L’Editto delle chiudende, emanato nel 1820 dal Regno di Sardegna, rappresenta una delle riforme agrarie più incisive della storia sarda.
La misura mirava a privatizzare le terre comuni attraverso la recinzione (chiudenda) dei terreni che fino ad allora erano utilizzati collettivamente dalle comunità rurali.
Questa trasformazione della gestione fondiaria ebbe un impatto profondo sulla struttura sociale, economica e culturale dell’isola, segnando l’inizio di un lungo processo di cambiamento nelle campagne sarde.
📖 Origine del nome “Editto delle Chiudende”
- Chiudenda: termine sardo per “recinzione” (muro, siepe o fossato)
- Il nome deriva dalla possibilità legale di recintare terre comunali con chiudende
- L’editto del 1820 autorizzava la privatizzazione dei terreni collettivi
- Conseguenza: fu promosso l’uso esclusivo dei terreni da parte di proprietari
- Simbolo della fine dell’uso collettivo (ademprivio), forma consolidata in secoli
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📜 Editto delle Chiudende (1820)
- Data: 6 ottobre 1820
- Emesso da: Regno di Sardegna (Casa Savoia)
- Finalità dichiarata: Modernizzare l’agricoltura e aumentare la produttività
- Misura principale: Permesso di recintare (“chiudere”) le terre, anche pubbliche
- Conseguenze:
- Privatizzazione delle terre comuni
- Esclusione delle classi contadine
- Incremento del banditismo rurale
- Difficoltà per la pastorizia transumante
- Eredità: Considerato una riforma fallita e causa di profonde disuguaglianze sociali
📜 Contesto storico dell’Editto delle chiudende
Prima dell’Editto delle chiudende, gran parte delle terre in Sardegna era utilizzata in uso collettivo.
I terreni erano sfruttati comunitariamente dalle popolazioni locali, soprattutto per il pascolo e l’agricoltura di sussistenza.
Questo modello era alla base dell’economia pastorale e agricola delle zone interne e rurali dell’isola, garantendo sopravvivenza e equilibrio sociale alle comunità.

🎯 Contenuto e obiettivi del provvedimento
L’Editto delle chiudende prevedeva due misure principali:
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I proprietari terrieri potevano recintare i propri appezzamenti, ottenendo un uso esclusivo del suolo.
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Anche i terreni pubblici e demaniali potevano essere venduti o concessi a privati. Questo favorì l’acquisto delle terre da parte di nobili e borghesi facoltosi.
L’obiettivo ufficiale era modernizzare l’agricoltura e aumentare la produttività economica.
Tuttavia, l’editto servì anche a rafforzare il controllo dello Stato e a sostenere la crescita della nuova borghesia agraria.
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⚖️ Conseguenze dell’Editto delle chiudende
L’editto ebbe conseguenze profonde e in gran parte negative per la società sarda:
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Privatizzazione e disuguaglianza: Le terre comuni furono acquistate soprattutto da grandi proprietari e élite locali. I contadini poveri e i pastori furono quasi sempre esclusi.
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Conflitti sociali: La perdita dell’accesso alle terre collettive generò tensioni diffuse. In molte aree, ciò alimentò il banditismo, fenomeno dominante nell’Ottocento sardo.
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Impatto sulla pastorizia: Le nuove recinzioni limitarono i percorsi del pascolo transumante. I pastori, privati delle terre comuni, subirono gravi difficoltà economiche.
Eredità storica
L’Editto delle chiudende è oggi ricordato come una delle riforme più controverse della storia sarda.
Nonostante l’intento di modernizzare l’agricoltura, l’editto fallì nel migliorare le condizioni dei ceti più deboli.
Al contrario, accentuò le disuguaglianze sociali ed economiche. Per questo motivo è considerato da molti studiosi una riforma agraria mancata.
