La Laveria Lamarmora è il complesso minerario più rappresentativo di Nebida, suggestiva frazione del comune di Iglesias, nel sud-ovest della Sardegna. Situata a picco sul mare, questa struttura fu il cuore pulsante delle attività estrattive che, a partire dal 1600, hanno segnato profondamente la storia e l’identità del territorio.
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📜 Scheda Storica – Laveria Lamarmora (Nebida)
- Nome del sito: Laveria Lamarmora
- Luogo: Nebida (frazione di Iglesias), Sardegna sud-occidentale
- Anno di costruzione: 1897
- Tipologia: Laveria idrogravimetrica su 4 livelli
- Minerale trattato: Galena (piombo e argento)
- Connessioni logistiche: Teleferica Carroccia, Galleria Lamarmora, convogli ferroviari
- Strutture: Forni, ciminiere, porticciolo, magazzini, macchine a vapore
- Estensione: circa 2000 m² (di cui 880 m² per stoccaggio e lavorazione)
- Periodo di attività: 1897 – 1990
- Stato attuale: Sito dismesso, parte del patrimonio di archeologia industriale dell’Iglesiente
Il contesto geologico di Nebida
Dal punto di vista geologico e minerario, il territorio di Nebida presenta caratteristiche uniche, tipiche dell’area dell’Iglesiente, storicamente tra le più ricche di minerali in Sardegna. Il paesaggio è dominato da scisti paleozoici e dalla cosiddetta “puddinga”, una roccia sedimentaria composta da ciottoli cementati che testimonia antichi fenomeni erosivi e deposizionali.
Ma l’elemento geologico più rilevante è l’affioramento della Discordanza Sarda, un importante contatto stratigrafico tra due formazioni rocciose appartenenti a epoche diverse: l’Ordoviciano inferiore e l’Ordoviciano superiore. Questa discontinuità, visibile in superficie, rappresenta un punto di grande interesse per geologi e studiosi.
La Discordanza Sarda è osservabile in modo particolarmente evidente lungo la strada costiera panoramica che collega Fontanamare a Nebida, dove la geologia si fonde con la bellezza mozzafiato del paesaggio.
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Un impianto minerario sospeso tra mare e roccia
La Laveria Lamarmora, costruita nel 1897, si inserisce in un contesto ambientale e paesaggistico straordinario. L’impianto minerario, servito dalla storica galleria a ribasso Cuccuru Aspu, è situato a picco sul mare, in fondo a un ripido declivio roccioso che domina una delle coste più suggestive della Sardegna sud-occidentale.
Dal sito si apre una vista spettacolare sugli isolotti di S’Agusteri, Il Morto e sul celebre Pan di Zucchero, monumento naturale simbolo del litorale di Nebida e Masua. Questo scenario unico rende la Laveria non solo un importante sito di archeologia industriale, ma anche uno dei luoghi più iconici per chi cerca il connubio tra storia mineraria e paesaggio costiero.

La struttura della Laveria Lamarmora
La Laveria Lamarmora di Nebida era un’imponente struttura idrogravimetrica disposta su quattro livelli, realizzata lungo il fianco di un declivio affacciato sul mare. Estesa su una superficie di circa 2000 metri quadrati, l’impianto trattava i minerali estratti nelle miniere del territorio, trasportati tramite convogli ferroviari, teleferica Carroccia e galleria Lamarmora.
La costruzione, di grande pregio per l’epoca, era realizzata con mattoni pieni e pietra locale, pavimenti in cotto e coperture in legno. Il suo compito era trattare i minerali grezzi, in particolare gli aggregati di galena, una roccia semiconduttrice ricca di piombo e argento, di cui nell’Iglesiente si ha notizia sin dal 1614.
Il ciclo di lavorazione prevedeva la frantumazione, la pulizia dai detriti e la classificazione del materiale prima del successivo imbarco via mare.
La laveria era considerata un impianto moderno e all’avanguardia per il suo tempo, con una organizzazione razionale degli spazi. Era dotata di:
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circa 880 mq dedicati allo stoccaggio e trattamento dei minerali
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macchine a vapore
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sale forni e forni a tino
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due ciminiere per lo smaltimento dei fumi
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un porticciolo nella parte più bassa, usato per caricare i minerali su navi dirette verso i principali porti del Mediterraneo: Spagna, Francia e Italia peninsulare.
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La chiusura della Laveria Lamarmora
Negli anni di massimo sviluppo, attorno al 1930, la Laveria Lamarmora rappresentava il cuore pulsante dell’economia di Nebida, piccolo borgo costiero che all’epoca contava circa 3.000 abitanti, un terzo dei quali impiegato nel settore minerario. I principali cantieri attivi – Fortuna, Lamarmora e Nicolay – davano lavoro fino a 400 persone, rendendo il paese un centro nevralgico dell’industria estrattiva iglesiente.
Con l’ammodernamento dell’impianto idrogravimetrico negli anni ’50, si sperava in un rilancio duraturo. Tuttavia, a partire dagli anni ’80, l’intero settore entrò in crisi: la competitività calò, i giacimenti si esaurirono o divennero economicamente non sostenibili. La definitiva chiusura della laveria avvenne nel 1990, segnando la fine di un’epoca.
Oggi, i principali siti minerari dell’Iglesiente, inclusi quelli di Nebida, sono in disuso, ma molti sono stati valorizzati come siti di archeologia industriale, aperti alla visita turistica. In un territorio che ha perso il suo storico motore economico, il turismo culturale e naturalistico rappresenta una delle poche prospettive concrete per lo sviluppo locale.


