Assalto squadrista alla casa di Emilio Lussu nel 1926
Il 31 ottobre 1926, un violento assalto squadrista colpì la casa di Emilio Lussu a Cagliari, in Piazza dei Martiri d’Italia. Una squadra di fascisti armati, guidata dall’avvocato Cao di San Marco, assaltò l’abitazione del leader sardista con l’intento di colpire uno dei principali esponenti dell’antifascismo in Sardegna. L’episodio è passato alla storia come l’assalto squadrista alla casa di Emilio Lussu, ma anche come il celebre attentato a Emilio Lussu nel 1926: il caso Battista Porrà.
Durante l’irruzione, il giovane militante fascista Battista Porrà riuscì a penetrare fino al balcone dell’abitazione, dove venne colpito a morte da Lussu, che reagì in legittima difesa. L’episodio suscitò un forte clamore mediatico e politico.
Nonostante il riconoscimento della legittima difesa, Lussu fu arrestato e incarcerato, per poi essere condannato al confino politico. Racconterà in prima persona questa vicenda nel suo libro “Marcia su Roma e dintorni”, divenuto un classico della letteratura antifascista italiana.
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📌 Attentato a Emilio Lussu – Scheda Storica
📍 Luogo: Piazza dei Martiri d’Italia, Cagliari
📅 Data: 31 ottobre 1926
🎯 Obiettivo dell’attacco: Colpire Emilio Lussu, leader antifascista e fondatore del Partito Sardo d’Azione
👥 Responsabili: Squadraccia fascista guidata dall’avvocato Cao di San Marco
⚔️ Esito dell’assalto: Uccisione del giovane fascista Battista Porrà da parte di Lussu, in legittima difesa
🔒 Conseguenze per Lussu: Arresto, detenzione nel carcere di Buoncammino e successiva condanna al confino politico
📖 Riferimenti: “Marcia su Roma e dintorni” – Emilio Lussu
Gli antefatti
📰 I malumori fascisti dopo l’attentato a Mussolini del 1925
Il 4 novembre 1925, durante una visita ufficiale a Bologna, il capo del governo Benito Mussolini fu vittima di un tentativo di assassinio da parte dell’anarchico Tito Zaniboni, che gli sparò un colpo di pistola. Il proiettile non colpì il duce, ma l’attentato fu sufficiente per scatenare una violenta reazione del fascismo su scala nazionale.
Subito dopo l’attentato a Mussolini nel 1925, si diffuse un’ondata di proteste fasciste, che sfociarono in aggressioni, disordini e rappresaglie contro tutti coloro che venivano percepiti come oppositori del regime: intellettuali, giornalisti, partiti politici, sindacati, associazioni culturali e singoli cittadini.
L’attentato diventò il pretesto per accelerare il processo di repressione politica già in atto, portando all’approvazione di leggi speciali, alla chiusura dei giornali d’opposizione e al rafforzamento dell’apparato repressivo dello Stato fascista.
📰 Fascismo in Sardegna: il ruolo della stampa e l’opposizione sardista
Durante gli anni successivi alla Marcia su Roma, la diffusione del fascismo in Sardegna fu facilitata anche dal sostegno di due dei principali quotidiani isolani: L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna. Entrambi i giornali, a partire dal 1922, si allinearono progressivamente al nuovo corso politico, contribuendo alla legittimazione del regime anche sull’isola.
Le violenze fasciste, già dilaganti nel resto d’Italia, arrivarono anche a Cagliari e in numerosi centri sardi, dove squadre fasciste organizzarono spedizioni punitive contro partiti, giornali e figure dell’opposizione.
⚔️ Il Partito Sardo d’Azione come argine al fascismo
Uno dei principali ostacoli all’espansione capillare del fascismo in Sardegna fu rappresentato dalla forte e radicata presenza del Partito Sardo d’Azione (PSd’Az). Il movimento sardista, con le sue radici identitarie e autonomiste, si oppose con decisione al progetto centralista e autoritario del regime.
Il contrasto tra sardisti e fascisti fu aspro e costante, sfociando spesso in episodi di violenza politica. Tra i più significativi:
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🕊️ Macomer, 4 novembre 1922: i fascisti furono espulsi dal corteo per il IV anniversario della Vittoria nella Prima Guerra Mondiale.
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Le Camicie Grigie: formazione paramilitare sardista istituita come risposta alle Camicie Nere fasciste.
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🔥 Olbia: spedizioni punitive fasciste contro sedi sardiste, socialiste e comuniste.
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📰 Attacco alla stampa: incendio della sede del giornale sardista “Il Solco” da parte di squadristi.
L’attentato
🎯 Lussu nel mirino dei fascisti: l’attentato del 1926
Emilio Lussu, figura di spicco dell’antifascismo sardo e fondatore del Partito Sardo d’Azione, fu da sempre considerato uno degli avversari più pericolosi dal regime fascista.
Inserito da tempo nelle liste nere del regime, Lussu era costantemente sorvegliato e minacciato da milizie e simpatizzanti fascisti.
Uno dei tentativi più gravi di eliminazione fisica del leader sardista avvenne il 31 ottobre 1926, quando una squadraccia fascista fece irruzione nella sua abitazione in Piazza dei Martiri d’Italia, a Cagliari.
L’attentato a Emilio Lussu del 1926 si concluse con l’uccisione del giovane fascista Battista Porrà, colpito dallo stesso Lussu mentre tentava di difendere la propria casa da un’aggressione violenta e premeditata.
Questo episodio segnò una svolta nella repressione contro Lussu, che venne arrestato, processato e infine condannato al confino politico, da cui fuggì successivamente per continuare la sua lotta dall’esilio.

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🔥 Squadrismo fascista a Cagliari: l’assalto alla casa di Emilio Lussu
Il 31 ottobre 1926, le violenze squadriste scoppiarono con particolare ferocia a Cagliari. Una squadraccia fascista, guidata dall’avvocato Cao di San Marco, si rese protagonista di una serie di atti intimidatori e violenti in pieno centro cittadino.
Quel giorno, i fascisti distrussero e saccheggiarono la tipografia del “Corriere”, giornale di orientamento cristiano, e devastarono uno studio legale prima di dirigersi verso l’abitazione di Emilio Lussu, già nel mirino da tempo per la sua attività antifascista.
Lussu non riuscì a fuggire
Cagliari era da giorni teatro di adunate fasciste, con tensione crescente e minacce evidenti verso gli oppositori del regime.
Emilio Lussu, ben consapevole del pericolo, non riuscì tuttavia a lasciare la città in tempo. Si rifugiò nella sua casa in Piazza dei Martiri d’Italia, nella speranza di evitare l’attacco.
⚔️ L’assalto alla casa di Lussu
L’assalto fascista fu violento e organizzato. Sostenuti da numerosi simpatizzanti accorsi in strada, i fascisti riuscirono a penetrare nel palazzo. Uno di loro, il giovane Battista Porrà, salì fino al balcone dell’abitazione di Lussu.
In quel momento, temendo per la propria vita, Lussu sparò due colpi di pistola, uccidendo l’aggressore. L’episodio fu immediatamente strumentalizzato dalla stampa allineata al regime.
🔒 Il carcere di Buoncammino
Nonostante il Tribunale riconobbe la legittima difesa, per Lussu si aprirono le porte del carcere. Fu incarcerato nel penitenziario di Buoncammino a Cagliari, dove rimase dal 31 ottobre 1926 al 22 ottobre 1927.
Scontata la pena, gli verrà poi imposto il confino politico, preludio dell’esilio e della sua successiva attività nella Resistenza antifascista.
