La Sardegna ebbe una parentesi vandalica tra la fine della dominazione romana e l’inizio di quella bizantina.
Per quasi ottant’anni, dal 456 al 534 la Sardegna fu controllata dalla popolazione germanica che, secondo Tacito, iniziò la sua discesa nell’Europa mediterranea e poi in Africa settentrionale partendo dagli attuali territori della Romania, dell’Ungheria e della Repubblica Ceca.

La discesa vandalica in occidente
Spinti dalla pressione di altre tribù orientali i Vandali entrarono nei territorio dell’Impero Romano d’Occidente, sconfissero i Franchi e si stabilirano nella penisola iberica già nel 429.
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La conquista della Sardegna
La Sardegna e la Corsica furono attaccate dai Vandali tra il 456 e il 460 d.C.
Sacco di Roma da parte dei Vandali: 455
In questo periodo gli attacchi si risolvevano principalmente nell’occupazione solo di alcuni tratti costieri, ma il resto della Sardegna rimaneva ancora in mano al comes romano Marcellino.
Nel 472 invece l’attacco dei Vandali all’isola fu più massiccio e decisivo tanto che gli invasori ne mantennero il controllo per circa dieci anni.
Furono questi gli anni della distruzione del porto di Civita (Olbia), mentre Caralis (Cagliari) invece venne scelta come centro principale della Sardegna dove risiedeva anche la famiglia reale vandala.
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I Vandali amministrarono la Sardegna ricalcando il sistema romano preesitente, con un governatore centrale, detto prases, dei procuratori che si occupavano di riscuotere i tributi, economi reali e conduttori.
Molti latifondi rimangono sardo-romano
La Sardegna rimase suddivisa in lotti che in parte rimasero in mani romane, ma costrette a pagare tasse molto salate.
La Barbagia ducato semi-indipendente
L’isola tuttavia non fu controllata totalmente dagli invasori: le montagne della Barbagia ad esempio mantennero una semi-indipendenza come già era avvenuto in epoca romana e nella prima fase del dominio bizantino.
Il Regno di Goda
In Sardegna, nel 533, il governatore vandalo Goda, si autoproclamò re della Sardegna, determinando per l’isola una prima forma di statualità indipendente che ricomparse solo più avanti nella parentesi dei Giudicati.
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Bisanzio mette piede in Sardegna
Goda per aumentare la sua indipendenza dal re de Vandali, Gelmiero, chiese aiuto anche ai Bizantini per rinforzare la difesa della Sardegna.
Questi risposero positivamente con un contingente di 16 mila uomini e 600 navi che inviarono direttamente in Africa, mentre un contingente di 400 uomini fu dirottato proprio a Caralis per fornire una prima guarnigione.
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La risposta dei Vandali tuttavia non si fece attendere, e dopo aver sedato una pesante rivolta in Tripolitania, mandarono il fratello dello stesso Gelmiero, Tara, direttamente in Sardegna per punire il traditore Goda: l’esito fu che la Sardegna tornò nuovamente sotto il controllo Vandalo, Goda venne giustiziato e Caralis venne presidiata da un contingente armato.
I Bizantini conquistano l’Africa e la Sardegna
Per i Vandali tuttavia la sconfitta ad opera dei Bizantini era solo rimandata di qualche anno, perché nel 533 persero Cartagine e il controllo della Tripolitania. L’anno dopo anche la Sardegna si arrese al nuovo dominio, quello bizantino.

In Barbagia e nel Gerrei gli ultimi Vandali
Nelle montagne della Barbagia e del Gerrei si rifugiarono gli ultimi Vandali rimasti in Sardegna dopo lo scacco bizantino. Queste genti, un tempo proprietarie di abitazioni, terreni e uffici a Caralis, furono costrette dalla nuova invasione a scappare dal capoluogo e dandosi alla macchia trovarono rifugio nelle montagne della Sardegna orientale.
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Gli attacchi a Fordongianus
La loro presenza tuttavia non rimase relegata a questi luoghi, in quanto si resero protagonisti per lunghi anni di numerose incursioni piratesche su Fordongianus (Forum Traiani), tanto che nel 537 Bisanzio decise di spedire un contingente militare alla guida di Salomone per reprimere quell’ultima presenza vandala in Sardegna.
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