Un albero simbolo della montagna sarda
Il castagno in Sardegna rappresenta da secoli un pilastro del paesaggio collinare e montano, soprattutto nelle aree centrali dell’isola. Non si tratta solo di una coltura agricola, ma anche di una preziosa risorsa forestale: contribuisce alla difesa idrogeologica dei suoli, tutela la biodiversità e arricchisce il patrimonio paesaggistico e culturale delle comunità locali. Non a caso, in passato, il castagno era chiamato “albero del pane”, perché la farina ricavata dalle castagne costituiva la base di molti piatti quotidiani delle popolazioni rurali.
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Il Castagno in Sardegna
Scheda Storica
Il castagno è un pilastro del paesaggio collinare e montano della Sardegna centrale.
Specie dal duplice valore agricolo e forestale, tutela la biodiversità, contribuisce alla
difesa idrogeologica e ha una forte valenza paesaggistica e socioculturale. Dopo la crisi del Novecento
(esodo rurale, fitopatie, scarsi incentivi), dagli anni ’90 si registra un rilancio: oggi il castagneto è inserito
in una visione integrata della montagna tra attività agro-silvo-pastorali, turismo, artigianato e servizi.
Caratteristica | Dettaglio |
---|---|
Ruolo territoriale | Difesa idrogeologica, biodiversità, paesaggio, valori ricreativi e culturali (“albero del pane” nel passato). |
Crisi storica | Novecento: esodo rurale, abbandono, fitopatie, scarsi incentivi → rinaturalizzazioni e gestione carente. |
Rilancio | Dagli anni ’90: integrazione con filiere agro-silvo-pastorali, turismo esperienziale, artigianato e servizi. |
Mercato frutti | Domanda in crescita per castagne e marroni (benchmark: Campania, Lazio, Piemonte, Toscana). |
Uso del legname | Tronchi da sega, travi, pali da recinzione/strutturali, tondelli per triturazione e tannino. |
Fitosanità | Cancro della corteccia endemico: eradicazione non possibile; priorità a gestione attiva e contenimento danni. |
Prospettive | Politiche mirate, cure colturali, selezione di cultivar, filiere corte e turismo rurale per valorizzare il castagneto sardo. |
La crisi della castanicoltura in Sardegna
Nel corso del Novecento il settore della castanicoltura sarda è entrato in crisi. L’abbandono delle campagne dovuto all’esodo rurale, l’impatto delle malattie parassitarie e la mancanza di politiche di sostegno hanno compromesso la continuità di questa storica coltura. Molti castagneti sono stati lasciati a sé stessi, riducendosi a boschi rinaturalizzati senza adeguata gestione.
Il rilancio dagli anni ’90 a oggi
A partire dagli anni ’90 del secolo scorso, il castagno in Sardegna ha conosciuto una fase di rinnovato interesse. Oggi i castagneti vengono valorizzati in un’ottica integrata che comprende agricoltura, silvicoltura, turismo, artigianato e servizi ecosistemici. L’aumento della domanda di castagne e marroni, unita alla crescita del turismo esperienziale nelle aree montane, ha riacceso l’attenzione verso questa pianta, aprendo nuove prospettive economiche e culturali.

Il castagno in Sardegna: risorsa economica
Il castagno sardo trova impiego sia in ambito alimentare che forestale. In passato le castagne erano essenziali nell’alimentazione contadina, mentre oggi hanno un ruolo secondario nell’industria dolciaria. Molto più rilevante è l’uso del legno di castagno, apprezzato per la sua resistenza e durabilità. In Sardegna viene destinato a tronchi da sega, travi, pali da recinzione, tondelli per triturazione e tannino. Nonostante questo, molti castagneti isolani versano in condizioni precarie e necessitano di cure colturali costanti.
Il cancro della corteccia: una minaccia endemica
Tra i principali problemi che colpiscono il castagno in Sardegna vi è il cancro della corteccia, una malattia cronica ed endemica che compromette gravemente la salute delle piante. Al momento l’eradicazione non è possibile: la strategia è puntare sulla gestione forestale attiva, la selezione di materiale vegetale resistente e l’applicazione di pratiche colturali mirate per contenere i danni.
Prospettive future per la castanicoltura sarda
Il futuro del castagno in Sardegna dipende dalla capacità di coniugare tradizione e innovazione. Servono politiche di sostegno mirate, maggiore attenzione alla qualità del prodotto e strategie di valorizzazione legate al turismo rurale ed enogastronomico. Se adeguatamente gestita, la castanicoltura può tornare a essere un motore di sviluppo sostenibile per le zone interne dell’isola, contribuendo a preservare paesaggi, saperi e biodiversità.
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