L’Argentiera è una frazione di Sassari e rappresenta una delle località più affascinanti e suggestive della Sardegna, grazie alla combinazione unica tra natura selvaggia, paesaggio minerario e storia. Il nome “Argentiera” deriva dal tipico colore argenteo delle rocce che costeggiano la litoranea e che, per secoli, hanno custodito preziosi giacimenti minerari.
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Miniere attive fino agli anni ’60 del Novecento
Fino agli anni Sessanta, infatti, l’Argentiera era un importante centro di estrazione dell’argento: le miniere, attive sin dall’Ottocento e con tracce di sfruttamento ancora più antiche, rappresentarono per lungo tempo una delle attività produttive principali della zona. La chiusura definitiva avvenne nel 1963, lasciando in eredità un villaggio minerario ormai dismesso che oggi fa parte integrante del paesaggio costiero.
Gli edifici e gli impianti industriali abbandonati, incastonati tra le falesie e la macchia mediterranea, raccontano ancora visivamente il passato di questa località. L’insieme crea un’atmosfera unica, dove storia e natura si fondono, trasformando l’Argentiera in una meta ideale per chi ama esplorare luoghi autentici, fotografare paesaggi suggestivi e scoprire l’archeologia industriale della Sardegna.
Oggi la zona è meta di visitatori e appassionati di trekking, escursionismo e turismo culturale, attratti dal fascino delle scogliere, dalle acque cristalline e dall’impronta storica che si respira ad ogni passo.

La bellezza indotta delle miniere abbandonate
All’Argentiera, così come nelle miniere del Sulcis, si è verificato un fenomeno singolare che potremmo definire “bellezza indotta”. Le strutture abbandonate, i resti degli impianti industriali e le abitazioni costruite per i minatori — testimonianze di un passato fatto di sfruttamento intensivo del territorio — non sono mai state completamente rimosse dopo la fine delle attività estrattive. Con il tempo, la natura ha iniziato a riappropriarsi degli spazi, rimodellando e inglobando questi elementi artificiali nel paesaggio costiero.
Quella che un tempo era una presenza estranea e deturpante è diventata oggi parte integrante dell’ambiente, in un equilibrio paradossale ma suggestivo tra degrado industriale e armonia naturale. Le architetture spoglie e i resti delle miniere si fondono con le rocce argentate e la macchia mediterranea, creando un paesaggio dal fascino malinconico e potente.
Proprio questa commistione tra abbandono e rigenerazione naturale conferisce all’Argentiera un valore estetico unico. I villaggi minerari dismessi non sono più semplici rovine, ma elementi identitari che raccontano una storia e al tempo stesso la trasformazione di un territorio.
Oggi questi luoghi rappresentano uno dei simboli più interessanti della Sardegna post-industriale: spazi sospesi tra memoria, bellezza ruvida e natura viva, capaci di attirare fotografi, escursionisti e visitatori curiosi.
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Natura e cultura ritrovata
Il sito minerario dell’Argentiera è oggi al centro di un importante progetto di recupero e valorizzazione sostenuto dalla Comunità Europea, che ne ha riconosciuto il valore storico, culturale e ambientale. L’area comprende non solo il villaggio minerario, ma anche l’estremo tratto settentrionale della costa sassarese, caratterizzato da paesaggi spettacolari e percorsi escursionistici sempre più frequentati.
L’Argentiera fa parte del Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna, riconosciuto come patrimonio di interesse internazionale. Dal 2010, inoltre, ospita il Festival Argentiera, un festival letterario che si svolge ogni anno nell’ultima settimana di luglio e che porta nel borgo scrittori, artisti e pubblico da tutta l’isola. L’unicità del paesaggio ha anche attirato il cinema: alcune scene di celebri produzioni come La scogliera dei desideri (con Elizabeth Taylor e Richard Burton) e Chiedo asilo (con Roberto Benigni) sono state girate proprio qui.
Un borgo di mare dal fascino sospeso
Nonostante la bellezza della costa e la limpidezza del mare, l’Argentiera non è mai diventata una località turistica di massa. Questo contribuisce a preservare la sua atmosfera autentica, fatta di silenzio, vento e architetture minerarie che raccontano il passato. Le gallerie scavate nella roccia, le vecchie abitazioni e i capannoni abbandonati conservano un fascino unico, tra memoria industriale e paesaggio naturale.
Un passato segnato dall’oro e dall’argento
L’attività mineraria dell’Argentiera iniziò ufficialmente nel 1840, anche se la zona era conosciuta e sfruttata già in epoca precedente per la ricchezza dei suoi giacimenti. Oro e argento venivano estratti non solo nell’entroterra, ma anche sotto il livello del mare: le pepite si trovavano fino a 700 metri di profondità, rendendo la miniera una delle più particolari della Sardegna.
Sepolti vivi a cercar fortuna
Questa stessa vicinanza al mare che oggi rende il luogo così affascinante, in passato fu spesso causa di tragedie. Le rocce, indebolite dall’erosione marina, provocavano crolli improvvisi che seppellivano i minatori durante le ricerche. La storia dell’Argentiera è segnata dal sacrificio e dalla fatica di uomini che hanno scavato nelle viscere della terra — e persino sotto il mare — per estrarre i metalli preziosi che hanno dato il nome a questo luogo.

