La creazione di due Stati con la città di Gerusalemme sotto controllo internazionale
  2. La creazione di un unico Stato federale

La prima opzione ricalcava il piano di spartizione della Commissione Peel del 1937.

La seconda opzione ricalcava il piano indicato nel Libro bianco del Mandato britannico del1939.

  • LEGGI ANCHE: Il Libro bianco della Palestina

La bocciatura della soluzione a due stati
da parte palestinese

 

La Commissione Peel fu creata nel 1937 dal governo britannico per risolvere la questione arabo-israeliana in Palestina, che allora era territorio di mandato britannico.

La Commissione propose di creare due Stati, di cui uno solo palestinese senza presenza di cittadini ebrei e uno ebraico senza presenza di cittadini palestinesi.

Per raggiungere questo scopo si sarebbe dovuto provvedere a trasferie fisicamente le genti di un’etnia dalle regioni a minor concentrazione ad altre dove era già importante quella presenza.

L’operazione fu bocciata dai palestinesi anche alla luce del fatto che l’intera regione della Palestina aveva poche zone fertili da mettere a disposizione per una popolazione così vasta.

La bocciatura della soluzione federale
da parte ebraica

 

Il piano elaborato dal Libro bianco fu bocciato a suo tempo dalla controparte israeliana che considerava questa soluzione troppo sbilanciata a favore palestinese e orientata a mettere in discussione l’ipotesi di un insediamento ebraico a vocazione nazionale in Palestina, nonché il contenimento delle politiche di acquisto dei terreni arabi da parte degli ebrei, in particolare nella Striscia di Gaza. Fenomeno questo iniziato a intensificarsi dal 1937.


Impossibile accontentare entrambi

Il Comitato UNSCOP giunse alla conclusione che era “manifestatamente impossibile” accontentare contemporaneamente i due popoli e che era “indifendibile” appoggiare solo una posizione.


I Palestinesi rivendicano le radici secolari

La fazione palestinese contestò ferocemente l’equiparazione di diritti territoriali su una stessa area, tra una popolazione che viveva da secoli in quell’area e un’altra che era immigrata lì solo da poche decine di anni.

Nel 1937 vi erano in Palestina:

  • 1.200.000 palestinesi
  • 600.000 ebrei

Poche terre coltivabili contese

La rarità di terre coltivabili in Palestina ha contribuito ad esacerbare il conflitto tra i due popoli per contendersi le poche zone fertili della regione.


Agli ebrei oltre il 50% della Palestina

Il risultato della soluzione che individuò il Comitato UNSCOP fu il seguente:

uno Stato ebraico a cui viene assegnato il 56% del territorio che comprendeva le regioni più fertili, l’accesso esclusivo al lago di Tiberiade e al Mar Rosso. Tale opzione fu presa anche in previsione di una massiccia immigrazione ebraica dall’Europa da parte sopratutto dei superstiti ai campi di sterminio nazista.

Il restante del territorio della Palestina sarebbe dovuto essere assegnato agli arabi-palestinesi.


Nel 1937 in Palestina la popolazione era composta per 2/3 da palestinesi e per 1/3 da ebrei. Secondo quanto individuato dal Comitato questa sarebbe dovuta essere la partizione della popolazione in Palestina:

  • Nello Stato Ebraico vi sarebbero dovuti confluire 498 mila ebrei e 407 mila arabi, più 90 mila beduini.
  • Nello Stato Arabo vi sarebbero dovuti confluire 10 mila ebrei e 735 mila arabi.
  • Gerusalemme sarebbe dovuta essere invece una “zona internazionale” con 100 mila ebrei e 105 mila arabi.

Il motivo dello squilibrio territoriale

L’UNISCOP propose che gli ebrei avrebbero dovuto avere una maggior quantità di territorio rispetto agli arabi perché negli anni successivi avrebbe dovuto ospitare la grande immigrazione proveniente dall’Europa. Inoltre fu assegnata agli ebrei la parte di territorio economicamente più prospera, in particolare quella ricadente nelle aree a maggior vocazione agricola.


