🔹 Il Lago Omodeo, il grande serbatoio d’acqua della Sardegna
Il Lago Omodeo è il più vasto lago artificiale della Sardegna e si trova nel cuore del Barigadu, regione storica della Sardegna centro-occidentale oggi appartenente alla Provincia di Oristano. Deve il suo nome all’ingegnere Angelo Omodeo, progettista del primo invaso realizzato negli anni Venti del Novecento, la cui diga di Santa Chiara rappresentò per lungo tempo una delle più imponenti opere idrauliche d’Europa.
Il lago nasce dallo sbarramento del fiume Tirso, il corso d’acqua più lungo dell’isola (152 km), le cui acque vennero inizialmente raccolte nella diga di Santa Chiara e successivamente nel nuovo bacino realizzato con la diga di Eleonora d’Arborea, completata alla fine del secolo scorso. Oggi il Lago Omodeo si estende per oltre 40 chilometri di lunghezza, lambendo diversi comuni del Barigadu e del Guilcier, ed è un elemento essenziale per l’irrigazione, la produzione idroelettrica e la riserva idrica regionale.
Circondato da colline boscose, nuraghi e piccoli borghi ricchi di storia, il Lago Omodeo offre anche uno scenario paesaggistico di grande fascino, perfetto per escursioni naturalistiche, fotografia e turismo sostenibile.
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🔹 Il bacino artificiale più grande d’Europa
Il Lago Omodeo rappresenta una delle più imponenti opere idrauliche del Novecento e, al momento della sua costruzione, era considerato il bacino artificiale più grande d’Europa. Il lago, riconosciuto come Sito di Interesse Comunitario (SIC) per il suo alto valore paesaggistico e ambientale, si estende nel cuore della Sardegna centro-occidentale, all’interno della regione storica del Barigadu.
Le sue rive toccano i territori di numerosi comuni dell’Oristanese, tra cui Aidomaggiore, Ardauli, Bidonì, Busachi, Ghilarza, Nughedu Santa Vittoria, Sedilo, Soddì, Sorradile, Tadasuni e Ulà Tirso, ognuno con il proprio tratto panoramico e con accessi ideali per l’osservazione naturalistica e le escursioni.
🌉 La diga di Santa Chiara
La storica diga di Santa Chiara, oggi non più operativa, si trova nel territorio di Ulà Tirso ed è stata il primo grande sbarramento artificiale realizzato sul fiume Tirso, il principale corso d’acqua della Sardegna. La costruzione, avviata nel 1918 e completata nel 1924 sotto la direzione dell’ingegnere Angelo Omodeo, fu considerata all’epoca una “opera ciclopica” per dimensioni e ingegnosità.
Con i suoi 70 metri di altezza, la diga diede origine al più grande lago artificiale d’Europa, destinato a diventare un punto di riferimento per l’ingegneria idraulica internazionale. Oggi la struttura originale, parzialmente sommersa dal nuovo invaso creato con la diga di Eleonora d’Arborea, resta un simbolo di innovazione e memoria storica, testimonianza del rapporto secolare tra l’uomo e le acque del Tirso.

Fare meglio dei Romani
Lo scopo della diga di Santa Chiara fu quello di ridare un migliore assetto agrario al campidano di Oristano, una pianura fertilissima già ampiamente coltivata con grano e vite dai Fenici e dai Romani.
Siccità estiva, malaria e disastrose piene autunnali erano, infatti, le problematiche più urgenti da risolvere al fine di ottimizzare le produzioni e dare slancio commerciale alla preziosa filiera.
Nel 1911 il primo progetto del lago Omodeo
L’arduo compito fu affidato il 4 novembre 1911 ad un idrologo di fama internazionale, l’ingegnere Angelo Omodeo, che previde, tra l’altro, la realizzazione di un impianto di produzione dell’energia elettrica destinata ad uso sia civile che industriale.

Prigionieri austriaci sul lago Omodeo
L’impresa di costruzione fu la “Imprese idrauliche ed elettriche del Tirso” la quale, dopo sette anni di lavoro, portò a termine l’infrastruttura che rivoluzionò la vasta area dell’Oristanese. La diga di Santa Chiara fu inaugurata il 28 aprile del 1924 alla presenza del re d’Italia Vittorio Emanuele III che giunse appositamente in Sardegna per onorare l’opera.
A gettare le prime pietre della più moderna opera idraulica fino ad allora costruita nell’isola, furono 400 prigionieri austriaci a cui segui la partecipazione di oltre 15 mila lavoratori, donne comprese, che compensarono la carenza di mano d’opera maschile durante il periodo bellico. Fra i personaggi noti che persero la vita nei lavori, vi fu anche la sorella di Antonio Gramsci.
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Lo spostamento di Zuri
La costruzione della diga comportò la demolizione del paesino di Zuri, frazione di Ghilarza e antico borgo medievale che venne meticolosamente ricostruito più a monte, compresa la chiesa romanico-gotica in trachite rossa del XIII° secolo. Rimasero invece sommerse una foresta fossile, l’insediamento prenuragico di Santa Linta e diversi siti di interesse archeologico come tombe dei giganti e domus de janas.
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