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Home » Approfondimenti » Storia » Seconda Guerra Mondiale » Classe Littorio

Classe Littorio

Seconda Guerra Mondiale

di Redazione
in Seconda Guerra Mondiale
Tempo di lettura: 5 minuti
Varo della Corazzata Roma, nel 1940

Varo della Corazzata Roma, nel 1940

La classe Littorio (detta anche “Vittorio Veneto”) era la categoria delle più grandi navi da guerra costruite per la Regia Marina.


  • LEGGI ANCHE: Fine del Fascismo, Storia della Repubblica Italiana
  • LEGGI ANCHE: Affondamento della Corazzata Roma a largo dell’Asinara

Palestra Moffeti Dorgali
Palestra Moffeti Dorgali

Le navi Littorio

A questa categoria appartenevano tre navi (ne era prevista una quarta ma non entrò mai in servizio) :

  1. La Littorio
  2. La Vittorio Veneto
  3. La Roma
  4. La Impero (mai completata)

Due anni di vita

Il corpo di queste navi entrarono ufficialmente in servizio nel 1940, durante la Seconda Guerra Mondiale, ma nonostante il grande sforzo economico profuso per realizzarle, le loro esperienze in guerra raramente furono decisive per le sorti delle poche battaglie in cui combatterono, in quanto, le loro caratteristiche le rendevano obsolete su molti aspetti tecnico-tattici.

Esercitazione della Littorio e della Veneto, a largo di Taranto
Esercitazione della Littorio e della Veneto, a largo di Taranto

Primato mondiale

Fino al 1942 le navi da battaglia della classe Littorio disponevano dell’artiglieria da più lunga gittata del mondo.


I difetti

Nonostante i valori della gittata fossero da primato mondiale per alcuni anni, la classe Littorio aveva numerose limitazioni che rendeva le navi facili bersagli degli attacchi nemici, sopratutto quelli che arrivavano dal cielo.

La classe Littorio disponeva infatti di un armamento poco efficiente, con forte dispersione a salve, veloce usura delle canne e una ridotta potenza di fuoco contra-aerea rispetto alle coeve giapponesi e americane.

Senza radar e siluri

Inoltre, le navi italiane non disponevano ancora del radar che, dal 1930, già era presente sulle navi inglesi e tedesche. In più, le navi Littorie non avevano la predisposizione per il lancio di siluri.

Limitata autonomia di navigazione

Tra i tanti limiti della classe Littorio, emergeva senz’altro quello della autonomia di navigazione, in grado di garantire solo 3.920 miglia nautiche a 20 nodi di velocità oppure di appena 3 000 se si raggiungeva la massima velocità (30 nodi).

Con questi limiti di navigazione le navi italiane potevano operare solo nel mediterraneo e non avevano sufficiente resistenza per affrontare le lunghezze dell’oceano, come già facevano le corazzate tedesche della classe Bismark le cui cisterne potevano ospitare fino 7.700 tonnellate di carburante contro le appena 4 mila delle grandi navi italiane.

Combattere i francesi nel mediterraneo 

La limitazione delle navi italiane tuttavia fu una strategia costruttiva voluta dalla Regia Marina che mirava a contrastare sopratutto lo strapotere francese nel mediterraneo.

Corazzata Roma in 3D
Corazzata Roma in 3D

Primi progetti nel 1934

Ai primi anni degli anni ’30 la Marina Nationale Francese già disponeva di incrociatori da battaglia da 36 mila tonnellate (Dunkerque 1932 e Strasbourg 1934).

L’Italia, per controbattere a questa potenza abbandonò il progetto già avviato dei suoi incrociatori da battaglia da sole 26 mila tonnellate, per concentrarsi sulla realizzazione di corazzate da oltre 35 mila tonnellate.

Nei primi giorni del 1934 furono così avviati i test per i nuovi progetti presso l’arsenale di La Spezia e l’anno dopo le prime due navi furono ufficialmente ordinate: la Littorio e la Vittorio Veneto.

Il progetto Littorio fece parte del programma dell’ammiraglio Domenico Cavagnari, Capo di Stato Maggiore tra il 1933 e il 1940 e prevedeva la realizzazione di 4 navi da guerra da 35 mila tonnellate ( limiti indicati nel Trattato di Washington per contenere la corsa agli armamenti dopo la Prima Guerra Mondiale).

Il tonnellaggio finale reale delle navi italiane più grandi fino ad allora mai costruite tuttavia superarono le 40 mila t.