Le origini antiche del giacimento
Il giacimento minerario dell’Argentiera era noto sin dall’antichità. Prima i Romani e poi i Pisani sfruttarono intensamente la zona, come testimoniano i reperti archeologici rinvenuti nelle aree di Miniera Vecchia e Piata. Queste testimonianze confermano un’attività estrattiva continua nel tempo, legata alla ricchezza argentifera del territorio. Il conte Alberto Lamarmora, nel suo Itinerario dell’Isola di Sardegna, cita l’Argentiera ricordando un macabro ritrovamento in un pozzo di 80 metri, dove vennero rinvenuti cadaveri con fibule e armi di epoca romana.
Dalle miniere medievali all’Ottocento
L’estrazione proseguì anche nel Medioevo, tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300, quando la miniera rimase attiva grazie all’elevata concentrazione di argento. Ancora alla fine dell’Ottocento si registravano aree ricchissime di minerale, a testimonianza della lunga produttività del sito. A partire dal 1867, la documentazione storica diventa più precisa e consente di ricostruire l’evoluzione dell’attività estrattiva con maggiore accuratezza.
Concessioni e gestione straniera
Dal 1867 in poi, le concessioni per lo sfruttamento minerario dell’Argentiera passarono tra diverse società private, tutte straniere o del Nord Italia: nessuna sarda. Le principali erano genovesi e belghe, a conferma dell’interesse economico internazionale per i ricchi giacimenti locali. Dal 1895 fino alla chiusura definitiva nel 1963, la gestione fu affidata alla società Correboi di Genova, che condusse le operazioni in modo pressoché continuativo, con intensità variabile in base all’andamento del mercato dell’argento.
Scavi a cielo aperto e gallerie pericolose
Nei primi tempi lo sfruttamento avveniva a cielo aperto, ma col passare degli anni la miniera si sviluppò anche in profondità con la creazione delle prime gallerie scavate sia a mezza costa sia sulla montagna. Proprio le gallerie a mezza costa erano considerate le più pericolose: qui si verificarono i crolli e le frane più gravi, con numerose vittime tra i minatori. I cantieri erano in continua evoluzione e l’area mineraria mutava volto anno dopo anno, lasciando tracce ancora oggi visibili nel paesaggio dell’Argentiera.

Cala dell’Argentiera: mare cristallino tra archeologia industriale e natura
La Cala dell’Argentiera è la spiaggia principale del borgo minerario omonimo, situato sulla costa nord-occidentale della Sardegna. L’arenile si apre in uno scenario unico, dove il mare limpido e cristallino incontra i resti storici degli stabilimenti minerari, creando un’atmosfera suggestiva e dal forte impatto visivo.
La sabbia è mista a ghiaia e polveri minerali, che riflettono tonalità calde e brune, in netto contrasto con il blu intenso dell’acqua. Le scogliere che incorniciano la cala amplificano la bellezza del paesaggio, rendendola una meta ideale per chi ama luoghi autentici e non eccessivamente turistici.
Snorkeling e mare trasparente
I fondali della Cala dell’Argentiera sono tra i più interessanti della zona, con acque limpide e trasparenti che la rendono particolarmente apprezzata dagli appassionati di snorkeling. Le rocce sottomarine offrono un ambiente ricco di biodiversità, facilmente esplorabile anche a pochi metri dalla riva.
Una spiaggia tranquilla e accessibile
La spiaggia si distingue per la sua tranquillità e accessibilità. La balneazione è sicura anche per bambini e persone anziane, grazie ai fondali bassi e facilmente praticabili. Nei pressi dell’arenile è disponibile un ampio parcheggio, accessibile anche a persone con disabilità motorie, e un punto ristoro.
A differenza di molte altre località costiere, la Cala dell’Argentiera non è mai eccessivamente affollata, neppure in alta stagione, il che la rende una destinazione ideale per chi cerca relax e contatto con la natura.

Porto Palma: una baia incastonata tra rocce laviche e macchia mediterranea
Poco prima di arrivare all’Argentiera, a circa due chilometri di distanza, si trova Porto Palma, una splendida spiaggia incastonata tra rocce scure e modellata nel tempo dall’azione del vento e del mare. L’arenile si apre in una cornice paesaggistica di grande suggestione, dove il contrasto tra la sabbia chiara, la roccia vulcanica levigata e il blu intenso del mare crea un colpo d’occhio davvero spettacolare.
Un paesaggio naturale unico e accessibile
Da Porto Palma parte una strada sterrata che si dirama verso nord per circa cinque chilometri. Il percorso è percorribile anche con auto non fuoristrada e conduce a spiagge appartate e incontaminate della Nurra, tra le più belle e meno frequentate della zona. Lungo questo tratto costiero si può ammirare un incredibile levigato naturale di roccia lavica, scolpita da secoli di erosione marina e eolica, che in molti punti assume forme e superfici simili a un paesaggio lunare.
Macchia mediterranea e colori straordinari
Alle spalle dell’arenile si estendono dolci colline ricoperte da una rigogliosa macchia mediterranea, che con il mare e le rocce vulcaniche crea un gioco cromatico unico: il verde intenso della vegetazione si fonde con il nero e il bruno della pietra lavica e con l’azzurro cristallino dell’acqua. Questo equilibrio tra natura selvaggia e accessibilità rende Porto Palma una meta perfetta per chi cerca mare, quiete e panorami autentici.
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