Locherie è la località collinare che si trova lungo la strada Onifai-Su Vitichinzu caratterizzata da una spettacolare struttura granitica che si alza imponente dalle campagne a nord di Onifai fino ad un’altezza di 301 metri.




Una pera di granito rosa
La struttura, denominata “Pira” che in italiano è chiaramente traducibile con la “pera”, è un enorme masso granitico dorato è il risultato di fenomeni tettonici legati ad un intenso vulcanismo lungo circa 450 milioni di anni.


I movimenti tettonici che hanno disegnato lo spettacolo
Locherie è infatti un rilevo collinare di antiche rocce originate nel Paleozoico, derivate dalla fusione parziale di rocce che, alla fine dell’Orogenesi Ercinica, hanno dato l’attuale basamento cristallino.
Il granito rosa è l’elemento paesaggistico dominante di questo territorio, denominato “Palas de Serra“. Dopo aver lasciato i pianori basaltici a occidente, il granito diventa infatti protagonista assoluto delle colline più importanti, come Punta su Nuraghe (348 metri), Punta Nidu Abile 337), Punta Artu De (367) e Punta Istiotta (440).
In queste piccole alture, interrotte da filoni magmatici e antiche alluvioni, la litologia è di tipo a facies a grana grossa e biotitica, a cui si aggregano voluminosi feldspatici e formazioni a facies differenziate e granatifere.


Presenza umana fin dal prenuragico
Il percorso per arrivare alla roccia, lungo la strada Onifai-Su Vitichinzu, si avvale di un sentiero che si apre sulla destra venendo da Onifai, aperto dai lavori di estrazione iniziati negli anni ’50 e oggi utilizzato da pastori e dagli animali domestici è abbondantemente adornato dalla presenza dalla fitta macchia mediterranea.
La passeggiata offre varie forme litologiche dovute alla azione erosiva delle antiche fasi tettoniche e degli agenti morfologici.
La presenza dell’uomo già utilizzava in epoca prenuragica, nuragica e romana l’area di Locherie sfruttando i ripari delle conche naturali.
Non mancano infatti sparse qua e la testimonianze archeologiche dell’antica frequentazione, come i residui delle cinte murarie con spessori che variano dai 2 ai 3 metri.
A est, nella parte più alta era probabilmente ubicata una capanna a pianta ovale.



La cava negli anni ’50
In questo splendido angolo di natura incontaminata, nel 1952 l’Ente minerario sardo aveva consentito all’amministrazione comunale di Irgoli-Galtellì (allora titolare del territorio anche del villaggio di Onifai), una concessione estrattiva che ha avuto effetti disastrosi sullo spettacolare paesaggio di Locherie.
Il risultato è che la parte retrostante dell’enorme masso è stata spolpata per ricavare enormi massi di granito – utilizzati in edilizia soprattutto ed esportati anche all’estero (Stati Uniti) – che un tempo formavano le linee sinuose modellate dal vento in millenni di lavoro.
La cava ha chiuso i battenti solo nel 1984.





Arrampicare a Locherie
A Locherie nel 2014, i climber Fabio Erriu e Maurizio Oviglia hanno aperto la prima via di arrampicata su questa spettacolare roccia di Onifai che richiama a tratti il granito del Monte Bianco e la rende fascinosa e attraente anche per arrampicatori meno esperti (bastano i rinvii).
Il risultato è una scalata tecnica, oggi interamente chiodata con fix zincati, a pochi passi dal mare cristallino del Golfo di Orosei.
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