La Seconda Guerra Mondiale in Sardegna rappresentò un capitolo cruciale della storia dell’isola, segnata da bombardamenti, occupazioni militari e trasformazioni sociali profonde. Grazie alla sua posizione strategica nel cuore del Mediterraneo, la Sardegna fu al centro di interessi bellici sia dell’Asse sia degli Alleati, diventando base militare, obiettivo di raid aerei e luogo di passaggio durante l’armistizio del 1943. Oggi, bunker, rifugi antiaerei e testimonianze storiche disseminate sul territorio raccontano il ruolo che la Sardegna ebbe in quel difficile periodo, offrendo spunti di memoria e riflessione sul passato.
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La Sardegna, durante la Seconda Guerra Mondiale (1939–1945), ebbe un ruolo strategico nel Mediterraneo per la sua posizione geografica, le basi militari e i collegamenti con l’Italia e il Nord Africa. L’isola visse anni difficili, segnati da bombardamenti, privazioni e dalla presenza delle forze tedesche e alleate.

⚓ Seconda Guerra Mondiale in Sardegna
Scheda informativa
Cronologia 1939–1945
🗓️ Fasi principali
- 1940 – L’isola si prepara: fortificazioni costiere e aeroporti militari.
- 1941–43 – Intensificazione dei bombardamenti alleati.
- 8 settembre 1943 – Armistizio; ritiro tedesco verso la Corsica.
- 1943–45 – Sardegna base logistica alleata per il Mediterraneo.
🎯 Luoghi strategici
- Aeroporti: Elmas, Decimomannu, Monserrato, Fertilia.
- Basi navali: La Maddalena, Olbia.
- Difese: batterie costiere, postazioni AA, rifugi antiaerei.
💥 Bombardamenti
- Cagliari (1943) – Raid devastanti, massiccio sfollamento.
- Olbia & La Maddalena – Obiettivi navali.
- Alghero, Porto Torres, Oristano – Porti e infrastrutture.
👥 Vita quotidiana
- Razionamenti, scarsità di viveri e sfollamenti interni.
- Allarmi aerei e rifugi di fortuna nelle città.
- Reti di solidarietà tra comunità e paesi dell’interno.
🤝 Dopo l’armistizio
- Accordo per l’evacuazione tedesca senza scontri diffusi.
- Arrivo degli Alleati e uso delle basi sarde.
- Missioni aeree/navali a supporto dei fronti in Italia e Francia.
Oggi da vedere
- Bunker e fortini costieri (vari tratti visitabili).
- Rifugi antiaerei (es. Cagliari) e resti di caserme.
- Memoriali, archivi e musei locali.
La Sardegna come base militare nel Mediterraneo
Sin dall’inizio del conflitto, la Sardegna fu considerata da Mussolini e dai vertici militari un punto nevralgico per il controllo del Mediterraneo occidentale.
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Le coste furono fortificate con batterie antiaeree e postazioni costiere.
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Gli aeroporti militari di Elmas, Decimomannu, Monserrato e Fertilia vennero potenziati per ospitare la Regia Aeronautica.
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Le basi navali di La Maddalena e Olbia divennero centri fondamentali per la flotta italiana e, in seguito, per i sommergibili tedeschi.
I bombardamenti sulla Sardegna
Dal 1940, la Sardegna fu ripetutamente colpita da bombardamenti alleati, mirati soprattutto a:
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Cagliari (durissimi raid nel 1943 che devastarono il centro storico e costrinsero gran parte della popolazione allo sfollamento);
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Olbia e La Maddalena, obiettivi navali strategici;
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Alghero, Porto Torres e Oristano, colpite per la presenza di infrastrutture portuali e aeroportuali.
Gli attacchi causarono centinaia di vittime civili e distruzioni che segnarono profondamente le comunità locali.

L’armistizio del 1943 e l’arrivo degli Alleati
L’8 settembre 1943, con l’annuncio dell’armistizio, la Sardegna visse giorni di forte tensione.
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Le truppe tedesche presenti sull’isola si ritirarono verso la Corsica senza scontri di rilievo, grazie a un accordo con i comandi italiani.
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Le forze alleate (soprattutto inglesi e americane) occuparono rapidamente i punti strategici, trasformando la Sardegna in una grande base logistica.
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Da qui partirono missioni aeree e navali che supportarono l’avanzata alleata in Italia e nel sud della Francia.
La vita quotidiana durante Seconda Guerra Mondiale in Sardegna
Per la popolazione sarda, la guerra significò:
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Razionamenti e scarsità di viveri;
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Sfollamenti di massa, soprattutto da Cagliari verso i paesi interni;
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Paura costante dei bombardamenti;
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Difficoltà nei trasporti e nelle comunicazioni.
Nonostante le privazioni, in molti paesi si svilupparono forme di solidarietà e di resistenza passiva.
Il comandante Bartolomeo Fronteddu
Il comandante Bartolomeo Fronteddu (Orani, 1890 – Padova, 1944) fu un ufficiale sardo protagonista di entrambe le guerre mondiali. Decorato con medaglie al valor militare e mutilato di guerra sul fronte dell’Isonzo, nella Seconda Guerra Mondiale ebbe il comando del 48º Reggimento fanteria “Ferrara” in Grecia e, successivamente, del Battaglione Costiero di La Maddalena. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana, assumendo la guida del Battaglione Volontari di Sardegna “Giovanni Maria Angioy”, formato interamente da soldati sardi e inquadrato nella Guardia Nazionale Repubblicana.
Trasferito a Padova nel 1944, fu ucciso il 14 agosto dello stesso anno in un agguato, inizialmente attribuito ai partigiani ma successivamente riconosciuto come frutto di un regolamento di conti interno tra fascisti e nazisti. La sua morte provocò una dura rappresaglia con l’esecuzione di dieci antifascisti, tra cui il medico e partigiano Flavio Busonera.

L’eredità della Seconda Guerra Mondiale in Sardegna
Con la fine del conflitto, la Sardegna uscì provata ma non distrutta come altre regioni italiane. La relativa assenza di battaglie sul territorio limitò i danni, ma i bombardamenti, le perdite civili e la crisi economica lasciarono segni profondi.
Ancora oggi, resti di bunker, fortificazioni costiere, rifugi antiaerei e caserme testimoniano il ruolo strategico che l’isola ebbe durante la Seconda Guerra Mondiale.
