La Chiesa di San Sebastiano Martire è la chiesa parrocchiale di Sorradile e rappresenta uno degli edifici più simbolici del paesaggio del Barigadu. Con la sua struttura imponente in trachite rossa, domina il centro storico e racconta secoli di storia, fede e arte popolare. La chiesa è un punto di riferimento visivo e spirituale per la comunità, e la sua architettura armoniosa si inserisce perfettamente nel contesto urbano del borgo, arricchendolo di colore e significato.
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Filippo II e l’edilizia religiosa in Sardegna
Non esistono documenti certi che attestino la data di costruzione originaria della chiesa parrocchiale di Sorradile. Tuttavia, secondo la studiosa Maria Rosaria Manca, il piccolo centro del Barigadu potrebbe essere stato inserito nel vasto programma di edilizia religiosa promosso da Filippo II di Spagna tra il 1580 e il 1586.
Durante quel periodo, la monarchia spagnola avviò un progetto di rinnovamento ecclesiastico che coinvolse diverse regioni del regno, tra cui Sardegna e Sicilia, con l’obiettivo di consolidare la fede cattolica e diffondere un modello architettonico coerente con i principi della Controriforma. È plausibile, quindi, che anche Sorradile sia stata parte di questo piano di rinnovamento e che la realizzazione della Chiesa di San Sebastiano Martire sia avvenuta proprio in una delle tappe di quel progetto.
Oggi la chiesa si distingue per la sua facciata in trachite rossa e per la combinazione equilibrata di elementi romanici, gotici e rinascimentali, segni visibili dell’evoluzione stilistica che ha caratterizzato l’architettura religiosa della Sardegna tra Cinquecento e Seicento.

Chiesa di San Sebastiano Martire: romanico ma non solo
La Chiesa di San Sebastiano Martire di Sorradile è un esempio straordinario di architettura religiosa sarda in cui lo stile romanico si fonde armoniosamente con elementi gotici, rinascimentali e barocchi. L’edificio, pur mantenendo la solennità tipica del romanico, si distingue per un linguaggio architettonico evoluto e dinamico, frutto di secoli di interventi e rimaneggiamenti che ne hanno arricchito la forma e l’eleganza.
L’elemento più caratterizzante della chiesa è la facciata in trachite rossa, materiale locale che le conferisce un tono caldo e vibrante, facendola emergere con imponenza nel paesaggio urbano e nella vallata del Barigadu. Il tratto centrale è dominato da un grande portale d’ingresso, sormontato da un ampio timpano curvilineo spezzato e incorniciato da una cornice finemente modanata, che esalta la verticalità e la monumentalità dell’edificio.
I conci di trachite utilizzati per la costruzione furono estratti dalla vicina cava di Pilusinu, situata nella parte settentrionale dell’abitato, testimonianza di come le risorse del territorio abbiano sempre avuto un ruolo fondamentale nell’architettura locale.
Nel 1930, l’ingresso principale venne ridimensionato per motivi di sicurezza: l’antico portale rischiava infatti di cedere e di cadere rovinosamente a terra. L’intervento, pur modificando leggermente le proporzioni originarie, ha permesso di preservare l’integrità dell’edificio, che ancora oggi rappresenta uno dei più importanti esempi di arte sacra in trachite della Sardegna centrale.

Il santo che sconfisse la peste
L’omaggio al santo Sebastiano Martire pare sia legato alla leggenda secondo cui il suo intervento miracoloso avrebbe posto fine all’epidemia di peste che colpì la Sardegna nel 1652. Da allora il culto di San Sebastiano si diffuse rapidamente in tutta l’isola, e a Sorradile la devozione popolare trovò espressione nella costruzione della chiesa parrocchiale a lui dedicata. Ancora oggi, il santo è considerato protettore del paese, e la sua festa è uno degli appuntamenti religiosi più sentiti dalla comunità locale.
La disposizione della Chiesa di San Sebastiano Martire
La Chiesa di San Sebastiano Martire sorge su un doppio declivio che ne accentua la monumentalità e l’inserimento scenografico nel paesaggio urbano. La facciata principale, esposta a nord-ovest, domina il centro abitato, mentre gli altri tre lati si integrano armoniosamente con il tessuto edilizio circostante, creando un continuum architettonico tra sacro e urbano.
L’edificio attuale è il risultato di un rifacimento e ampliamento di una chiesa preesistente risalente al XII secolo. Le tracce dell’antico edificio romanico sono tuttora visibili in alcune porzioni delle mura della sagrestia e del presbiterio, preziosi testimoni delle origini medievali del luogo di culto.
Elementi decorativi e simbolici
Gli elementi decorativi della chiesa appartengono in gran parte all’epoca romanica e conferiscono all’edificio un fascino arcaico e solenne. Degni di nota sono gli elementi zoomorfi scolpiti nella parte antica del campanile e le protome leonine che ornano le aperture laterali ad arco inflesso, nonché la trabeazione del frontone semicircolare esterno. Questi motivi, ricchi di simbolismo, richiamano la forza, la protezione e la spiritualità, temi centrali nell’arte sacra medievale.
Particolarmente interessante è la fonte battesimale, con base ottagonale in trachite scanalata, completata nel 1697, e l’acquasantiera, anch’essa in trachite, decorata con raffigurazioni popolaresche che riflettono la devozione e la creatività dell’artigianato locale.
La chiesa tra XVII e XVIII secolo
Nel 1636, Sorradile entrò a far parte del feudo dei marchesi di Villasor, evento che segnò un nuovo periodo di prosperità per il borgo. Già l’anno successivo, nel 1637, furono avviati i lavori di rifacimento della facciata della chiesa parrocchiale, dando all’edificio l’aspetto maestoso che conserva tutt’oggi. La ricostruzione coinvolse maestranze locali specializzate nella lavorazione della trachite rossa, materiale che conferisce alla chiesa un carattere inconfondibile e la rende uno dei monumenti più rappresentativi della Sardegna centrale.
Simbolo di fede e identità
Oggi la Chiesa di San Sebastiano Martire di Sorradile non è soltanto un luogo di culto, ma anche un simbolo identitario per la comunità. La sua presenza domina il panorama del Barigadu, riflettendo la continuità della fede, della storia e dell’arte sarda. Le sue pietre raccontano secoli di devozione e di trasformazioni architettoniche, rendendo la visita a Sorradile un’esperienza che unisce spiritualità, cultura e bellezza.
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