La Seconda guerra cecena (1999 – 2009) è stato il secondo conflitto armato che la Russia ebbe con la Cecenia per riassorbire il suo territorio e la sua amministrazione sotto il proprio dominio, dopo averli persi nella Prima guerra cecena (1994-1996).
Il “casus belli” di questo secondo conflitto è stato l’invasione del Daghestan da parte delle Brigate Internazionali Islamiche cecene (non inquadrate tra le fila dei ribelli ceceni).
Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica (dicembre 1991), la Cecenia si dichiarò indipendente dalla neonata Federazione Russa.
Tuttavia, a livello geopolitico, la Russia non accettò di perdere il controllo di una regione così importante del Caucaso settentrionale. Così decise per l’invio nella zona prima, di un semplice contingente di deterrenza ai ribelli e poi, entrò definitivamente in guerra contro di essi provocando la Prima guerra cecena.
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La Prima guerra cecena, sebbene decretò ufficialmente la vittoria dei separatisti ceceni sulla Russia, non portò a una riappacificazione interna tra loro e i lealisti ceceni che invece rimasero sempre in contatto con la Federazione in attesa di un riscatto che avrebbe ribaltato i rapporti di forza con gli avversari.
In questa situazione di incertezza la Cecenia dovette ospitare anche il filone islamico estremista che aveva già manifestato la propria acredine ideologica e politica contro la Russia ortodossa proprio durante la Prima guerra cecena, dichiarando la sua Jihad islamica.
L’estremismo islamico insediatosi a in Cecenia ormai da qualche anno, aveva anche messo piede stabile nei gangli governativi del paese, riuscendo ad avere alcuni esponenti proprio nelle ale più oltranziste che tenevano al potere il neo presidente ceceno Aslan Maschadov.
L’inizio della guerra
La Seconda guerra cecena iniziò nell’agosto del 1999 quando alcuni bombardieri russi fecero le prime incursioni come preambolo ad una successiva invasione terrestre della Cecenia.
L’arrivo di Putin
Nell’agosto dello stesso anno intanto, lo stesso Boris Elstin, aveva appena nominato a primo ministro della Russia, l’ex militare ed ex funzionario del KGB, Vladimir Putin che dal 1° ottobre 1999 prese definitivamente le redini della riconquista russa ai danni della Cecenia nella Seconda guerra cecena.
Con questa nuova guida a Mosca, la Russia prima riconquistò la Cecenia meridionale fino al fiume Terek e, pochi giorni dopo, il 12 ottobre dello stesso anno, varcò il fiume e proseguì, seppur lentamente e con gravi perdite, l’avanzata verso nord.
I combattimenti tra i militari della Federazione Russa e i guerriglieri separatisti ceceni si protrarono fino al febbario del 2000, quando iniziò l’assedio della capitale Groznyj.
L’assedio di Groznyj
L’assedio russo alla capitale cecena Groznyj è l’azione militare più importante dell’esercito russo dopo aver varcato il fiume Terek. L’attacco inizia il 2 febbraio del 2000 e portò a un faccia a faccia con i ribelli ceceni.
Lo scontro fu così aspro che nel 2003 le Nazioni Unite definirono Groznyj ” la città più devastata del mondo”.
Le perdite di militari e guerriglieri furono ingenti da entrambe le parti (quasi 370 russi e lealisti e oltre 1500 ribelli ceceni) più migliaia di morti tra i civili.
Il ribellismo prosegue sulle montagne
I ceceni persero il controllo della città e furono costretti a sparagliarsi per il territorio, in particolare tra le montagne attorno alla capitale. Dalle campagne tuttavia il ribellismo non placò la sua forza e gli attacchi terroristici ai contingenti russi furono frequenti e con numerosi successi. Tutto ciò sebbene il 29 febbraio dello stesso anno, l’alto ufficiale russo Trosev, dichiarò pubblicamente che i ribelli ceceni erano ormai stati messi sotto controllo.
Un’autonomia lealista
A maggio comunque, Putin ebbe sotto il dominio della Federazione Russa l’interno territorio ceceno. Alla Cecenia tuttavia venne concesso di avere una Repubblica con regolare costituzione e di avere una relativa autonomia amministrativa sebbene supervisionata da Mosca.
A dicembre del 2005 venne eletto governatore della Repubblca Cecena l’ex capo lealista Kadyrov.
L’estremismo islamico prende il sopravvento
Nonostante in Cecenia il dominio russo sia stato nuovamente formalizzato, i ribelli rimangono un grosso problema di instabilità sociale, politica e militare. Tra le loro fila infatti, si va ad assottigliare la forza dei separatisti laici e cresce invece quella inficiata dal radicalismo islamico, tanto che compaiono i primi capi militari di questa fazione che si auto proclamano “imam” o ” emiri”.
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L’indottrinamento islamico estremista porta i guerriglieri ribelli ad adottare nuove forme di attacco alle guarnigioni russe. Inzia così nel 2000 la pratica degli attacchi suicidi che portano all’uccisione di grossi calibri della politica e delle alte dirigenze russo-cecene, anche verso rappresentanti del separatismo ceceno laico, come l’uccisione dell’ex presidente separatista Yandarbiyev in esilio in Qatar, il 13 febbraio del 2004.
L’Occidente non condanna in cambio del silenzio in Ex Jugoslavia
La guerra Russia / Cecenia comportò la violazione sistematica di diritti umani e di regole di guerra da entrambi i fronti. Tuttavia nessun attore occidentale prese posizione netta verso queste atrocità avvenute a poca distanza dall’Europa.
Onu, Stati Uniti e Unione Europea non ebbero mai una chiara posizione di condanna neanche verso la Russia, responsabile di numerosi crimini di guerra durante il lungo conflitto.
Secondo alcuni analisti geopolitici questa posizione morbida della Comunità Internazionale di fronte ad esempio al massacro di Groznyj fu il frutto di uno “scambio di tolleranze” tra Russia e Nato, in quanto quest’ultima era intervenuta con pesanti bombardamenti in Bosnia nell’agosto e nel settembre del 1995.
2005, inizia il raffreddamento dei ribelli
Nel 2005 inizia un progressivo raffreddamento del ribellismo ceceno. Conflitti intestini allo stesso movimento, tra filone laico e filone islamista indeboliscono le azioni di lotta alla Russia. Inoltre, si fanno avanti varie proposte di un cessate il fuoco proprio dal fronte dei ribelli.
Dopo vari tentativi nell’aprile del 2009 il Presidente della Cecania, Kadyrov e il Presidente della Russia Medvedev si incontrano e discutono per la fine delle operazioni. La Seconda guerra cecena è definitivamente conclusa.
Cartina politica dell’attuale Caucaso
** In rosso la Cecenia