Le acque territoriali e l’Autorità marittima rappresentano due elementi centrali del diritto del mare e della sicurezza della navigazione. Le acque territoriali sono la fascia di mare che si estende fino a 12 miglia dalla costa, dove lo Stato esercita piena sovranità e applica le proprie leggi in materia di sicurezza, pesca, ambiente e controllo dei traffici.
L’Autorità marittima, incarnata in Italia dal Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, è invece l’organo responsabile della vigilanza su queste aree: gestisce i porti, coordina le operazioni di soccorso, controlla la navigazione e tutela l’ambiente marino.
Comprendere come funzionano acque territoriali e Autorità marittima è essenziale per chi si avvicina alla nautica, per chi affronta gli esami della patente e per chi vuole conoscere le basi della legislazione marittima che regola il tratto di mare che circonda la Sardegna.
Bastione Sain Remy, la terrazza panoramica di Cagliari e punto d’ingresso al quartiere Castello

Acque territoriali e internazionali
Acque territoriali: definizione, estensione e diritti dello Stato costiero
Le acque territoriali sono la fascia di mare che si estende dalla costa fino a 12 miglia nautiche, all’interno della quale lo Stato costiero esercita piena sovranità. In questo spazio marittimo, lo Stato può applicare le proprie leggi in materia di sicurezza, pesca, tutela ambientale, navigazione, ricerca di risorse e controllo dei traffici. Pur rimanendo garantito il diritto di passaggio inoffensivo alle navi straniere, è lo Stato a decidere norme, limitazioni e eventuali interdizioni. Le acque territoriali includono anche lo spazio aereo sovrastante, il sottosuolo marino e le acque interne come rade, insenature e porti. Per chi studia diritto marittimo o affronta gli esami della patente nautica, conoscere la definizione di acque territoriali è fondamentale per comprendere i limiti giuridici e operativi della navigazione costiera.
Acque internazionali: significato, libertà di navigazione e regole del diritto del mare
Le acque internazionali, dette anche alto mare, sono tutte le aree marine che si trovano oltre il limite delle 12 miglia nautiche delle acque territoriali. In questo spazio, nessuno Stato può rivendicare sovranità esclusiva: vige invece il principio della libertà di navigazione, stabilito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS). In acque internazionali le navi sono soggette alla giurisdizione dello Stato di bandiera, cioè del Paese in cui sono registrate, ma devono comunque rispettare le norme internazionali sulla sicurezza, sull’inquinamento marino e sulla gestione dei traffici. Le acque internazionali rappresentano la parte più vasta degli oceani e sono fondamentali per il commercio globale, le rotte transoceaniche e la cooperazione tra Stati. Per navigare correttamente è essenziale distinguere tra acque internazionali e acque territoriali, perché i diritti e gli obblighi cambiano radicalmente.
- Il limite esterno delle acque territoriali è di 12 miglia
- Il limite interno delle acque territoriali è dagli 1,60 metri della linea batimetrica
L’Autorità Marittima
Che cos’è l’Autorità Marittima e da cosa è composta
L’Autorità Marittima è l’insieme degli organi dello Stato che esercitano funzioni di sicurezza della navigazione, gestione dei porti, controllo del traffico marittimo, tutela dell’ambiente marino e polizia marittima. In Italia coincide principalmente con il Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, che opera come articolazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Da cosa è composta l’Autorità Marittima
L’organizzazione si sviluppa in quattro livelli:
- 1. Direzione Marittima – Regione → Ammiraglio
- 2. Capitanerie di Porto – Territori → Capitano di Vascello
- 3. Uffici Circondariali Marittimi – Locale → Capitano di Corvetta o Tenente
- 4. Uffici Locali Marittimi – Locale
1. Direzione Marittima
È il livello regionale/interregionale
Coordina tutte le attività delle Capitanerie dell’area di competenza
È diretta da un Direttore Marittimo, generalmente un Ammiraglio
2. Capitanerie di Porto
Sono gli uffici territoriali principali dell’Autorità Marittima
Hanno funzioni operative su:
sicurezza della navigazione e della vita umana in mare
ricerca e soccorso (SAR)
controllo dei traffici navali
gestione amministrativa del porto e delle concessioni
tutela ambientale
pesca marittima
Guidate da un Capo del Compartimento Marittimo (Capitano di Vascello o grado equivalente)
3. Uffici Circondariali Marittimi
Dipendono dalle Capitanerie
Gestiscono aree costiere più ristrette
Diretti da un Ufficiale di grado inferiore (Capitano di Corvetta o Tenente)
4. Uffici Locali Marittimi
Sono le sedi più piccole
Operano nei piccoli porti o approdi
Svolgono funzioni base di polizia marittima, sicurezza e amministrazione
Funzioni principali dell’Autorità Marittima
Sicurezza della navigazione
Controllo del traffico mercantile e da diporto
Soccorso e salvataggio (Search and Rescue)
Gestione dei porti e delle concessioni demaniali
Tutela dell’ambiente marino
Vigilanza sulla pesca
Attività ispettive su navi ed equipaggi
Formazione e certificazione del personale marittimo
Applicazione del Codice della Navigazione
Il limite di navigazione
Il limite di navigazione dalla costa è stabilito dal Codice della Navigazione in 300 mt dalla costa. Tale limite può essere variato dall’Ufficio Circondariale per rispondere a esigenze locali (zone di balneazione).
Entrata e uscita dai porti
La rotta (il senso di marcia) da seguire per le imbarcazioni in entrata e in uscita dai porti è stabilita a livello internazionale e nazionale attraverso il Codice della Navigazione è la seguente:
- a destra per chi esce
- a sinistra per entra
** Alcuni Uffici circondariali possono decidere di cambiare l’ordine delle rotte in base alle caratteristiche del porto.
Differenza tra Codice della Navigazione e Codice della Nautica
Il Codice della Navigazione e il Codice della Nautica regolano aspetti diversi ma complementari del mondo marittimo italiano.
Il Codice della Navigazione, introdotto nel 1942, disciplina in modo organico la navigazione marittima, interna e aerea, definendo ruoli dell’equipaggio, sicurezza, portualità e responsabilità del comandante.
Il cosiddetto “Codice della Nautica”, invece, identifica il D.Lgs. 171/2005, normativa specifica per la nautica da diporto, aggiornata nel 2017: regola patenti nautiche, dotazioni di sicurezza, noleggio, scuole nautiche e classificazione di natanti, imbarcazioni e navi da diporto.
Comprendere le differenze tra questi due testi è essenziale per chi lavora nel settore e per chi naviga per sport o turismo, perché ciascuno stabilisce obblighi, competenze e procedure differenti. Entrambi rappresentano colonne portanti della legislazione marittima e contribuiscono alla sicurezza e alla gestione delle attività in mare in Italia.
🔍 Differenza sintetica tra Codice della Navigazione e Codice della Nautica
| Aspetto | Codice della Navigazione | “Codice della Nautica” (D.Lgs. 171/2005) |
|---|---|---|
| Natura | Codice unico del 1942 | Decreto legislativo |
| Ambito | Navigazione marittima + interna + aviazione civile | Solo nautica da diporto (non commerciale) |
| Utenti | Navi mercantili, pesca, porti, voli, equipaggi | Diportisti, scuole nautiche, noleggio, costruzione barche |
| Finalità | Regolare la navigazione in senso ampio | Regolamentare attività ricreativa e sportiva |
| Aggiornamenti | Vari, ma struttura originale del 1942 | Riformato nel 2017 |





































