Il territorio in cui oggi sorge la cittadina turistica di San Teodoro vanta origini molto antiche. Alcuni ritrovamenti nuragici e preistorici, ancora visibili nella borgata di Naracheddu, testimoniano la presenza umana già in epoche remote. Le prime fonti scritte che attestano un insediamento organizzato risalgono tuttavia all’epoca bizantina, periodo in cui il culto cristiano iniziò a diffondersi anche in Sardegna, lasciando tracce architettoniche come le prime chiese locali.
Il toponimo San Teodoro è legato al culto di San Teodoro di Amasea, un soldato romano originario dell’Oriente e martire cristiano del IV secolo d.C.
La diffusione del cristianesimo in Sardegna in epoca bizantina favorì la dedica di una chiesa locale al santo, attorno alla quale si sviluppò l’antico nucleo abitato.
Nei secoli successivi, il nome religioso si consolidò e sostituì l’antica denominazione medievale Offolle, diventando così l’identificativo ufficiale della comunità e del territorio.
ℹ️ Nota: San Teodoro di Amasea è venerato anche in altre località mediterranee e rappresenta una figura importante nel cristianesimo tardoantico.

📍 Regione: Sardegna — Area storica: Gallura
🏛️ Provincia: Gallura Nord-Est Sardegna (operativa dal 1° aprile 2025)
🗺️ Superficie: 104,86 km²
Altitudine: ~15 m s.l.m.
👥 Abitanti: 5.164 (ISTAT, 1 gennaio 2025)
🏷️ Demonimo: teodorini
🗺️ Territorio: costa nord-orientale sarda tra Gallura e Baronia; entroterra ai piedi del Monte Nieddu, stagni costieri e litorali sabbiosi (La Cinta, Lu Impostu, Cala Brandinchi).

Crocevia di pastori transumanti e pirati saraceni
L’antica Offolle rappresentava un’importante zona di passaggio e sosta lungo le vie di collegamento con Civita, principale centro urbano della Gallura in epoca romana, conosciuta in seguito come Terranova in età pisana e oggi identificata con la moderna Olbia. Nel Medioevo la zona conobbe un periodo di profonda crisi, probabilmente causato dalle pestilenze che colpirono la Gallura, la Sardegna e gran parte dell’Europa.
All’epoca il territorio era caratterizzato da fitti boschi e veniva frequentato da pastori transumanti, che vi trovavano pascoli stagionali. Le coste, invece, erano esposte alle incursioni dei pirati barbareschi, che per secoli — fino ai primi decenni del XIX secolo — saccheggiarono le aree costiere della Sardegna.
Documenti d’archivio della Diocesi di Tempio-Ampurias, risalenti alla fine del Seicento, testimoniano la presenza di coloni provenienti da Tempio che si insediarono nella zona, contribuendo a un graduale ripopolamento. Con l’introduzione del feudalesimo in Sardegna e la conquista aragonese del XIV secolo, il territorio di San Teodoro venne inglobato in un unico feudo comprendente Posada, Siniscola, Torpè, Lodè, Budoni e San Teodoro stesso. Quest’area era conosciuta come Contea di Montalbo o Baronia di Posada, con centro amministrativo principale a Posada.
La giurisdizione sotto Posada rimase anche in epoca sabauda, dopo la formazione dei moderni comuni sardi, segnando così un passaggio fondamentale nella storia amministrativa e territoriale di San Teodoro.

I tempiesi di San Teodoro chiedono l’identità: “Gallura non este Baronia”
Nel corso del tempo, la comunità di San Teodoro — caratterizzata da radici tempiesi antiche e ben radicate nel territorio — iniziò a sviluppare un forte senso di appartenenza e identità distinta rispetto alla Baronia. Anche parte dell’attuale Budoni, infatti, era stata popolata da coloni provenienti da Tempio Pausania, contribuendo a consolidare una cultura locale fortemente legata alla Gallura.
Con il tempo, la popolazione teodorina percepì differenze culturali e linguistiche rispetto alle comunità baroniesi, rivendicando una maggiore autonomia e il riconoscimento della propria identità storica. I legami con la Gallura e la Corsica erano profondi: oltre alle somiglianze linguistiche, esistevano contatti commerciali e culturali di lunga data.
Non a caso, fino a pochi decenni fa, gli abitanti della vicina Baronia usavano chiamare i teodorini e i budonesi di cultura gallurese con l’espressione sos corsesos (“i corsi”), a testimonianza di un’identità distinta e percepita come tale anche dalle comunità limitrofe.

Il fascismo targò San Teodoro in provincia di Nuoro
Nel 1927, durante il regime fascista, il comune di Posada — e con esso San Teodoro — fu inserito nella nuova Provincia di Nuoro. Questa decisione accentuò ulteriormente il distacco amministrativo di San Teodoro dalla Gallura, che invece rimaneva all’interno della Provincia di Sassari.
Tuttavia, all’interno della comunità teodorina si era ormai aperto un acceso dibattito identitario: l’aspirazione a un pieno riconoscimento gallurese era rafforzata dalla storica appartenenza religiosa alla Diocesi di Tempio-Ampurias, che fin dal XVII secolo comprendeva anche San Teodoro insieme ai territori storici dell’Anglona e della Gallura. Questa appartenenza ecclesiastica costituiva un chiaro elemento di continuità culturale e storica con il nord-est sardo.
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Il percorso di riavvicinamento si è concluso nel 2005, quando San Teodoro è entrato ufficialmente a far parte della Provincia di Olbia-Tempio, riallineandosi così alla sua area storica e culturale di riferimento.










































