Carbonia e il carbone del Sulcis rappresentano una delle pagine più significative della storia mineraria della Sardegna. La scoperta dei giacimenti carboniferi nel XIX secolo e lo sfruttamento intensivo durante il regime fascista portarono alla nascita di Carbonia nel 1938, progettata come città di fondazione. Il legame tra il carbone del Sulcis e lo sviluppo urbano, economico e sociale di questo territorio è ancora oggi evidente: dalle miniere di Serbariu ai villaggi minerari come Bacu Abis e Cortoghiana, fino all’impronta architettonica razionalista che rende Carbonia una città unica nel panorama italiano.
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📖 La Miniera di Serbariu
Storia e caratteristiche
La Miniera di Serbariu, situata nel cuore di Carbonia, rappresenta uno dei simboli più importanti
della storia industriale della Sardegna. Attiva dal 1937 al 1964, fu il fulcro della produzione carbonifera
nazionale e motore economico del Sulcis Iglesiente, dando lavoro a migliaia di minatori e famiglie.
Il complesso minerario si estendeva per oltre 33 ettari e comprendeva
pozzi di estrazione, gallerie sotterranee, edifici direzionali e impianti di trattamento del carbone.
Il carbone estratto alimentava le centrali elettriche e l’industria italiana in piena epoca autarchica.
Dopo la chiusura, avvenuta nel 1964 a seguito della crisi del settore, l’area ha conosciuto un lungo periodo
di abbandono fino alla riqualificazione avvenuta con la nascita del Museo del Carbone.
Oggi il sito è parte integrante del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, riconosciuto dall’UNESCO.
Caratteristica | Dettaglio |
---|---|
Epoca di attività | 1937 – 1964 |
Superficie complesso | 33 ettari |
Produzione | Carbone fossile del bacino del Sulcis |
Manodopera | Migliaia di minatori e famiglie del territorio |
Sito attuale | Museo del Carbone, parte del Parco Geominerario UNESCO |
Le origini di Carbonia
Le origini di Carbonia affondano nell’antichità più remota, quando il territorio era abitato da comunità preistoriche dedite a un’economia agro-pastorale. La vera svolta arrivò però nell’Ottocento, quando nel 1834 il generale e scienziato Alberto La Marmora – noto per i suoi studi naturalistici e geologici in Sardegna – rinvenne i primi frammenti di carbone fossile. Altri ritrovamenti si ebbero nel 1846 in località Cannamenda, tra Monte Lisau e Medau Brau, nell’attuale territorio di Carbonia.
Le prime concessioni minerarie e la nascita del Comune di Serbariu
Nonostante questi indizi, non fu subito chiaro dove si trovassero gli affioramenti principali. Bisognò attendere il 1853 per ottenere la prima concessione mineraria a Caput Aquas e l’avvio delle ricerche sistematiche. In questo periodo nacque anche il Comune di Serbariu, borgata che si rese indipendente da Villamassargia, divenendo il fulcro dello sfruttamento minerario industriale del carbone nel Sulcis Iglesiente.
Un ruolo fondamentale ebbe la nuova legge mineraria del 1840, applicata in Sardegna dal 1848 e modificata nel 1859: essa separò la proprietà del suolo da quella del sottosuolo. Questa norma aprì le porte a numerose imprese private, che avviarono ricerche e attività estrattive, dando inizio alla storia moderna del carbone sardo, risorsa preziosa e ambita dall’industria nazionale e internazionale.
A Bacu Abis inizia l’estrazione del carbone su larga scala
Nel 1851 Ubaldo Millo scoprì il giacimento carbonifero di Bacu Abis, segnando l’avvio della vera attività estrattiva nel Sulcis. Due anni più tardi, nel 1853, furono affidate tre concessioni minerarie – Bacu Abis, Terra ‘e Colu e Fontanamare – alla società “Tirsi-Po” di Millo e Montani. Nel 1873 nacque la Società Anonima Miniera di Bacu Abis, che divenne il fulcro della produzione carbonifera dell’area.
Il numero delle concessioni aumentò rapidamente: se nel 1861 erano solo alcune decine, nel giro di pochi anni superarono il centinaio. Un forte impulso arrivò nel 1915, quando provvedimenti governativi favorirono la Società Anonima di Bacu Abis, rafforzando il ruolo strategico del Sulcis-Iglesiente nella produzione di carbone in Italia.

Da Serbariu alla nascita di Carbonia
Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, la ricerca e lo sfruttamento del carbone nel Sulcis conobbero fasi alterne, ma fu il regime fascista a imprimere una svolta decisiva. In piena epoca autarchica, l’Italia non poteva fare a meno delle proprie risorse naturali e la produzione carbonifera venne potenziata con impianti moderni e nuovi insediamenti.
Accanto ai villaggi minerari di Bacu Abis e Cortoghiana, il governo ritenne necessaria la costruzione di una vera e propria città mineraria. Così, il 5 novembre 1937 nacque Carbonia, edificata sulle basi dell’antico Comune di Serbariu, che inizialmente fu frazione e poi parte integrante della nuova città. Se un tempo Serbariu era una borgata agro-pastorale, oggi rappresenta un quartiere della periferia sud-est di Carbonia, erede di quella grande trasformazione industriale.


Vita quotidiana e alimentazione dei minatori di Serbariu
La vita quotidiana dei minatori di Serbariu era segnata da ritmi di lavoro estenuanti e condizioni spesso difficili. Gli operai erano organizzati in tre turni di lavoro continuativi che coprivano l’intera giornata, garantendo la massima produttività delle gallerie. Le attività si svolgevano sottoterra, in ambienti profondi e umidi, dove il clima rimaneva stabile ma la fatica fisica era enorme. Ogni minatore disponeva di una tuta da lavoro, di un casco con lampada a carburo e degli strumenti essenziali forniti dalla società mineraria. I pasti venivano portati da casa e consumati rapidamente durante le pause, spesso negli slarghi o nelle aree più riparate delle gallerie. La routine quotidiana era dura, ma scandita da un forte spirito di comunità che legava i lavoratori e le loro famiglie alla miniera.

