Il quartiere di Sant’Avendrace è uno dei venti quartieri moderni della città di Cagliari, quelli cioè non facenti parte del nucleo storico di primissimo insediamento di cui fanno invece parte i quartieri di Castello, La Marina, Stampace e Villanova. La storia di questo quartiere tuttavia è antichissima e tocca tutte le principali tappe dello sviluppo culturale e civile della Sardegna e di Cagliari, dall’origine del nome, che rimanda alla prima persecuzione cristiana dei romani all’epoca di Nerone; agli insediamenti fenicio-punici nella Sardegna meridionale, passando per la devastazione pisana del giudicato di Cagliari e, non ultimo, al legame tra i pescatori del golfo e l’entroterra campidanese, in una sorta di sintesi tra vita marinaresca e agricoltura.
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SANT’AVENDRACE E LA PRIMA PERSECUZIONE CRISTIANA IN SARDEGNA
Avendrace è il nome del santo nato nel 45 d.C. a Hypis, antico villaggio campidanese nei pressi dell’attuale Serramanna. A quel tempo, a Roma vi era come imperatore Nerone ( 54-68 d.C.) che fu autore della prima persecuzione dei cristiani. Sulla scia di quel clima, pure in Sardegna il rapporto tra pagani e cristiani fu tutt’altro che di pacifica convivenza, anche perché la stessa cristianità stava cominciando a prendere piede tra gli abitanti dell’isola con pericolose derive separatiste che potevano dar luogo a ribellioni anti romane. Lo stesso Avendrace fu convertito al cristianesimo da San Clemente e divenne sacerdote e vescovo di Cagliari dal 70 al 77 d.C. ma, proprio perché la diocesi cagliaritana stava registrando un numero crescente di nuovi fedeli, la sua posizione in vista lo costrinse a rifugiarsi in una grotta di Tuvixeddu che si affacciava sull’attuale omonimo viale. Il posto sicuro nella grotta – secondo la ricostruzione non accertata da documenti storici – pare gli venne offerto da un cavaliere cristiano il quale, da quelle parti, aveva la casa col giardino che continuava proprio dentro la grotta. La clandestinità di Avendrace tuttavia non durò a lungo e l’esito fu che il preside romano Calidonio, dopo continue ricerche dei suoi soldati, lo fece arrestare, torturare e decapitare come la volontà di Roma voleva nei confronti dei cristiani.
QUARTIERE DI SECONDA NASCITA
Nonostante questa posizione secondaria rispetto allo sviluppo cronologico della città , il quartiere di Sant’Avendrace ha un posto di rilievo nell’identità storica e culturale della città . È qui che si affaccia la Grotta della Vipera (leggi qui) ed è questa strada che costeggia una parte del colle di Tuvixeddu (leggi qui) che riportano alla memoria degli insediamenti punici in Sardegna.
È dall’attuale arteria di uscita dalla città di Cagliari che inizia anche l’antica Kalaribus Turrem, la strada di collegamento romana della sponda meridionale con quella settentrionale della Sardegna, più precisamente il golfo di Cagliari col golfo di Porto Torres.
La grande storia della Sardegna e di Cagliari in particolare ebbe nuovamente come teatro viale quando, a seguito della distruzione dell’antica città di Sant’Igia da parte dei pisani nel 1258, una parte dei profughi si stabilirono presso le grotte della necropoli punica che si affacciavano proprio lungo il primo tratto di quella che era la Kalaribu Turrem. Altri si trasferirono nel retroterra o ancora più lontano, come presso l’antica Villa di Chiesa, l’attuale Iglesias (leggi qui).
TEATRO D’INCONTRO TRA CULTURA DI MARE E CULTURA DI PIANURA
La vicinanza col mare e con lo stagno di Santa Gilla; la posizione relativamente sicura rispetto a nuove invasioni nonché una pianura che si allarga dalle pendici del colle di Tuvixeddu verso il Campidano vero e proprio, ha consentito agli abitanti di mantenere da un lato il legame col mare e dall’altro quello con la terra e i suoi prodotti. Non a caso i nuclei familiari erano storicamente composti, fino al boom urbanistico degli anni ’50 del Novecento, da piccole case di pescatori le cui mogli e figlie si occupavano invece di fare le panettiere. A Sant’Avendrace nascevano così panifici a conduzione familiare, rivendite di pesce fresco e smercio di attrezzature per la pesca, come le famose nassas di Sant’ Avendrace: ceste in rami di salice realizzate a forma conica e chiuse con giunchi da 10 centimetri di diametro per far defluire l’acqua corrente. Le nasse venivano usate per la pesca alle anguille che il vicino stagno di Santa Gilla ospitava in gran numero fino alla prima industrializzazione della città e al conseguente inquinamento delle acque.
LA MECCANIZZAZIONE DEI MEZZI DI TRASPORTO RIVOLUZIONA LA VIABILITÀ
Con lo sviluppo edilizio del secondo dopoguerra e l’afflusso in città di numerosi abitanti delle zone interne del Campidano, richiamati dalla nuove prospettive lavorative dei primi uffici statali e della nuova rinascita produttiva della città dopo la Seconda Guerra Mondiale, le vecchie abitazioni dei pescatori e delle panettiere, piccole case allineate a schiera, coperte da tetto a capanna venivano velocemente sostituite dalle prime palazzine multifamiliari e soprattutto dall’ammodernamento della sede stradale che si trasformava pian piano da sterrato polveroso a sempre più ampie strisce di asfalto: lasciati i vecchi carri trainati dai buoi, ora i mezzi su gomma diventavano definitivamente le protagoniste dei trasporti.
LA CASA CANTONIERA DI SANT’AVENDRACE
È sulla scia di questo cambiamento che sorge anche la omonima casa cantoniera, la casa cantoniera di Sant’Avendrace. Uno splendido esempio di edilizia stradale, composto di più vani abitativi, compresi parcheggi esterni e interni, uffici e aree di ricovero per automezzi pesanti e segnaletica stradale. La posizione geografica di questo plesso l’ha obbligato a diventare una delle più importanti della
Sardegna per la gestione della logistica e della manutenzione. Risalendo da Sud a Nord la Sardegna, infatti, lungo la strada statale Carlo Felice, la casa cantoniera di Sant’Avendrace è la prima infrastruttura di ricovero, manutenzione e gestione della sede stradale dell’Anas, l’azienda statale che si occupa della viabilità automobilistica in Italia. La casa cantoniera si trova al termine del viale Sant’Avendrace e viene costeggiata da un lato dall’attuale viale Elmas e dall’altra dall’attuale viale Monastir, la prosecuzione di quest’ultima termina proprio all’imbocco della principale arteria stradale della Sardegna.
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