I Camelidi sono tra le specie animali più utilizzate dal genere umano per svolgere buona parte delle sue mansioni, dal trasporto, all’alimentazione, alla produzione di lana e derivati, all’intrattenimento (competizioni, spettacoli circensi).
QUATTRO SPECIE SONO SUDAMERICANE
Seppur di origine antichissima, le specie di camelidi attualmente nel mondo sono in tutto sei: il cammello e il dromedario che sono presenti rispettivamente in Asia e in Africa, il guanaco, il lama, l’aplaca e la vigogna che invece sono propri del Sud America.
I Camelidi fanno parte del sottordine dei Tilopodi, erbivori artiodattili, di cui sono ormai gli unici rappresentanti sopravvissuti all’estinzione. Gli esemplari appartenenti ai Tilopodi non sono quasi più presenti in natura a livello selvatico, a parte poco più di 900 esemplari di cammello selvatico si trovano nel deserto del Gobi in Mongolia (Cina).
PRESENTI IN EUROPA
I tilopodi un tempo erano animali diffusi su tutti i continenti. Si pensi ad esempio alle famiglie degli xifodontidi, che erano presenti in Europa e gli oromericidi in Nord America. Le dimensioni invece variavano e potevano riguardare anche piccoli esemplari paragonabili agli attuali conigli domestici, come i cainoteri e i oreodonti.
Il nome “tilopoda” deriva dal greco “tylopoda” cioè “piedi gonfi”, in riferimento alla forma del piede di questi animali che, al contrario degli altri ruminanti, non dispongono di veri e propri zoccoli, bensì di unghie che usano in parte come appoggio diretto sul terreno: in particolare l’ultima e la penultima falange del terzo e del quarto dito. In più, dispongono di un cuscinetto calloso, posizionato nel retropiede che contribuisce ad alleviare il peso dell’animale soprattutto quando si trova a deambulare su terreni aridi, duri e sabbiosi.
- Cammelli e dromedari simboli delle culture desertiche
Tra i camelidi i dromedari e i cammelli sono stati, sino all’avvento del motore come mezzo di trasporto diffuso, alla base dell’economia dei popoli nomadi del Deserto Arabo e del Nord Africa. In Sud America invece a partire dal guanaco, camelide americano selvatico più grande, sono derivate le altre specie domestiche come il lama, la vigogna e l’aplaca.
- Il rapporto con l’uomo
L’uomo sin dall’antichità ha avuto modo di entrare in contatto con le varie specie di camelidi, sfruttando prima di tutto la loro eccezionale capacità di adattamento ad ambienti naturali estremi, come deserti, steppe o alture; quindi quella di produzione di carni di elevato valore nutritivo, nonché per la produzione di latte, lana e derivati.
IL CAMMELLO
Sotto la denominazione comune di “cammello” si intende la specie di dromedario battriano (due gobbe, una anteriore e una posteriore), cioè originario della Battria, regione dell’Asia centrale a cavallo tra Afghanistan e Uzbekistan. Si distingue dal suo simile, il dromedario propriamente detto, perché sul dorso presenta due gobbe anziché una, non ha calli nè sul petto, nè sul ginocchio, nè sull’ulna. Il cammello si presenta con un corpo simile ad un rettangolo poggiato sul lato corto, ha un baricentro alto e si muove facendo lavorare separatamente gli arti. Come quadrupede adotta un passo, ambio o a galoppo.
Il cammello è distribuito geograficamente su tutta l’Asia meridionale, dalla Penisola Anatolica alla Mongolia, fino solo a mezzo secolo fa, era l’animale da soma alla base dell’economia dei popoli nomadi dei deserti arabi. Vive in branchi di circa venti esemplari comandati da un maschio dominante. Grazie alla sua eccezionale potenza e resistenza erano infatti capaci di superare le aree più inospitali trasportando grossi carichi senza registrare alcuna difficoltà: Raggiunge una velocità massima di 60 km /h (65 il dromedario) e ad andatura contenuta, 4 km/h, può camminare ininterrottamente per 50 km fino a 24 ore, trasportando grossi pesi (anche 450 kg).
Questo animale è noto all’uomo fin dall’antichità per le sue doti di resistenza: in sosta può ingurgitare fino a 120 litri di acqua e non bere per una settimana nei mesi più caldi dell’estate desertica, oppure fino a due mesi nel periodo invernale. Grazie alla capacità di sfruttare energeticamente le acque metaboliche interne e le riserve lipidiche presenti nei depositi di grasso delle gobbe, riesce a non mangiare per settimane.