Varo della Corazzata Vittorio Veneto, 1937
Varo della Corazzata Vittorio Veneto, 1937

Caratteristiche delle navi

Le navi Littorio avevano delle caratteristiche tecniche che le rendevano classe superiore rispetto alle altre della flotta italiana. Ecco quali erano le caratteristiche salienti delle navi Littorio:

  • Carburante: 4 mila tonnellate
  • Autonomia: 3.920 miglia nautiche a 20 nodi di velocità
  • Timoni: 3
  • Fumaioli: 2 ravvicinati
  • Poppa: catapulta per il lancio di tre aerei
  • Propulsione: a vapore
  • Potenza motore: 130 mila cavalli
  • Velocità massima: 31 nodi (57,412 km/h)
  • Corazzatura: 14 mila tonnellate di acciaio
  • Cannoni principali: OTO/Ansaldo 381/50,  44 km di gittata
  • Cannoni secondari: OTO/Ansaldo 152/55, 24 km di gittata
  • Mitragliere: Breda 20/65 e Breda 37/54

Le battaglie in mare

Le tre grandi navi della marina militare regia italiana furono varate tra il 1937 e il 1940, ma durante la Seconda Guerra Mondiale furono impiegate con parsimonia a causa della prudenza strategia adottata dagli alti comandi militari.

11 novembre 1940 – La Littorio fu danneggiata gravemente dagli inglesi durante la notte di Taranto da tre siluri.

29 marzo 1941 – La Vittorio Veneto fu danneggiata da un siluro inglese durante la battaglia di Capo Matapan, in Grecia

La Littorio e la Vittorio Veneto presero parte alla battaglia aeronavale di Pantelleria che vide le forze inglesi, australiane e polacche contro quelle tedesche e italiane. La vittoria tecnica fu dell’Asse, ma gli Alleati riuscirono nell’obiettivo di rifornire Malta.

La Roma entrò in azione nell’autunno del 1942, ma la situazione militare italiana era già entrata in fase di declino, con i bombardamenti alleati che si facevano sempre più intensi.

Alcuni di questi tuttavia, nell’aprile e nel giugno del 1943, colpirono proprio il porto de La Spezia, dove le tre navi Littorio erano state ormeggiate nella speranza di essere risparmiate dagli attacchi.

L’esito degli attacchi furono l’affondamento dell’incrociatore Alpino, il danneggiamento parziale della Vittorio Veneto e della Roma.

Bombardamento a La Spezia del 1943
Bombardamento a La Spezia del 1943

L’affondamento della Roma

Quando l’8 settembre del 1943 l’Italia firmò l’Armistizio con gli Alleati, le forze armate tedesche iniziarono il disarmo dei militari italiani e attaccarono tutte le loro dotazioni, comprese quelle navali.

  • LEGGI ANCHE: La battaglia di Capo Teulada

Una delle prime operazioni di guerra tedesche contro le forze militari italiane durante la Seconda Guerra Mondiale, fu l’affondamento della corazzata Roma da parte degli aerei tedeschi della Luftwaffe nelle acque della Sardegna.

Secondo quanto imposto all’Italia dagli Alleati, con l’Armistizio del 3 settembre, le tre Littorio dovevano essere trasferite immeditamente a Malta.

La squadra, guidata dal comandante Bergamini, salpò così dalla Spezia la sera dell’8 settembre e si diresse prima verso la Sardegna per poi puntare a Malta.

L’operazione tuttavia fu interrotta proprio a poche miglia dalle coste sarde, quando il convoglio fu intercettato dagli aerei tedeschi e la nave Roma fu centrata in pieno spezzandola in due tronconi. L’esito fu la morte quasi totale dell’equipaggio e l’affondamento della nave.

Le altre due corazzate invece, riuscirono a resistere all’attacco (la Littorio fu parzialmente danneggiata) e poterono continuare la navigazione fino a Malta.

La poppa danneggiata della Littorio dopo la battaglia di Capo Matapan, in Grecia
La poppa danneggiata della Littorio dopo la battaglia di Capo Matapan, in Grecia

Il destino delle Littorio

Il 30 luglio del 1943, a seguito della caduta del fascismo, la nave Littorio venne ribattezzata Italia. Con le condizioni imposte dall’Armistizio del 3 settembre tuttavia, all’Italia furono imposte severe regole di indebolimento della flotta militare.

Dopo l’affondamento della Roma a largo della Sardegna da parte dei tedeschi, le navi superstiti furono trasferite temporaneamente a Malta senza mai essere impiegate in missioni militari per conto degli Alleati.

Quindi furono trasferite nei Laghi Amari presso il Canale di Suez dove vennero internate fino alla fine della guerra.  Al termine del conflitto, dopo che Stati Uniti, Regno Unito e Unione Sovietica tentarono di entrarne in possesso, furono smantellate in Italia e il materiale recuperato per usi civili.

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