La Corazzata Roma è stata una nave da battaglia in forze alla Regia Marina durante la Seconda Guerra Mondiale che fu affondata il 9 settembre 1943 da un bombardamento tedesco della Luftwaffe nel Golfo dell’Asinara.
La Corazzata Roma fu costruita dai Cantieri Riuniti del’Adriatico e faceva parte classe “Littorio” , la categoria massima di navi da guerra della Regia Marina.
- Varo: 9 giugno 1940
- Affondamento: 9 settembre 1943
- Vittime: 1393 persone
- Superstiti: 622 persone
- Distanze percorse: 2.492 miglia
- Uscite in mare: 20
- Carburante consumato: 3.320 tonnellate
- Fuoriservizio: 63 giorni
- Comandante: Carlo Bergamini
- LEGGI ANCHE: La classe Littorio
L’affondamento
L’affondamento della Roma avvenne il 9 settembre del 1943 quando la nave, alla testa del conovoglio delle tre navi Littorie, partita da La Spezia, si stava dirigendo all’isola della Maddalena, in Sardegna.
Il motivo del trasferimento era stato imposto dagli Alleati dopo la resa incondizionata dell’Italia e la firma dell’Armistizio, il 3 settembre dello stesso anno.
- LEGGI ANCHE: La caduta del Fascismo
La nave durante il tragitto, dopo aver attraversato il Tirreno e aver costeggiato la Corsica sul lato occidentale, era entrata nel Golfo dell’Asinara per proseguire il viaggio verso est in direzione la Maddalena.
A 16 miglia dalla costa sarda, tra Castelsardo e l’Isola Rossa, la nave fu centrata da alcuni bombardieri tedeschi della Luftwaffe.
Bombe radioguidate
L’attacco fu effettuato con le nuove “Ruhrstahl SD 1400“, delle bombe radioguidate plananti, contro cui le navi italiane sprovviste di dotazioni di difesa per questo tipo di armi, non poterono difendersi.
Nave scoperchiata
La potenza di fuoco tedesca fu così distruttiva che il corpo centrale della nave venne squarciato e il ponte di coperta scaraventato in mare, mentre lo scafo rimanente fu spezzato in due.
La nave Roma colò a picco in pochi minuti portando dietro con se gran parte dell’equipaggio (1.393 vittime) compreso l’ammiraglio Bergamini.
I soccorsi
Il soccorso ai naufraghi sopravvissuti all’affondamento della Roma, fu immediato. Sul posto giungero varie carabiniere e mitragliere, due incrociatori e tre torpediniere che raccolesero i superstiti già prima dell’affondamento completo della nave. I militari recuperati furono in tutto 622.
Il resto del convoglio proseguì verso Malta, mentre i naufraghi, molti dei quali feriti gravemente, furono trasportati alle Baleari.
Porti italiani non più sicuri
Tra le opzioni di destinazione fu vagliata anche quella di Livorno, ma la Marina valutò negativamente questa ipotesi in quanto le condizioni di sicurezza militare con il capovolgimento di fronte dell’Italia non erano più garantite sul suolo nazionale.
Destinazione Spagna
Si decise quindi per la destinazione delle Baleari, visto che la Spagna era anche una nazione neutrale nel conflitto. Alle Baleari i naufraghi furono soccorsi e curati ma 26 di loro perirono subito dopo a causa delle ferite riportate nell’attacco. Le loro salme sono custodite nel cimitero di Mahon.
Storia travagliata
La breve storia di questa importante nave da guerra italiana inizia il 9 giugno 1940 quando fu varata presso il cantiere navale San Marco di Venezia.
Secondo quanto appreso dai registri storici della Marina Militare Italiana la Corazzata Roma prima di essere affondata aveva percorso solo 2.492 miglia; aveva effettuato solo venti uscite in mare, senza mai partecipare a scontri navali. I viaggi della Roma hanno consumato un totale di 3.320 tonnellate di combustibile ed è rimasta fuori servizio per riparazioni dopo l’attacco americano al porto di La Spezia nel giugno del 1943, un totale di 63 giorni.
Mai in battaglia
Dopo essere stata a lungo risparmiata dai comandi militari italiani che non vollero impiegarla in missioni, la nave, quando ormai gli Alleati avevano iniziato a bombardare le principali città italiane, fu trasferita nel porto de La Spezia, insieme alle altre due navi Littorio, con la speranza di essere risparmiate dagli attacchi.
Il bombardamento a La Spezia
La speranza tuttavia si rivelò vana, perché dopo i vani tentativi dei due bombardamenti inglesi dell’aprile 1943 che non riuscirono a colpire le navi italiane in porto a La Spezia, il 5 giugno del 1943 gli americani bombardarono nuovamente l’area e fu affondato il cacciatorpediniere Alpino, danneggiata parzialmente la Veneto e pesantemente la Roma.
L’affondamento della Roma
Quando l’8 settembre del 1943 l’Italia firmò l’Armistizio con gli Alleati, le forze armate tedesche iniziarono il disarmo dei militari italiani e attaccarono tutte le loro dotazioni, comprese quelle navali.
- LEGGI ANCHE: La battaglia di Capo Teulada
Una delle prime operazioni di guerra tedesche contro le forze militari italiane durante la Seconda Guerra Mondiale, fu l’affondamento della corazzata Roma da parte degli aerei tedeschi della Luftwaffe nelle acque della Sardegna.
Secondo quanto imposto all’Italia dagli Alleati, con l’Armistizio del 3 settembre, le tre Littorio dovevano essere trasferite immeditamente a Malta.
La squadra, guidata dal comandante Bergamini, salpò così dalla Spezia la sera dell’8 settembre e si diresse prima verso la Sardegna per poi puntare a Malta.
L’operazione tuttavia fu interrotta proprio a poche miglia dalle coste sarde, quando il convoglio fu intercettato dagli aerei tedeschi e la nave Roma fu centrata in pieno spezzandola in due tronconi. L’esito fu la morte quasi totale dell’equipaggio e l’affondamento della nave.
Le altre due corazzate invece, riuscirono a resistere all’attacco (la Littorio fu parzialmente danneggiata) e poterono continuare la navigazione fino a Malta.
Ritrovamento del relitto Roma
Il 28 giugno del 2012, dopo lunghe ricerche durate decenni, è stato trovato il relitto della Corazzata Roma presso il canyon subacqueo di Castelsardo, a 16 miglia dalla costa e ad una profondità di oltre 1.000 metri.
La nave si trova spezzata in quattro tronconi capovolti. Lo spezzone centrale conserva ancora le eliche e gli assi in buone condizioni; la prua è capovolta ed è adagiata a un centinaio di metri; il ponte che stava sopra lo spezzone non è capovolto, ma è posato sul fondo in assetto di navigazione.
Sul ponte sono ancora individuabili le dotazioni di artiglieria, con le mitragliere Breda e i cannoni Ansaldo, la plancia di comando.
La poppa si trova invece adagiata sul pendio del canyon conserva l’elica e la corona dei Savoia. Nelle vicinanze si trova anche l‘idrovolante IMAM RO 43.