Prevista ondata migratoria dall’Europa
a seguito del genocidio nazista


Una moneta comune

La piccolezza del territorio a disposizione e il fatto che per alcuni aspetti le economie dei due popoli potevano essere sovrapposte, l’UNISCOP propose che i due Stati avessero una moneta e una rete infrastrutturale comune. Da parte internazionale sarebbero arrivati degli aiuti economici per sostenere il costo dell’impianto delle infrastrutture.

** Il motivo che sosteneva tale proposta era che per i due popoli, vista la contiguità territoriale, sarebbe stato più vantaggioso ad entrambi adottare un sistema economico e infrastrutturale integrato.


Le reazioni al Piano di partizione
della Palestina

 


Il no degli arabi 

Gli Stati arabi indipendenti e i palestinesi respinsero il piano di divisione della Palestina e ritennero che la regione, per intero, dovessere essere riconosciuta ai palestinesi.


La Palestina per intero ai palestinesi


Omogeneità ebraica e disomogeneità palestinese

Le critiche più minuziose misero in luce il fatto che nel disegno internazionale la maggior parte dei villaggi arabi non avrebbero avuto la contiguità territoriale con lo Stato palestinese, mentre quelli ebraici invece sarebbero stati inglobati nel perimetro dello Stato ebraico.

Mar di Galilea e Mar Rosso negati

Un’altra criticità da parte araba fu mossa per il fatto che lo Stato arabo avrebbe avuto solo un terzo della costa mediterranea di propria pertinenza territoriale. Inoltre sarebbe stato escluso da uno sbocco al Mar Rosso e al Mar di Galilea (detto anche “Lago di Tiberiade” o “Lago di Israele”), quest’ultimo la più importante risorsa idrica della Palestina.

Il Mar di Galilea, detto anche Lago di Israele o Lago di Tiberiade. Foto: NicFer.
Il Mar di Galilea, detto anche Lago di Israele o Lago di Tiberiade. Foto: NicFer.

L’equilibrio territoriale inverso alla densita abitativa

Non ultimo, fu criticato il metodo di assegnazione del territorio non tenendo conto dei rapporti demografici: allo Stato ebraico veniva assegnato il 56% della Palestina avendo una popolazione pari al 33% del totale.

Simbolo della Corte Internazionale dell'Aia
Simbolo della Corte Internazionale dell’Aia

Il ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia

Gli Stati arabi fecero ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia per contestare la partizione dela Palestina e la creazione dello Stato ebraico. A ciò fu aggiunta la nota che gli stessi non riconoscevano all’Assemblea delle Nazioni Unite, il diritto di decidere l’assegnazione di parte della Palestina agli ebrei andando contro alla volontà degli arabi. Il ricorso fu respinto.

  • Gli Arabi: l’ONU non ha diritto di decidere sulla Palestina

 

Il Palazzo della Pace dell'Aia. Foto: Yeu Ninje
Il Palazzo della Pace dell’Aia. Foto: Yeu Ninje

L’Ok degli ebrei

Per la maggior parte degli ebrei, il Piano di partizione della Palestina proposto dal Comitato UNISCOP, poteva essere accettato. Questo sebbene i nazionalisti più radicali contestarono che Gerusalemme sarebbe dovuta essere messa sotto il controllo internazionale.

No a Gerusalemme
sotto controllo internazionale

Menachem Beginche, comandante dell’Irgun, uno dei gruppi paramilitari sionisti (l’altro era il Lehi) che si batteva per la creazione di uno Stato ebraico assoluto, disse a proposito del Piano di partizione della Palestina:

“La divisione della Palestina non sarà mai riconosciuta perché è illegale. Il Grande Israele sarà ristabilito per intero e per sempre”.

** Menachem Beginche diventerà primo ministro di Israele.

Alcune critiche, da parte ebraica, furono invece mosse per sottolineare il fatto che lo Stato ebraico non avrebbe avuto una contiguità territoriale.


Tag: Commissione PeelIsreaeleLibro BiancoMediorienteOnuPalestinaSeconda Guerra Mondiale
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