- La dinamica plasmatica alla base della sua eccezionale resistenza
Dal punto di vista biologico, la resistenza alla privazione d’acqua è dovuta al fatto che il plasma del cammello è capace di resistere agli sbalzi di pressione osmotica evitando che il corpo vada in ipertermia e producendo al contempo un’elevata emoconcentrazione. Questa dinamica plasmatica fa sì che il volume del plasma rimanga costante anche in caso di ridotto apporto idrico, attingendo invece risorse dai liquidi interstiziali e intracellulari.
- La capacità di contenimento dei liquidi del cammello
A ciò si aggiunge che il cammello gestisce in maniera eccellente la dispersione dei liquidi: in caso di calore eccessivo, diminuisce il differenziale tra temperatura interna ed esterna e non produce sudore fino alle ore più calde della giornata. L’accumulo di calore corporeo prodotto durante il giorno viene poi rilasciato gradualmente durante la notte.
- Il sistema urinario adatto a trattenere
Anche la particolarità del sistema urinario è un fattore che contribuisce alla particolare resistenza del cammello alla disidratazione. L’escrezione urinaria infatti viene contratta dal rene fino a 20 ml/h (contro i 120 ml/h dell’uomo). Nel tratto del colon invece, il cammello, è capace di assorbire ulteriori liquidi dalle feci pronte all’evacuazione.
- Quanta acqua può bere un cammello
Il cammello, al momento dell’abbeveramento può ingurgitare acqua fino ad un peso pari al 30% del suo.
IL DROMEDARIO
Sotto la denominazione di “camelus dromedarius” si individua il dromedario, il camelide a gobba singola e dal pelo di colore rosso, originario della Somalia. Oggi questo eccellente animale da soma si trova in Africa settentrionale, in Asia centrale dall’Afghanistan alla Mongolia e in Australia dove vennero introdotti nel XIX secolo. Attualmente si contano circa 19 milioni di esemplari, tutti addomesticati. Non esistono infatti dromedari allo stato selvatico.
IL GUANACO
Il guanaco (lama guanicoe)è un camelide selvatico sudamericano presente sul continente in areali non contigui che comprendono i pasi del Perù, del Cile, dell’Equador e dell’Argentina. Vive in altura (fino ad oltre 4500 msl) è stato cacciato fin dalla prima espansione spagnola quando l’animale era presente in numeri che raggiungevano i 500 milioni, mentre attualmente se ne contano poco più di 4. Il motivo per cui l’uomo lo caccia è per la prelibatezza delle sue carni e la pregiatezza della sua lana.
IL LAMA
Il lama (lama glama) è un camelide domestico che deriva dal Guanaco. Viene allevato allo stato brado e fino alla conquista spagnola era l‘animale domestico più diffuso tra le popolazioni locali. Le genti peruviane furono tra i più abili addomesticatori del lama che li utilizzavano sia come animale da soma (gli europei impiegavano per le stesse mansioni il cavallo o il bue), ma anche come animale da carne e da lana, al posto delle pecore e delle capre europee.
Attualmente il lama, anche grazie alle sue capacità di adattamento a vari ambienti, è diffuso in areali controllati anche nel resto del mondo, a volte con mansioni del tutto particolari, come ad esempio negli Stati Uniti, dove si sta diffondendo la pratica di usare il lama come animale da difesa del gregge: grazie infatti alla sua abitudine di sputare acidi dello stomaco per esercitare la sua difesa, si è dimostrato un ottimo deterrente contro l’attacco dei coyote.
LA VIGOGNA
La vigogna (Vicugna vicugna) è un camelide sudamericano andino, conosciuto già dagli Inca che lo proteggevano per il valore simbolico che aveva l’uso delle sue pelli nei rituali sociali.
Nell’antica cerimonia della caccia rituale, il chaco, infatti, gli Inca, ogni quattro anni aprivano la caccia a questo animale che però avveniva secondo un criterio preciso: veniva scelto l’areale di caccia; l’animale veniva spinto in un altopiano dove veniva rinchiuso. Gli esemplari più piccoli e le madri venivano tosate e rilasciate; gli esemplari malati o i maschi anziani venivano uccisi per cibarsi delle loro carni.