Nel cuore del Barigadu, lungo il medio corso del Fiume Tirso, la Diga di Santa Chiara rappresenta una delle più grandi imprese idrauliche realizzate in Sardegna nel primo Novecento. Completata nel 1924, diede origine al Lago Omodeo e per decenni fu considerata un simbolo di modernizzazione dell’isola.

🔹 Origine e progettazione
Il progetto fu ideato dall’ingegnere Angelo Omodeo con l’obiettivo di regolare le piene del Tirso, garantire approvvigionamento idrico alle pianure agricole e avviare la produzione di energia elettrica per lo sviluppo industriale della Sardegna.
I lavori iniziarono nel 1918 e, nonostante le difficoltà economiche e logistiche del periodo postbellico, l’opera venne completata nel giro di sei anni.
La diga si trova nel territorio di Ulà Tirso (Provincia di Oristano) e costituisce ancora oggi un capolavoro di ingegneria idraulica del primo Novecento.
🔹 Caratteristiche tecniche
La Diga di Santa Chiara raggiunge un’altezza di circa 70 metri e una lunghezza di 270 metri.
È una diga in muratura a gravità, progettata per trattenere le acque del fiume Tirso e creare un invaso da oltre 400 milioni di metri cubi.
All’epoca della sua inaugurazione, venne considerata una “opera ciclopica” e attirò l’attenzione di ingegneri e studiosi da tutta Europa.
🔹 Il Lago Omodeo: un bacino monumentale
Con lo sbarramento del Tirso, nacque il Lago Omodeo, destinato a diventare il più grande lago artificiale d’Europa del tempo.
L’invaso, lungo oltre 20 chilometri, si estendeva tra i territori di Sorradile, Bidonì, Ghilarza, Ardauli, Tadasuni, Ulà Tirso e altri centri del Barigadu.
L’opera ebbe un impatto profondo sul territorio, contribuendo alla regolazione delle piene, alla bonifica delle aree agricole e alla nascita delle prime centrali idroelettriche sarde.
Uno degli episodi più noti collegati alla costruzione fu la ricollocazione del borgo di Zuri, che venne smontato pietra per pietra e ricostruito più a monte per evitare l’inondazione.

🔹 Dal primato storico alla memoria industriale
Negli anni Novanta, la costruzione della nuova Diga di Eleonora d’Arborea ha dato vita a un secondo invaso, parzialmente sommergendo la vecchia struttura di Santa Chiara.
Oggi, i resti della diga originaria — ancora visibili nelle giornate di basso livello dell’acqua — rappresentano una testimonianza di archeologia industriale di eccezionale valore storico.
La Diga di Santa Chiara non è soltanto un monumento dell’ingegneria idraulica, ma anche un simbolo del rapporto tra uomo e ambiente in Sardegna: un equilibrio tra necessità di progresso e tutela del paesaggio naturale.


🔹 Visitare la Diga di Santa Chiara
La diga è raggiungibile da Ulà Tirso lungo le strade panoramiche che costeggiano il Lago Omodeo.
I visitatori possono ammirare i resti dello sbarramento originario, il ponte sulla diga e le vedute del bacino che si apre tra le colline del Barigadu.
È un luogo ideale per escursioni fotografiche, turismo storico e naturalistico, soprattutto nei periodi di bassa portata del lago, quando riemergono le strutture originali.
Primato nazionale e sardo
La Diga di Santa Chiara rimane una delle più straordinarie opere pubbliche della Sardegna, capace di raccontare un secolo di storia, innovazione e sacrificio.
Visitarla significa scoprire non solo un capolavoro di ingegneria, ma anche un frammento di memoria collettiva che unisce tecnica, natura e identità sarda.



 





































